Per smascherare i falsi invalidi che utilizzavano i pass per le auto, gli agenti della Polizia municipale sono anche andati a un matrimonio e si sono fatti dare le foto che ritraevano persone titolari del tagliando camminare su tacchi a spillo o salire ripide scalinate senza alcun problema. Sono alcuni particolari emersi oggi nel processo che vede imputate quattro persone, tra cui un medico dell’Ausl che avrebbe, secondo le accuse, attestato le “disabilità”.
A deporre davanti al pm Antonio Colonna e la giudice Elena Stoppini sono stati chiamati agenti e ispettori della Municipale che avevano condotto le indagini cominciate tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011. L’operazione venne chiamata “Affari di famiglia. Tutto cominciò, quando alcuni agenti notarono una donna con tacchi a spillo scendere da un’auto che aveva il pass per invalidi intestato a lei stessa. La donna è accusata di falso, mentre gli altri imputati di truffa.
L’Azienda sanitaria si è costituita parte civile. Azione intrapresa anche dal Comune che, con l’avvocato, Elena Vezzulli, ha chiesto un risarcimento di 20mila euro.
Un ispettore ha ricordato in aula il lungo lavoro che ha portato la Municipale a cercare di capire come mai certe persone fossero in possesso di quel contrassegno. Indagini che hanno condotto gli agenti a fare perquisizioni e sequestrare documenti anche all’Ausl, nell’ufficio del medico che rilasciava le certificazioni.
Da ulteriori approfondimenti è risultato come altre due persone, legate da vincoli di parentela con la donna, avessero pass invalidi, sempre firmati dello stesso sanitario. Ma in questi tre casi come in altri vagliati dagli inquirenti, si è appurato come mancasse, nei fascicoli della pratica, la certificazione che attestasse lo stato di invalidità.