Morando e Le vicende del Tempo: alla Sala Teatini performance barocca

Era il 1652 e nel Teatro Farnese di Parma per la prima volta il sipario si alzava sul Dramma Fantastico Musicale Le vicende del Tempo di Bernardo Morando. In un’atmosfera diversa, in una Piacenza senza ducato e senza i Farnese, ieri pomeriggio nella Sala dei Teatini, dopo oltre 350 anni la sfida è stata quella di riproporre ad un pubblico nuovo un’opera antica, barocca. Sulla scena, ieri come oggi, la lotta tra il Giorno e la Notte per il dominio del Mondo, con un Morando, poeta e narratore, creatore sul palco della materia teatrale. A raccogliere la sfida impossibile uno straordinario Domenico Sannino (sulla palco Bernardo Morando), attore di infidi lumi, e Nicoletta Cabassi, coreografa e danzatrice di Lubbert Das. Loro gli ideatori di tutto lo spettacolo, riuscito splendidamente grazie anche alla partecipazione di Gabriella Carrozza (il Giorno), Tiziano Ferrari (la Notte), Mario Aroldi (il Sogno), Luca Moncaleano, Andrea Zardi e le ragazze di Incongruo Rapportarsi, Claudia Passero, Martina Vitelli, Priscilla Girometta, Ilaria Mazzitelli. Tecnico delle luci e fonico, Davide Rigodanza. Nella navata centrale le installazioni di William Xerra, in una continua commistione tra diverse tipologie artistiche. Le musiche curate dal chitarrista Andrea Cravedi spaziavano dal repertorio barocco a quello contemporaneo. 

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Il successo di pubblico e di critica immediato.

LA PERFORMANCE ai TEATINI – La performance itinerante ha reso il pubblico parte attiva dello spettacolo, costringendolo al movimento all’interno della ex chiesa di San Vincenzo: dall’atrio della navata centrale, in cui a prevalere era la luce del giorno, fino al presbiterio, dove a dominare invece era la notte. Sul palco per bucare la scena, creando un gioco di rimandi infiniti tra Teatro e Mondo, gli spettatori si sono immersi nei riflessi di un sogno reso concreto dai frammenti di specchio con cui si poteva continuare ad osservare ciò che avveniva alle proprie spalle, dietro le superfici di plexiglass.

Lo scontro tra Luce e Tenebre si conclude con una pace chiarificatrice, con il Tempo che impone il proprio volere ai due contendenti e la lotta si trasforma in danza. Nel finale Sannino-Morando, congeda tutti davanti alla tomba di Bernardo Morando. Gli spettatori, estraniati, avrebbero voluto applaudire, ma il copione è tutt’altro ed esige che vengano accompagnati fuori dagli stessi personaggi quando ancora i pensieri del poeta sono parole che rimbombano nella Sala. Morando-attore rimane lì appoggiato sul sepolcro di Morando-Poeta.

Gli applausi per questa volta restano dentro, sul viso estasiato di tutti.   

Aperitivo letterario al Circolo Ufficiali – Di tutt’altro genere l’incontro al Presidio Militare a Palazzo Morando. A conclusione dei ricchi eventi, promossi per la Giornata FIDAM dall’Associazione Piacenza Musei, un aperitivo ha concluso il ciclo di manifestazioni iniziato nella tarda mattinata. Nella splendida cornice del Palazzo che fu del poeta piacentino è stato esposto il manoscritto originale de La Peste in Piacenza scritto dallo stesso Morando nell’isolamento del Castello di Montechiaro nel 1630.
Dopo i saluti e i ringraziamenti del presidente dell’Associazione Luigi Rizzi e la presentazione del libro di Stefano Pronti, edito per l’occasione da Fabrizio Filios Editore, Il teatro e la peste. Bernardo Morando, poeta della corte farnesiana e cronista, la serata si è chiusa con interventi performativi delle compagnie infidi lumi, Lubbert Das e Incongruo Rapportarsi. In sottofondo il racconto toccante di Morando sulla Peste del 1630, nella sala gli attori con tematiche nuove. “Abbiamo voluto portare in scena, qui a Palazzo Morando, – ha dichiarato Domenico Sannino – la Peste dei giorni d’oggi: la Peste che colpisce, uccide e svilisce la Cultura, per tenere alta l’attenzione su un problema reale”.