Deontologia e Legge, cambia la figura dell’avvocato ma non la sua etica

Il complesso rapporto tra la deontologia e l’uomo di legge. Questo il tema alla base dell’incontro di questa mattina dal titolo “L’avvocato e la deontologia. L’avvocato, il P.M. e il Giudice in aula: i ruoli, le prerogative e i rispettivi obblighi”. Il seminario si è svolto all’Università Cattolica. Al banco dei relatori Graziella Mingardi, presidente dell’Ordine degli avocati, che ha svolto il ruolo di moderatore tra due dei più importanti studiosi di deontologia in Italia: Ettore Randazzo, penalista a Siracusa, e Fabio Giunta, anch’egli penalista, di Firenze. Entrambi sono autori di numerose pubblicazioni dedicate al tema della deontologia e del comportamento che l’uomo di legge deve tenere in aula e nel rapporto con il cliente e la difesa. Testi e studi che da anni rappresentano una vera e propria guida per i giovani avvocati che si approcciano al mestiere.

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L’incontro di oggi ha voluto sondare il corretto codice comportamentale che necessariamente devono seguire l’avvocato stesso, ma anche il Pm e il Giudice durante le udienze.

Viviamo una realtà in cui si presentano scenari sempre nuovi dal punto di vista legislativo, una realtà in continuo cambiamento, un tessuto sociale in progressiva evoluzione. La deontologia deve adeguarsi? Se sì come? Lo abbiamo chiesto proprio alla presidente dell’Ordine e moderatrice dell’incontro Graziella Mingardi.

“E’ vero, anzi direi che stiamo vivendo l’inverosimile. Ma la deontologia deve presiedere la condotta dell’avvocato e si basa su principi che non possiamo permetterci di mutare: dignità, decoro, preparazione, formazione e studio costante devono sempre fondare l’attività dell’avvocato”.

La Mingardi lancia una stoccata anche alle nuove norme in fatto di liberalizzazioni che hanno coinvolto il mondo dell’avvocatura.

“Queste liberalizzazioni mirano ad avere un avvocato più disinvolto, probabilmente a vantaggio di qualcuno, ma permangono principi fondanti intoccabili”.