La sfida di Scaroni: “Il massimo dell’energia al minimo prezzo”

“Avere a disposizione il massimo di energia al minimo prezzo”. Questa la sfida indicata da Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, presente oggi a Piacenza Expo per la convention Geofluid, la mostra internazionale delle tecnologie ed attrezzature per la ricerca, l’estrazione  e il trasporto che è in corso a Piacenza Expo e che durerà fino a domenica. Scaroni era a Piacenza proprio per parlare della situazione del comparto petrolifero italiano e lo ha fatto parlando delle difficoltà che il settore incontra nel Belpaese. “Non riusciremo mai ad ottenere il massimo della produttività – spiega – perché in Italia permangono problematiche e vincoli che rendono difficile l’estrazione e spingono le imprese a rivolgersi all’estero”.

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Scaroni è intervenuto anche sul tema delle energie rinnovabili definendole costose e non sempre disponibili, motivo per cui “la ricerca deve continuare ma per ora non sono la risposta all’energia convenzionale”. “E’ necessario – continua – trovare il modo per immagazzinare risorse come l’eolico e l’energia solare per poterle utilizzare 24 ore su 24 e 7 giorni su 7”.

Altro tema scottante il rapporto tra le tensioni estere e la disponibilità di gas. Ricordiamo infatti come due anni fa l’Ucraina minacci di chiudere i rubinetti del gas. “E’ una minaccia sopravvalutata perché l’Italia può sopravvivere senza uno dei suoi cinque fornitori. L’anno scorso abbiamo dovuto fare a meno della Libia per esempio e non abbiamo avuto difficoltà. L’Italia non avrebbe la possibilità di farcela in caso venissero a mancare due o tre fornitori, eventualità difficile”.

Ultimo tema importante e che non si poteva non affrontare è il caro benzina: “Sicuramente le nostre accise sono più alte e questo è innegabile. Ma al di là delle tasse la benzina costerebbe comunque di più rispetto alla media europea. Le ragioni di questa differenza sono molteplici, tra tutte l’altissimo numero di distributori presenti sul suolo italiano: in Italia abbiamo circa 24mila distributori, in Inghilterra, per esempio, 9mila. Questo porta i gestori ad aumentare i prezzi perché ovviamente vendono meno carburante. Inoltre sussiste un altro problema: negli altri Paesi le stazioni di servizio guadagnano tantissimo sui prodotti non petroliferi: giornali, alimenti, gadget, il semplice caffè, potenzialità non adeguatamente sfruttate in Italia”.