Prostituzione, maxi operazione nel Lazio. Un arresto anche a Piacenza

Anche Piacenza coinvolta nella vasta rete di prostituzione smantellata dalla Polizia di Frosinone. In manette sono finite otto persone accusate di induzione alla schiavitù e sfruttamento della prostituzione.

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L’operazione, denominata ‘Catene spezzate’, è scattata nelle prime ore del mattino su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. E’ stata così smantellata un’organizzazione che si occupava di portare in Italia ragazze africane per poi tenerle segregate e costringerle a prostituirsi.

I capi dell’organizzazione assoggettavano le giovani donne con torture, sevizie e riti voodoo. Una pratica, quella della magia nera, molto in uso tra gli sfruttatori di prostitute africane: attraverso rituali, o finti tali, spaventano le vittime sotto la minaccia di malefici e le inducono all’obbedienza.

Oltre alle fatture, gli sfruttatori utilizzavano altri metodi ben più concreti per tenere sotto controllo le ragazze tra cui torture eseguite con fili elettrici, tagli e percosse.

Oltre a Piacenza, coinvolte nell’operazione anche la stessa Frosinone e Rieti.

A Piacenza nello specifico è stata arrestata una donna appartenente all’organizzazione. Si tratta di una nigeriana, considerata una delle cosiddette ‘maman’, ovvero donne incaricate proprio di tenere sotto controllo le prostitute.

Organizzazioni di questo tipo infatti si basano su una vera e propria struttura gerarchica che vede al vertice i ‘baban’, gli uomini, e subito dopo proprio le ‘maman’: sono spesso queste ultime a minacciare e seviziare le giovani vittime schiavizzate.

In questo caso le ragazze costrette al marciapiede sono profughe provenienti dalla Libia, convinte dai loro aguzzini a raggiungere l’Italia con la speranza di un buon lavoro e un futuro migliore.

Cosa ci facesse a Piacenza la donna è ancora da chiarire visto che sul nostro territorio non erano presenti lucciole schiave dell’organizzazione smantellata.