Don Ciotti: “Mafia al Nord, presenza che arriva da lontano”

E’ puntualissimo Don Ciotti, anzi addirittura in anticipo, come ieri Emma Bonino, tanto da concedersi “abbondantemente” ai cronisti che lo raggiungono al bar in piazza Cavalli. Intanto il salone di Palazzo Gotico era già pieno di spettatori in attesa e i volontari aggiungevano ancora altre sedie. All’ inizio dell’ incontro saranno tutte occupate e sarà anche difficile trovare posti in piedi: è l’ effetto Don Ciotti, il “prete contro”, il prete antimafia, fondatore nel ’73 del Gruppo Abele e nel ‘95 dell’ associazione Libera, il quale ha avuto il compito di chiudere la terza giornata del Festival del Diritto. La prima domanda che gli rivolgono i giornalisti è relativa a un fatto di cronaca, di cui si è avuta notizia oggi, legato in qualche modo alla nostra città e cioè quello della confisca, da parte del tribunale di Palermo, di due aziende edili che avevano partecipato alla costruzione del nuovo ponte sul Po.

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“Si deve dire, con molta umiltà e con molta serietà, che piaccia o no a qualcuno – dice Don Ciotti – che la presenza mafiosa nel Nord Italia è una presenza che arriva da lontano”. Ormai, insomma, le mafie sono radicate sul territorio nazionale: in Liguria, dove due comuni sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose o a Milano con la presenza della ‘ndrangheta in particolare. “Il problema della mafia è un problema trasversale” conclude Ciotti il quale punta il dito anche verso quelle alleanze con i professionisti che si mettono a servizio delle mafie “Che pur di fare gli affari chiudono gli occhietti” e verso una società diventata più tollerante che sottovaluta questi problemi.

Sul tema 2012 del Festival e cioè “solidarietà e conflitti”, Don Ciotti si augura che ci sia sempre meno bisogno di solidarietà perché ciò vorrà dire, come ha spiegato il religioso, che ci sarà più giustizia, più diritti. “Non si può delegare tutto alla solidarietà: ci vogliono più diritti, più servizi, sostegno a giovani e famiglie e più dignità”.

Si parla anche di politica, anzi di mala-politica e dei recenti fatti di gestione allegra del denaro pubblico: “Io provo disgusto, non indignazione ma disgusto che è l’ultima risorsa dell’ intelligenza umana. Mi disgusta quanto avviene in certe realtà sprecando denaro e umiliando ciò che tocca la realtà di molte famiglie che non hanno il necessario per andare avanti. E’ un insulto”.

“Questi sono dei ladri, dei grandi ladri” tuona Don Ciotti riferendosi ai politici disonesti, gli stessi che ostacolano l’ applicazione della legge anticorruzione: “Il fatto che non riesca a passare la legge sulla corruzione è vergognoso. Ci sono resistenze in Parlamento ed è vergognoso che in Italia non si riesca a fare quello che l’ Europa ci chiede dal 1999, cioè inserire nel codice penale una serie di meccanismi che dimostrino la corruzione. Di fronte a questo – ha concluso – proviamo disgusto”.