AGGIORNAMENTO ORE 21.30 – Dopo cinque ore e mezza di seduta e un acceso dibattito è stato approvato anche il secondo punto all’ordine del giorno ovvero la richiesta di referendum per il passaggio di Piacenza in Lombardia. Approvazione che è arrivata con 15 voti favorevoli e quattro contrari (Bergonzi del Pd, Gazzola dell’Idv, Varani e Giampaolo Speroni del gruppo misto).
Un iter, quello referendario, che da molti è stato avvertito come in contrasto con il lavoro per l’accorpamento di Parma e Piacenza e di conseguenza la presentazione del documento con il quale la maggioranza di centrodestra impegnava il presidente a lavorare per tale accorpamento (documento a sua volta approvato) è stata letta come una sorta di cambiamento di rotta, di ribaltone.
“In realtà non si tratta di posizioni in contrasto tra loro – commenta il presidente della Provincia Massimo Trespidi – anzi: io ho sempre sottolineato e continuo a farlo che la proposta della maggioranza era articolata su due punti; il primo per la situazione immediata, quella che ci deve vedere pronti per il primo di ottobre, per la riunione del Cal, e che prevede quindi la nuova provincia di Piacenza e Parma. Il secondo punto sul quale noi abbiamo articolato la nostra posizione è quello di dare la parola ai cittadini, come ci eravamo impegnati a fare. Con questa proposta raccogliamo tutte le sollecitazioni e le sensibilità che ci sono arrivate dalle categorie economiche, dalla categorie sociali, dai sindaci, non trascurando il fatto che per un passaggio epocale di queste dimensioni non sia mai sbagliato dare la parola ai cittadini ed è quello che ci accingiamo a fare”.
Siamo in tempo, quindi. E questo il presidente Trespidi l’ha voluto dire per tranquillizzare i cittadini rispetto a chi sta dicendo che è troppo tardi. “Arriviamo prima di altre province che non hanno ancora deciso cosa fare – ha concluso – E siamo in tempo quindi anche per intraprendere la strada del referendum, che sarà trasversale, senza colori politici”.
E sull’approvazione dell’ordine del giorno bipartisan, proposto dalla maggiornaza di centrodestra, allargato al centrosinistra e firmato dal capogruppo del Pd Marco Bergonzi, il commento di Trespidi non poteva che essere positivo: “Raccolgo l’esito del consiglio provinciale – ha detto – che mi indica di adottare una posizione in sede regionale verso l’accorpamento Parma-Piacenza che credo che sia di estremo realismo considerando che non abbiamo alternative e che considero altre aggregazioni con Reggio Emilia e con Modena negativamente per il nostro territorio. E’ una soluzione imposta dalla realtà visto che la provincia di Piacenza confina con un’unica provincia che è quella di Parma”.
AGGIORNAMENTO ORE 20 – Il secondo punto all’ordine del giorno riguarda la richiesta di referendum e il dibattito è in corso ora. Marco Bergonzi (Pd) ha sfidato la maggioranza: “Mi impegno a dimettermi qualora il referendum dovesse passare – ha detto – perché ritengo che sia un inganno ai piacentini, ritengo che i costi siano altissimi e non potrà portare da nessuna parte. E invito i colleghi della maggioranza a fare lo stesso: che si impegnino a dimettersi qualora la richiesta dovesse essere rigettata”. Una provocazione supportata da un documento scritto e firmato da parte di Bergonzi, annunciato con foga ma in un’aula svuotata di tutti i consiglieri della minoranza (che in effetti avevano già annunciato di non voler votare il punto che riguarda il referendum).
AGGIORNAMENTO ORE 19.30 – Si è appena concluso il dibattito sul primo dei tre punti all’ordine del giorno e in particolare si sta votando sugli emendamenti presentati. Il primo emendamento firmato da Boiardi (Nuovo ulivo), Bergonzi (Pd), Bertolini (Pdl), Pagani (Lega Nord) e Maserati (Udc) è stato approvato (20 voti a favore e Gazzola dell’Idv che non ha partecipato al voto) e parla del mantenimeno dei due capoluoghi in caso di provincia allargata Piacenza-Parma. Approvato anche il secondo emendamento (8 favorevoli, 3 astenuti, 6 contrari e 4 non partecipanti al voto) presentato da Enzo Varani (misto) che impegna il consiglio provinciale di informare tempestivamente i consiglieri degli sviluppi “prima che alla stampa”.
Quindi l’ordine del giorno presentato al consiglio e che di fatto costituisce la proposta che il presidente Trespidi porterà al Cal dell’Emilia Romagna (ipotesi di accorpamento dei territori di Piacenza e Parma) è stata approvata con 20 voti favorevoli, un voto contrario e un non partecipante al voto.
Poco prima, il presidente Trespidi aveva preso la parola per rispondere ad alcune sollecitazioni dei consiglieri. “Tranquillizzo il consiglio provinciale – ha detto – non siamo in ritardo per nessuna scelta da adottare; siamo nei tempi giusti. Abbiamo attivato un percorso istituzionale che ha portato a svolgere una serie di consultazioni, incontri, confronti, attivando anche i canali della società civile piacentina; incontri che ci hanno fatto conoscere gli orientamenti dei nostri concittadini. Il tutto in un quadro di sostanziale incertezza, e questo va ricordato. Per esempio stiamo facendo questo dibattito senza sapere cosa deciderà il 6 novembre la Corte costituzionale sui ricorsi presentati da alcune regioni”.
E ha proseguito sottolineando che la peculiarità della nostra provincia: “Piacenza è quella che ha più da perdere rispetto alle altre province”. “Non ho voluto toccare il tema della provincia della Grande Emilia – ha aggiunto – perché ritengo che non possa essere definita una provincia ma semmai è una regione con più di cento comuni..”
“Oggi, nell’immediato – ha concluso – non abbiamo alternative rispetto a questa direzione. E credo che sia di grande levatura politica il passo che stiamo facendo. Quello che si farà dopo, è un altro discorso. Ma già nell’incontro di domani con la presidente Zappaterra e poi in quello del primo ottobre, porterò la posizione di questo consiglio”.
A ribadire la propria distanza dal percorso intrapreso da maggioranza e opposizione è stato Luigi Gazzola (Idv) che ha usato metafore colorite per definire la situazione: “Oggi è stata firmata la dichiarazione di resa. Dopo mesi di discussioni, abbiamo conosciuto l’opinione dei piacentini ma di fatto ci si sta arrendendo a quello che è stato deciso da tempo, e lo sapevano tanto nel Pdl e quanto nel Pd. Ora, di fatto, siamo qui a dire quanto è bella la corda con cui ci impiccano; io invece dico che non dovremmo farlo, dovremmo proporre una nuova idea di riorganizzazione dei territori”.
AGGIORNAMENTO 18.30 – “Non abbiamo cambiato idea, e questo deve essere chiaro. Abbiamo solo deciso di adottare un piano B per senso di responsabilità”. Piergiorgio Bertolini del Pdl ci tiene a mettere in chiaro le cose ed evitare strumentalizzazioni da parte della minoranza. “Il documento con cui impegnamo il presidente Trespidi a lavorare per l’accorpamento con Parma – prosegue – è stato presentato da noi della maggioranza e allargato alla minoranza”. Un piano B, quindi, se il referendum (che resta il piano A) dovesse essere bocciato dalla Corte costituzionale.
“Lo stiamo dicendo da luglio: l’ipotesi più sensata è quella di Piacenza con Parma in un accorpamento ridotto nel quale il nostro territorio conservi ruoli e posizioni di rilievo. Ed è un’ipotesi sulla quale vedo con piacere che oggi il centrodestra arriva dopo mesi di confusione”. Marco Bergonzi, capogruppo del Pd in consiglio provinciale, non le manda a dire e commenta così l’asse bipartisan emerso poco in aula: un asse firmato dai capigruppo di minoranza e opposizione, definito da alcuni (Thomas Pagani, Lega) come “piano B, ma di fatto una proposta concreta che vede uscire con chiarezza la “proposta piacentina” che domani il presidente Massimo Trespidi dovrà portare al Consiglio per le autonomie locali e in particolare alla presidente Marcella Zappaterra.
AGGIORNAMENTO ORE 17.30 – Che il presidente Trespidi si impegni “ad assumere nelle sedi opportune ogni utile iniziativa nell’ambito del processo di riordino in atto della Regione Emilia Romagna volta a prevedere l’ipotesi di accorpamento degli enti Provincia di Piacenza e Parma, e ciò al fine di perseguire un’organizzazione del nuovo Ente il più possibile vicino al territorio e alla comunità di piacentini in un’ottica di equa distribuzione dei centri funzionali e decisionali”.
Si chiude così il documento appena diffuso in consiglio provinciale con firme bipartisan: Thomas Pagani (Lega Nord), Filippo Bertolini (Pdl), Giulio Maserati (Udc) e Marco Bergonzi (Pd), ovvero i capigruppo; non ha firmato Pierluigi Boiardi (Nuovo Ulivo) e i consiglieri del gruppo misto di minoranza e Luigi Gazzola (Idv). Ma di fatto si tratta di un documento che rappresenta una sorta di ribaltone in Provincia dopo gli annunci referendari, visto che l’ordine del giorno di cui sta in questo momento parlando Marco Bergonzi (Pd) è di fatto più condiviso rispetto alla richiesta di andare alle urne. Un ordine del giorno presentato dalla stessa maggioranza, allargato alla minoranza e firmato (“volentieri”, parola di Bergonzi) dagli esponenti della minoranza, ad eccezione – lo ripetiamo – dell’Idv, con Luigi Gazzola che ha riproposto la riflessione che da più di un anno il suo partito fa a livello nazionale: le province andrebbero abolite tutte.
E’ iniziata da pochi minuti una seduta del consiglio provinciale di Piacenza destinata a entrare nella storia; seduta in cui dovrà essere deciso come si pone la provincia rispetto al decreto sul cosiddetto riordino delle amministrazioni provinciali. Una decisione che il primo ottobre verrà portata dal presidente Massimo Trespidi alla riunione del Consiglio per le autonomie locali della Regione. Ed è stato proprio il presidente Trespidi a prendere la parola per primo aprendo i lavori del consiglio.
“Credo che il consiglio provinciale che ci accingiamo ad affrontare – ha detto – sia un passaggio molto importante: epocale e drammatico. A nessuno sfugge oggi che la provincia è messa di fronte a una scelta indotta da una decisione dell’attuale governo, votata dal parlamento, che prevede un riordino delle amministrazioni provinciali; ed è drammatica perché di fatto si concludono 152 anni di storia della provincia di Piacenza. Tutti voi avete ancora nella vostra mente e memoria le celebrazioni del 18 marzo 2010 proprio in questa sala abbiamo iniziato per ricordare la costituzione il 18 marzo 1860 della provincia di Piacenza. E ho voluto recuperare il documento ufficiale che porta la citazione del re Vittorio Emanuele II che decretava l’ingresso della provincia di Piacenza nello Stato italiano Oggi si conclude una fase storica. O si avvia a conclusione”.
“La decisione che dobbiamo adottare – ha proseguito – nasce da un provvedimento del governo che erroneamente è stato definito di riordino istituzionale; non si tratta di un riordino istituzionale per il semplice motivo che il governo ha deciso di collocarlo nell’ambito di un provvedimento più vasto definito come “spending review”. Quindi le motivazioni non sono da ricercare nel campo delle necessità di riordino generale e complessivo, su cui tutti siamo d’accordo”.
E ancora: “E’ ormai accertato palesemente che questo provvedimento, quello del riordino delle province, non porterà nessun risparmio economico. E questo è evidente dalla lettura del decreto stesso. Forse la riorganizzazione che questo provvedimento induce potrebbe risultare più onerosa degli attuali livelli di spesa”.
“La franchezza con cui dobbiamo adottare questo tema – ha proseguito Trespidi – ci deve portare a pensare che non ci sarà un abbattimento dei costi, come prefigurato dal Governo”
“Voglio sottoporre a questo consiglio – ha continuato il presidente – le conseguenze di questo processo appena iniziato. Sono illusi coloro che pensano che questo processo sia destinato semplicemente ad abolire l’amministrazione provinciale, l’ente provincia. Questo è il primo atto di un processo che ha come conseguenza inevitabile la progressiva spoliazione del nostro territorio in termini di centri decisionali e di organizzazione periferica dello Stato.
Oggi siamo attesi a una prova di grande maturità politica: l’opinione pubblica piacentina ci guarda, ci ha guardato e continua a guardarci.
Oggi, qui, noi dobbiamo assumere decisioni all’altezza della responsabilità che questo momento storico ci assegna. Abbiamo di fatto il compito di scrivere un nuovo inizio. Perché di fatto oggi credo che tutti ne siano consapevoli, si apre di fatto una “fase costituente” della nostra provincia; questo consiglio assume il ruolo di un consiglio costituente in vista di una nuova fase storica”.
Il Cal è convocato il 1° ottobre alle 9.30. Non ci sono state riunioni prima di quella data. La convocazione è arrivata il 10 settembre. Vi è stata una riunione dell’ufficio di presidenza del Cal (la provincia di Piacenza è rappresentata dal sindaco di Vernasca, Molinari). In quella riunione non si parla di riordino ma – verbale alla mano – una discussione sulle attribuzioni delle nuove province. Domani è prevista una riunione con Marcella Zappaterra, presidente del Cal e presidente della Provincia di Ferrara, per rappresentarle la decisione di questo consiglio.
E per quanto riguarda l’uscita del presidente Zappaterra chiudere la questione definendola un cattivo scivolone istituzionale: quando un presidente dichiara su un giornale che tutto è già deciso e che da Piacenza non è arrivata nessuna proposta. L’unica data alla quale arrivare preparati è quella del primo di ottobre.
Il 23 di agosto ho incontrato il presidente della provincia di Lodi e il 3 settembre il presidente della provincia di Cremona. I rapporti sono buoni e sono dimostrati da diversi atti (vigilanza sul Po eccetera). Il 27 agosto ho incontrato Formigoni, presidente della regione Lombardia, e ho riscontrato una disponibilità ampia ad accogliere la provincia di Piacenza qualora la provincia di Piacenza lo voglia.
Ho incontrato il presidente dell’Upi Lombardia, perché la regione Lombardia prevede all’interno del riordino prevede un paio di deroghe; una prevista per la provincia di Sondrio e per la provincia di Varese. Il 7 settembre ho incontrato il presidente dell’Upi del Veneto.
Ho avviato anche il confronto con la categorie economiche perché ritengo che tutta la società piacentina vada coinvolta.
Arrivo a una conclusione, carica di incertezza. Io credo che oggi, in questo particolare momento, in cui la prima scadenza che dobbiamo affrontare è quella del primo ottobre, in cui noi dobbiamo presentare una prima ipotesi. Nell’ottica di salvaguardare l’identità storica, polita e amministrativa del territorio piacentino, la proposta in merito al primo punto più sostenibile nell’ambito dell’attuale collocazione all’interno dell’attuale collocazione della nostra provincia in regione, è l’accorpamento con Parma. Ciò nel caso in cui la Corte costituzionale dica no al referendum.
La Provincia di Piacenza chiamata a rapporto per la questione del riordino delle Provincie. Tutto è pronto per il consiglio che aprirà i battenti alle 16 a Palazzo Garibaldi. Tema centrale sarà il referendum, da sempre ipotesi propugnata dalla maggioranza e dal presidente Massimo Trespidi. Allo stesso tempo però idea respinta dagli esponenti dell’Udc e del centrosinistra. I primi considerano preferibile restare in Emilia Romagna e proseguire le trattative con la Regione, i secondi rigettano totalmente l’ipotesi referendaria e oggi porteranno in assemblea una documentazione che attesterebbe l’inutilità del voto.
A tal proposito è Marco Bergonzi, capogruppo in Provincia per il Pd, ad illustrare le idee dell’opposizione: “Per prima cosa il referendum non vincola in alcun modo il Parlamento, motivo per cui non è detto che venga presa in considerazione la consultazione popolare e concretizzato il risultato del voto. Secondariamente il riordino avverrà entro due mesi, mentre il referendum non potrà vedere raggiunto il proprio obiettivo prima di due anni”.
“Ci si bagna la bocca sostenendo di voler lasciare la parola ai piacentini, ma la verità è che i piacentini non potranno avere voce in capitolo. Noi su questo sfideremo il centrodestra portando una documentazione che inviteremo a sottoscrivere”.