Il 31 dicembre si esauriranno le risorse economiche per gestire l’emergenza profughi. A distanza di oltre un anno dalla primavera araba che ha portato anche a Piacenza numerosi rifugiati dal Nordafrica, si è tenuto in Provincia un incontro tra Comune e Provincia (erano presenti gli assessori Giovanna Palladini e Pierpaolo Gallini) e i gestori delle strutture che hanno accolto gli stranieri, la cosiddetta cabina di regia. Obiettivo affrontare le problematiche legate alla fine del finanziamento.
Una cosa sembra certa. “I Comuni non sono in grado di farsi carico del sostegno, né economicamente, né a livello organizzativo” ha detto a chiare lettere l’assessore Palladini. Sono 118 in tutto, di cui 5 bambini, i profughi sul territorio piacentino: 73 hanno trovato alloggio al Ferrhotel, 20 all’Ostello Le Tre Corone (Calendasco), 7 nella comunità delle suore Scalabriniane di Casaliggio (Gragnano), 4 alla Locanda Maserio (Calendasco) e altrettante alla Piccola Casa della Carità (Fiorenzuola), all’istituto Buon Pastore (Piacenza) e alla Caritas (Piacenza), 2 alla Casa Madre (Piacenza).
Come uscire da questa situazione, una volta che a fine anno finirà l’emergenza e con essa le risorse? All’interrogativo ha provato a rispondere anche l’assessore regionale Teresa Marzocchi, presente all’incontro. “Occorre attivare una serie di percorsi, tra questi quelli di inserirli nel mondo del lavoro, cosa possibile dopo il rinnovo del permesso di soggiorno che li toglie dallo status di rifugiati politici, oppure percorsi di rimpatrio assistito: cioè farli tornare nelle loro patrie una volta ottenute garanzie per un inserimento. Di fronte alle difficoltà e alle preoccupazioni dei gestori delle strutture ospitanti, che fino ad ora hanno fatto l’impossibile, è bene che tutti facciano squadra. Sono molto preoccupata – ha continuato l’assessore Marzocchi – non lo posso negare, ma è necessario che Comuni, Regione e Governo facciano la loro parte. Abbiamo chiesto che venga loro dato il permesso di soggiorno così sono liberi di muoversi sul territorio nazionale ed europeo per cercare lavoro così come hanno fatto i cittadini tunisini. Bisogna favorire percorsi di inclusione vero l’autonomia. Il Governo non ha più le risorse per far fronte alla situazione. E non dimentichiamoci che l’aiuto è sempre stato temporaneo così come per tutti i rifugiati, anche non in stato di emergenza
Dalla questura, per voce del dirigente dell’Ufficio Immigrazione della questura Michele Rana, sono arrivate rassicurazioni sul fronte della possibilità di lavorare per gli stranieri: “E’ un falso mito che i profughi non possano lavorare. Dal rinnovo del permesso di soggiorno dopo i primi sei mesi da rifugiati, possono essere occupati”.