“Ci chiamavano generazione mille euro, ora non abbiamo nemmeno quelli”

I giovani sono soddisfatti del proprio lavoro? Inizialmente era questa la domanda che volevamo rivolgere ai piacentini più giovani per le strade della città, ma quando si affronta questo tema sembra ormai inevitabile che il discorso si sposti non tanto sulla tipologia dell’impiego, quanto sulle condizioni contrattuali a cui si è sottoposti. In pochissimi affermano di non amare il proprio lavoro, numerosi sono invece quelli che si ritengono preoccupati per la mancanza di certezze o per lo stipendio inadeguato a costruirsi una vita. Un ragazzo semplifica con grande efficacia: “Una volta ci chiamavano ‘generazione mille euro’, beh mi sa che questa definizione oggi debba essere rivista al ribasso!”. Qualcuno sottolinea come sia indispensabile “ammazzarsi di lavoro fino a non uscire più di casa” se si vuole mettere qualcosa nel portafoglio. Altri parlano di “sacrificio costante” con riferimento agli ormai consolidati 5 euro all’ora.

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A questo punto prende sempre più piede tra i giovani l’idea di andarsene dall’Italia e cercare fortuna all’estero: “Devono darmi dieci buoni motivi per non farlo” chiosa un ragazzo.

Effettivamente non si tratta di mero pessimismo. I più recenti dati Istat parlano di una crescente disoccupazione tra i giovani. Il tasso dei 15-24enni senza lavoro sale a luglio al 35,3% dal 33,9% di giungo e 7,4 punti rispetto a luglio del 2011. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 618mila e rappresentano il 10,2% della popolazione in questa fascia di età.

Stesso scenario per quanto riguarda i precari. I contratti a termine sono, infatti, quasi 2,5 milioni: si tratta del livello più alto dal secondo trimestre del 1993 sia in valore assoluto, sia per l’incidenza sul totale degli occupati che ha toccato il picco del 10,7%. Sommando i collaboratori al numero dei contratti a termine si arriva, poi, alla cifra record, di 3 milioni di precari.