Biffi Arte inaugura una mostra dedicata a sogni e confini

Dal 22 settembre al 4 novembre la Galleria Biffi di Piacenza inaugura la stagione delle mostre, aprendo le porte all’inconscio e all’ansia di superare i confini del quotidiano, attraverso le opere di quattro grandi autori. L’inaugurazione avrà luogo sabato 22 settembre ore 18 presso la Galleria Biffi Arte – p.zza San’Antonino – Via Chiapponi 39 , Piacenza.

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La mostra è aperta al pubblico da martedì a sabato 10,30 – 12,30 / 16,00 – 19,30   domenica 16,00 – 19,30

 

“SOGNO E CONFINE”

Alfredo Casali, Leonardo Cemak, Jean Michel Folon e Mario Giacomelli

a cura di Chiara Gatti


Quattro autori – fra cui un maestro del Novecento, due pittori e un mostro sacro della fotografia italiana – dialogano sul tema del sogno, dell’inconscio e delle visioni misteriose che appartengono da sempre all’uomo e alla sua ansia di spaziare oltre i confini del quotidiano.

Questa collezione risveglia nell’immaginario collettivo, storie, ambienti e iconografie, figlie della grande letteratura romantica e delle fiabe dell’infanzia, dove la dialettica fra sogno e confine tocca l’antico tema della frontiera, intesa come approdo ultimo di un viaggio ma, allo stesso tempo, punto di partenza per un altro.

Un viaggio nel paesaggio, fisico e mentale, che, dal mito della wilderness, la natura selvaggia, terra vergine dalle atmosfere gotiche e sognanti, resa celebre dai tormenti simbolisti di Redon, Böcklin o di Max Klinger, riaffiora proprio nel surrealismo lirico di Jean-Michel Folon, il signore belga dei sogni liberati che, non a caso, era capace di dipingere l’orizzonte in una tazza di caffè o di trasformare la linea del tramonto nel nastro di un aquilone. Eredi con lui di questo soggetto dal fascino eterno, ecco allora altri tre autori alle prese con epopee classiche, come quella del bosco, del sentiero, del viaggio e dell’inverno, declinate nei loro linguaggi d’elezione. La pittura a tratti disegnata, inquieta e magica di Cemak. Una pittura diversa, lirica dai contorni astratti nelle sue geometrie instabili, di Casali. E la fotografia, bianco e nero totale, abbagliante nelle luci, catramosa nelle ombre, di Giacomelli che nutrì infatti i suoi sogni con gli umori della terra, del grano srotolato sui pendii «come il mantello del contadino – scriveva – ma allo stesso tempo le sue rughe, il suo volto».

 

Biografie

Alfredo Casali

Alfredo Casali nasce a Piacenza nel 1955. Dopo varie esperienze artistiche tra pittura, poesia visiva e studi filosofici (nel 1983 si laurea a Bologna con Luciano Anceschi), Casali approda a un originale linguaggio fondato su alcuni elementi archetipici ricorrenti all’interno di veri e propri cicli. Sono le case, i tavoli, gli alberi, le nuvole, le lavagne a costituire da ora i riferimenti permanenti di una poetica rarefatta ed essenziale. Tra i primi ad accorgersi e a valorizzare la sua arte è Giovanni Fumagalli, che lo vuole tra gli artisti della sua galleria (la storica Galleria delle Ore di Milano) e che, dal 1986 al 1996, fungerà da guida e da maestro. Nel 1993 è invitato alla XXXII Biennale d’Arte Città di Milano e alla III Biennale di Cremona, dove torna nel 1999 per la VI edizione. Numerose le mostre, anche personali, in Italia e all’estero, fra cui la recente personale al Centro Culturale San Fedele di Milano e la partecipazione alla mostra dedicata a Imre Reiner e all’astrazione internazionale in programma al Museo d’arte di Mendrisio.

 

Leonardo Cemak

Leonardo Cemak è nato a Senigallia da padre marchigiano e madre polacca di origine ucraina. Ha studiato all’Istituto di Arte di Ancona e all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Pittore, disegnatore, illustratore, vignettista, ha collaborato con molti giornali e riviste tra cui L’Unità, Rinascita, Esquire, Panorama, Epoca, Linus, Comix, L’Europeo. È stato per dieci anni collaboratore del Satyricon di Repubblica. Mostre personali recenti: Oceano Adriatico, Reggio Emilia 1997, Dipinti e disegni, Milano 1998, Dieci Opere, Homino Sapiens, Morale della favola, Urbino 1999-2000-2001, Sguardi, Milano 2001, Cemak, istruzioni per l’uso, Ancona 2004, Attraverso lo specchio, Milano 2004,  Due misure, Reggio Emilia 2005, Sequenze, Macerata 2006, Presagi, Milano 2007, Dottor Cemak e Mister Hide, Camerino 2007, Opere decenti, Tolentino 2008, Le stanze nel bosco, Jesi 2009, Non portarmi nel quadro di sera, Arcevia 2011. Nel 20011 ha partecipato alla Biennale di Venezia nell’ambito del 150° Anniversario dell’Unità dell’Italia.

 

Jean Michel Folon

Nato a Bruxelles nel 1934 segue gli studi di architettura presso l’École Saint-Luc che abbandona nel 1955 per dedicarsi al disegno. Si trasferisce a a Parigi dove inizia con successo il suo lavoro di illustratore.Nel 1975 viene utilizzata dal canale televiso francese Antenne 2 una sua striscia animata in apertura e chiusura delle trasmissioni, da questo momento il suo omino blu sarà conosciuto e amato dal grande pubblico. Esposizione personali dedicate alle sue opere, acquarelli, incisioni e sculture vengono allestite nei più importanti musei del mondo. Il 27 ottobre 2000 viene inaugurata una fondazione a suo nome con sede al parco de La Hulpe nei dintorni di Bruxelles dove si trovano più di trecento sue opere. Nel 2003 viene insignito dell’Ordine della Legione d’Onore dal Presidente della Repubblica francese Jacques Chirac, e riceve inoltre la nomina ad Ambasciatore dell’Unicef. Il 20 ottobre 2005 l’artista si spegne dopo aver realizzato il suo ultimo sogno, il restauro di una barca d’epoca che aveva chiamato Over the Rainbow.

 

Mario Giacomelli

Mario Giacomelli nato nel 1925 a Senigallia dove è scomparso nel 2000, lavorò tutta la vita nella Tipografia Marchigiana e si dedicò alla fotografia (in gioventù anche alla pittura e alla poesia) soltanto nel tempo libero, fotografando i dintorni di Senigallia. Le sue immagini rappresentano un vero e proprio capitolo nella storia della fotografia. Nel corso degli anni Cinquanta, ma soprattutto dopo che il MoMA di New York acquistò la serie Scanno, nel 1963, Giacomelli acquisì grande fama in Italia e all’estero. Nelle sue foto, quasi sempre in bianco e nero, di cui curò personalmente la stampa fino a portare a galla i segni che più lo interessavano, la realtà era trasfigurata in idee e sensazioni, superando il dibattito allora in corso nella fotografia italiana, fra formalisti e neorealisti. Il segno che ottenne nelle sue stampe è memorabile; i neri carichi e il forte contrasto chiaroscurale hanno contribuito a evidenziare il segno grafico di un paesaggio traghettato in una visione astratta delle sue forme e i suoi confini. Giacomelli ha altresì affrontato temi esistenziali, legati all’iconografia dell’amore e della sofferenza, soprattutto nei lavori a sfondo sociale.