“Dichiarazioni sorprendenti, se ancora è possibile sorprendersi. Il presidente Trespidi dev’essere stato mal consigliato”. Torna a far sentire la sua voce Legambiente e lo ha fatto per bocca del suo presidente locale, Laura Chiappa. A questo proposito è stata convocata una conferenza stampa in risposta alle dichiarazioni del numero uno di via Garibaldi, che ieri aveva annunciato: “O la Regione Emilia-Romagna deciderà di ridiscutere in tempi utili la politica di gestione dell’acqua – che attualmente penalizza la nostra provincia e i nostri produttori – o l’unica via possibile si conferma essere la realizzazione di un grande invaso”.
“L’acqua è un bene comune che deve essere distribuito in maniera equa. Il Dmv non è né una presa in giro né una fantasia ambientalista – spiega la Chiappa – il dmv è una legge derivante da norme regionali e nazionali e si basa su calcoli effettuati dall’autorità di bacino rientranti nel piano di tutela delle acque. E poi il deflusso minimo vitale dei fiumi piacentini quest’estate non è mai stato rispettato dal Consorzio di Bonifica, come si può incolpare questo strumento dei mali del settore agricolo?”.
E Trespidi sembra aver unito nello stupore anche il Comitato No Tube, i cui rappresentanti sono letteralmente saltati sulla sedia quando hanno letto la precisazione al progetto da parte di Luigi Sidoli, direttore di Confagricoltura che ha spiegato come l’applicazione del deflusso minimo vitale abbia messo definitivamente al tappeto il comparto agricolo. Secondo Sidoli è necessario rivedere, con effetto immediato, questo rilascio.
Sul grande invaso Legambiente ricorda poi come Trespidi in passato si fosse dichiarato contrario ala costruzione di una diga, spiegando che già ce n’erano in numero sufficiente: “Il costo di una diga – spiega la Chiappa – va dal milione e mezzo di euro ai tre milioni e ha tempi di costruzione lunghissimi. Ma l’agricoltura soffre ora, cosa si farà nell’attesa che la diga venga costruita?”.
“Piacenza ha già una diga ed è quella del Brugneto – conclude la Chiappa – la soluzione è tornare a negoziare il rilascio di acqua a Piacenza”.
IL COMUNICATO DI LEGAMBIENTE – NO TUBE
Riusciamo sempre ad essere sorpresi dalle nuove puntate della saga del Minimo deflusso vitale, dei fiumi piacentini e della diga che risolverà ogni problema di siccità, perché ogni anno – e quest’anno soprattutto – si aggiungono continuamente dichiarazioni, articoli e pagine pubblicitarie sempre più incredibili.
Sorpresa, sconcerto e preoccupazione sono le parole che dobbiamo usare di fronte alle dichiarazioni del presidente Trespidi sul DMV e la diga, dell’assessore Pozzi e di Confagricoltura
Siamo notevolmente sorpresi delle dichiarazioni del presidente Trespidi su Libertà di ieri quando dice “ O la Regione Emilia-Romagna deciderà di ridiscutere in tempi utili la politica di gestione dell’acqua – che attualmente penalizza la nostra provincia e i nostri produttori – o l’unica via possibile si conferma essere la realizzazione di un grande invaso” o quando afferma “Il DMV? Una presa in giro”. «Il pomodoro rappresenta una parte dell’identità del territorio e necessita di una politica irrigua ben diversa da quella attualmente consentita dalla Regione Emilia Romagna – commenta il presidente Trespidi -. Se dalle parole si vuole passare ai fatti è necessario oggi non costringere gli agricoltori a nuove spese nel settore dell’irrigazione dettate da una politica regionale miope. La commedia di quest’estate sul Dmv non può essere ripetuta: l’attuale sistema di misurazione rappresenta una presa in giro nei confronti del territorio
Queste affermazioni crediamo possano essere solo il frutto di una scorretta informazione. Forse il Presidente è stato mal consigliato perche ci sembra veramente impossibile che un Presidente di Provincia ed assessore all’Ambiente possa non essere al corrente di alcune informazioni base essenziali sia sul tema del DMV che sulla Diga.
Sul dmv Il Presidente non può non sapere che:
– l’acqua è un bene pubblico e comune che va gestito correttamente al fine di salvaguardarne tutti gli usi e che per la legge Galli può essere dato in concessione solo se si rispettano gli usi pubblici e cioè collettivi e non un bene privato da utilizzare solo a favore di alcune categorie che, se pur importanti, come l’agricoltura, hanno comunque limiti al suo uso determinati dalla legge
– il DMV non è una presa in giro ma è un obbligo di legge derivante da norme comunitarie, dello Stato Italiano e della Regione, e non dalla fantasia di alcuni irriducibili ambientalisti e che serve a mantenere nei corsi di acqua quel minimo di deflusso che permetta a tutto l’ecosistema fluviale di sopravvivere
– il calcolo della sua formula non è frutto di una commedia ma è stato determinato in modo scientifico dall’Autorità di Bacino del Po
– quest’anno il minimo deflusso vitale non è mai stato rispettato nè in Trebbia nè in Nure dal Consorzio di Bonifica e quindi non può certo essere considerato la causa dei danni che la siccità ha dato all’agricoltura, danni reali che mai abbiamo negato, ma la cui causa è ben altra rispetto ad un rilascio minimo mai effettuato. Il Consorzio questa estate ha rilasciato in Trebbia una media di 700\850 litri al secondo invece di 1524: di quale ricalcolo sta parlando il Presidente? Sta forse, perché ancora mal consigliato, pensando di aderire alla tesi delle associazioni agricole come Confagricoltura o il Consorzio stesso che sostengono che il DMV è rispettato anche se il fiume non ha acqua in superficie, essendo sufficiente l’acqua del subalveo, quella cioè che si trova sotto la ghiaia? Restiamo sorpresi che il presidente di una Provincia, o un suo assessore, autorità che dovrebbero essere super partes arrivino a sostenere che un fiume resta tale anche se non ha acqua per mesi e che un parco come quello del Trebbia resti fluviale anche se l’acqua è un optional.
Sulla diga, il Moloch sul quale sacrificare ogni soluzione di buon senso rispetto agli usi dell’acqua ed al risparmio idrico, il presidente Trespidi non può non sapere che:
– nel giugno del 2009, nella sua campagna elettorale, alle associazioni ambientaliste che lo avevano interrogato sul tema, egli stesso aveva dichiarato: “Non ho intenzione di costruire alcun tipo di diga, non è nel mio programma. Escluderei l’ipotesi, ce ne sono già due, mi sembra che bastino”. Quindi?
– la costruzione di una diga ha costi esorbitanti e tempi di costruzione lunghissimi. Lo studio del tavolo del Trebbia nel 2007 aveva già indicato chiaramente che i costi di un invaso sono molto più alti di qualunque altra soluzione. L’acqua fornita da una diga costa da 1 a 3.5 milioni di euro per milione di metri cubi, mentre quella prelevata da laghi di cava costa 0,3 milioni di euro per milione di metri cubi. Inoltre i tempi di costruzione di una diga arrivano a oltre 10 anni mentre i laghi consortili ed i laghi di cava hanno tempi di realizzo molto più brevi, un paio di anni. Chi vorrebbe mai percorrere soluzioni che hanno un costo superiore da 3 a 10 volte a quello delle soluzioni alternative e che si realizzano in tempi cinque volte più lunghi? Forse chi si aspetta di eseguire le opere e di lucrare su questa realizzazione, ma non certo chi ne deve fruire, né tantomeno chi le deve pagare…Infatti chi si accollerebbe i costi di una diga? Lo Stato? La Regione? Comunque sempre noi cittadinii
– ci sono seri rischi idrogeologici lungo l’asta dl Trebbia per cui trovare un sito, anche su affluenti minori risulta estremamente difficile
– una diga in Trebbia c’è già (ce ne sono addirittura tre..): quella del Brugnato. La rinegoziazione dei rilasci di acqua estivi con Iren che la gestisce attraverso Mediterranea Acque, per riuscire ad avere non i 2,5 milioni di metri cubi ma 5\10 milioni risolverebbe parte dei problemi di approvvigionamento del Trebbia. Cosa sta facendo su questo la provincia? Cos’ha fatto nei tre anni che ha avuto a disposizione?
-proprio la Provincia, come ente territoriale, ha voluto nel 2005, al fine di risolvere i problemi di approvvigionamento idrico del Trebbia istituire il Tavolo del Trebbia. Se fin dal 2007 si fossero applicate tutte le misure studiate dal tavolo: laghi di cava, laghi interaziendali, perdite dei canali, sistema di distribuzione dell’acqua, Brugneto, proprio per evitare di arrivare alla crisi idrica, fatto già previsto allora, non ci si troverebbe oggi a dover indicare il DMV come capro espiatorio ai problemi irrisolti dei bisogni idrici dell’agricoltura piacentina .Siamo preoccupati perché si sono persi anni preziosi per incapacità politica di varie amministrazioni e irrazionali opposizioni da parte delle associazioni agricole, ed ora che l’emergenza c’è si sta ancora ricorrendo a palliativi come la diga o l’azzeramento del DMV invece di cercare soluzioni reali già studiate e pronte.
Cogliamo con favore invece la presa di posizione della Regione, che fortunatamente è l’Ente che ha la titolarità della decisione sulla diga. L’Assessore Rabboni nei giorni scorsi ha infatti indicato come piste da percorrere per rispondere alla crisi idrica quelle soluzioni razionali che già lo Studio del Tavolo del Trebbia aveva indicato, e cioè gli invasi aziendali e interaziendali, i laghi di cava, la modernizzazione della rete irrigua, la diffusione di sistemi informatizzati per gestire l’irrigazione con un minor spreco di risorse. Crediamo che questa posizione pragmatica e razionale sia un ottimo punto di partenza per affrontare in modo condiviso il problema. Fin da ora ci dichiariamo disponibili a collaborare alla costruzione di questo percorso.