Avevano chiesto la proroga, rigettato il ricorso di due presidi

E’ stato rigettato il ricorso presentato da due presidi piacentini che avrebbero voluto usufruire della seconda proroga. La decisione è stata presa dal giudice del Lavoro diPiacenza, Giovanni Picciau. “Parleremo con i nostri assistiti – ha affermato l’avvocato Gianmarco Lupi, che ha presentato il ricorso con la collega Alessandra Salvadè – e poi decideremo se continuare la nostra battaglia”. La vicenda dei due dirigenti che non si rassegnano ad andare in pensione potrebbe non finire qui.

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I due presidi piacentini, unici in regione e in Italia, al vertici di istituti superiori avevano presentato un ricorso contro un decreto che non chiarisce se essi avessero diritto a una o due proroghe.

La decisione del giudice, se fosse stata positiva, avrebbe potuto scatenare una nuova pioggia di ricorsi tra i presidi che, dopo aver vinto il concorso, si sono visti assegnare una sede. Infatti, se i due presidi avessero vinto avrebbero avuto il diritto a restare nelle sedi che avevano scelto per primi. La vicenda era cominciata quando il ministero dell’Istruzione decise che i presidi oltre 65 anni di età potevano rientrare in ruolo, ma solo con una proroga. Un nuovo decreto legge de 2010aveva lasciato spazio all’ambiguità, non chiarendo se le proroghe fossero una o due.

I due dirigenti avevano presentato la domanda per ottenere la proroga. Ma il ministero li aveva esclusi: avete già utilizzato la proroga di un anno. E qui entra in gioco la fumosità delle nostre leggi. In Lombardia si è preferito optare per la doppia proroga e così molti hanno chiesto di essere assegnati alle scuole per la seconda volta. L’Emilia Romagna, invece, si è attenuta alle direttive del ministero e ha bocciato la seconda richiesta.

Importante è anche il lato economico. Per il dirigente, si tratta di circa 300 euro in più al mese in busta paga. Inoltre, i presidi avrebbero una trattamento di fine rapporto (buonuscita) più ricco che inciderebbe anche sulla pensione, che, per chi è arrivato a quell’età, si calcola ancora con il sistema retributivo e non contributivo.