“Ottone è il nome. / Dopo Gorreto, a nord / della Liguria, il primo / grosso borgo emiliano”. È questo il “biglietto da visita” che Giorgio Caproni compilò di Ottone, piccolo e impervio borgo dell’alta Valtrebbia al quale il poeta dedicò una canzone libera di tre strofe, disegnandone le coordinate geografiche e l’appartenenza. Non è dunque un caso che proprio lì, in quel “primo grosso borgo emiliano” collocato proprio sul confine con la provincia genovese, possa andare in scena un omaggio a Caproni e alle tradizioni musicali delle Quattro Province di cui Ottone porta traccia e segno nella storia e nei repertori: a proporlo sono gli Enerbia, formazione ormai “storica” che da anni si impegna nella valorizzazione della musica popolare e dei repertori tradizionali dell’Appennino nord-occidentale. L’appuntamento è dunque martedì 14 agosto alle 21.30 proprio a Ottone e rientra nell’ambito dell’Appennino Festival, manifestazione che in questi mesi d’estate ha portato in alcuni degli angoli più belli e suggestivi delle montagne piacentine una ricca e ben congeniata scelta di artisti importanti e acclamati non solo nel panorama delle musiche popolari: da Christoph Hartmann ad Ambrogio Sparagna, la kermesse ha accompagnato i piacentini in questi mesi con un’offerta musicale accattivante e promette di farlo ancora con l’appuntamento del 14 agosto.
Nella fitta trama di sentieri e di strade che attraversano le valli e che mettono in comunicazione la pianura con il mare non si sono solo scambiate merci come l’olio e il sale, ma è fiorita nel corso dei secoli una ricca tradizione musicale, per molto tempo tramandata solo oralmente da musicista a musicista: a questo repertorio attingono gli Enerbia, proponendo musiche, danze e canti che segnano i momenti più importanti della vita delle genti dell’Appennino ed eseguendo gighe e piane, alessandrine e perigordini, bisagne e tutti quei balli che un tempo venivano tramandati dai suonatori delle Quattro Province. Ma non è finita qui perché, all’omaggio verso il folk italiano, l’ensemble guidato da Maddalena Scagnelli (e nel quale nel corso degli anni sono passati talentuosi musicisti da Franco Guglielmetti, Gabriele Dametti, Massimo Braghieri, Davide Cignatta, Claudio Schiavi e Massimo Visalli solo per citarne alcuni) unisce stavolta un particolare ricordo di Giorgio Caproni: del resto non deve meravigliare dato che la storia degli Enerbia si è intersecata in questi anni in più di un’occasione con le liriche del poeta, come dimostrano il titolo del primo cd del gruppo “Così lontano l’azzurro…” (ripreso anche dal regista Giuseppe Bertolucci per il documentario televisivo “Un Paese chiamato Po” con Edmondo Berselli trasmesso su Raidue) che riprende proprio un frammento caproniano e i numerosi concerti-letture dedicati ai repertori lirici di Caproni organizzati in questi anni come i recital caproniani portati a diversi festival internazionali di poesia fra cui quelli di Parma e Genova.
Rappresenta dunque un appuntamento da non perdere quello del 14 agosto per apprezzare ancora una volta il talento di un gruppo che in questi anni si è imposto per il talento e l’originalità della sua proposta musicale, apprezzata anche dal regista Ermanno Olmi che ha inserito alcuni brani degli Enerbia nel suo film “I cento chiodi” oltre che dal giornalista di “Repubblica” Paolo Rumiz che ha “ritratto” il gruppo nel suo libro di viaggio e storie “La leggenda dei monti naviganti” (Feltrinelli Editore) e dal regista Marco Bellocchio che ha inserito il brano “Partirò farò partenza” nel film “Sorelle Mai” presentato al Festival del Cinema di Roma. Nel 2009 è uscito il secondo cd dell’ensemble, “La Rosa e la Viola”, che documenta il rapporto di collaborazione con il mondo dell’arte e del cinema che ha unito gli Enerbia allo scultore William Xerra e al video maker Roberto Dassoni, il quale ha realizzato un video presentato alla Bit di Milano e dedicato alla Bassa Piacentina con Giovanna Zucconi come voce narrante e protagonista e le musiche degli Enerbia; più recenti sono state le presenze del gruppo al Festival Cinematografico di Freistadt in Austria, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, oltre che i numerosissimi concerti sparsi in tutta la Penisola in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Ed ecco allora che alla musica tradizionale e alla sua armonia semplice eppure potente, alle sue influenze colte che traggono spunto dal melodramma seicentesco per risalire su attraverso i secoli fino all’Ottocento si unisce una poesia fatta di storie di confini e civiltà contadine, temi eterni dell’umanità e “luoghi non giurisdizionali” che uniscono la grande Pianura al golfo del Mar Ligure cantati da Caproni: uno è appunto Ottone, terra di mezzo, isola dalla vocazione genovese in terra piacentina come ben evidenziato dal poeta.