Marco Gatti: “Era impossibile per un solo imprenditore salvare il Piacenza”

Il presidente della Libertas Spes Lupa Piacenza Marco Gatti, vuole rispondere ad alcuni tifosi che nutrono dubbi sul progetto della società. E lo fa con una nota ufficiale con la quale sceglie di svelare tutti i retroscena di questa avventura cominciata ufficialmente lunedì scorso. Molti si sono chiesti perché comparire una volta sancita la sparizione del Piacenza calcio e non prima. “Le ingenti posizioni debitorie e il costo per affrontare un campionato di LegaPro erano proibitivi per un singolo investitore del territorio”, spiega Gatti. L’altra questione aperta è: perché non iscriversi subito al campionato di serie D e saltare la categoria Eccellenza? “Un’improvvisa uscita di cassa di 300mila euro per l’iscrizione di una nuova società in serie D non risulta sostenibile”, conclude Gatti.

Radio Sound

 

DI SEGUITO IL COMUNICATO UFFICIALE

Con il presente comunicato vorrei condividere qualche considerazione personale in merito ad alcune tematiche oggetto di dibattito fra la tifoseria biancorossa.

Il fallimento del Piacenza Football Club S.p.A.

Avevo analizzato con il supporto dei miei consulenti le condizioni economiche e legali per il salvataggio. Le ingenti posizioni debitorie (il debito sportivo pregresso, gli stipendi di giugno, oltre che alcune pendenze amministrative con gli organi federali) unitamente al cospicuo costo per affrontare un campionato di LegaPro (non si aveva certezza del format del campionato) sono risultate determinanti nell’esito dell’asta. In aggiunta occorreva considerare l’eredità di contratti sportivi eccessivamente onerosi. I numeri in gioco erano proibitivi per un singolo investitore del territorio. Sanare la situazione avrebbe richiesto un impegno economico non appropriato alla nostra linea di investimento. I numerosi fallimenti, ormai strutturali per la LegaPro, forniscono evidenze chiare di come ‘fare calcio’ in assenza di un pianificato e sostenibile impegno finanziario conduca a diffuse situazioni patologiche di default.

Reitero la mia convinzione: ‘fare calcio’ oggi può essere sostenibile solo con un strutturato piano sportivo ed un’adeguata copertura finanziaria.

La divulgazione del nuovo progetto.

Il primo approccio è stato parlare con la tifoseria in una riunione aperta a tutti. È stato predisposto un piano industriale di investimento triennale, programmando con dovizia l’assetto gestionale e organizzativo. I punti chiave sono stati dettagliatamente presentati alla comunità con una seconda riunione aperta a tutti.

Il ruolo di mio fratello Stefano nel vecchio Piacenza Football Club S.p.A.

Mio fratello Stefano fu l’unico imprenditore che rispose ad un appello della vecchia proprietà volto a portare un aiuto tangibile anche economico nel palesato momento difficoltà.

L’eventuale iscrizione immediata al campionato di Serie D.

Ho quindi comunicato sia alla comunità che alle amministrazioni competenti il budget stanziato per la prossima stagione (circa 800mila euro) e per le successive fino al 2016. Allo stato attuale, un’improvvisa uscita di cassa di 300mila euro occorrenti per l’iscrizione di una nuova società in serie D non risulta sostenibile con la gestione finanziaria prevista per l’imminente stagione sportiva. Sono convinto che affrontare fin da subito il campionato di serie D con un budget ridotto a 500mila euro non sarebbe stato in linea con le aspettative sportive del progetto. L’iscrizione al prossimo campionato di Eccellenza mediante l’assegnazione di una nuova matricola. Nell’attuale scenario di contingenza economica e di liquidità presente a qualsiasi livello nei vari comparti produttivi del territorio non ritengo appropriato retrocedere a fondo perduto l’importo di 100mila euro alla Federcalcio. Tali risorse sono e saranno infatti destinate allo sviluppo del settore giovanile e quindi investite sul territorio. Comprendo che l’utilizzo della matricola e quindi del titolo sportivo della LibertaSpes (che rinascerà con un proprio settore giovanile) possa non essere condivisa da una porzione della tifoseria biancorossa. Vorrei rimarcare che tale passaggio è un mero strumento burocratico per sostenere le basi della rinascita della squadra della città.

Ritengo che l’eventuale pagamento del contributo di 100mila euro alla Federazione per un nuovo titolo sportivo avrebbe le sembianze di un condono su un aspetto meramente formalistico ma non cambierebbe i contenuti sostanziali del progetto. Tuttavia, capisco a pieno il disagio apportato nei confronti una parte della tifoseria.

Il progetto non ha però la presunzione di richiedere un incondizionato consenso immediato.

Chiedo la possibilità che il progetto sia giudicato durante il suo avanzamento, su ciò che sapremo costruire e su come sapremo coinvolgere la comunità ma soprattutto su come sapremo onorare il nome di Piacenza.