Emergenza idrica in Valtrebbia, aperto in anticipo l’invaso del Brugneto

Il caldo africano, che imperversa sul nostro Paese, preoccupa le campagne soprattutto nel Nord Italia e pone nuovi problemi per l’economia agricola e l’ambiente.

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In Emilia Romagna l’insufficiente umidità del terreno, causata dal caldo e dall’assenza di precipitazioni, fa indicare l’intero territorio come a rischio gravissimo o eccezionale di siccità: una delle situazioni più gravi del recente cinquantennio.

 “Dal servizio irriguo dipende l’87% del “made in Italy agroalimentare” – afferma Fausto Zermani, presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza – e l’attuale situazione climatica dimostra di penalizzare non solo i terreni privi d’irrigazione, ma anche quelli marginali, essendo molti impianti irrigui di potenzialità inadeguata all’attuale incremento di richiesta d’acqua.

Nel frattempo, per sopperire al deficit idrico venutosi a creare in questi giorni nel piacentino e anche nella zona del basso Trebbia, da ieri nel torrente vi scorre più acqua, ma sarà visibile ad occhio nudo solo da domenica; infatti ieri alla diga del Brugneto in provincia di Genova è stata aperta una chiusa dalla quale, per due settimane, saranno rilasciati nel versante piacentino, a beneficio del Trebbia, due milioni e mezzo di metri cubi di acqua. In leggero anticipo rispetto agli anni passati, l’acqua proveniente dal versante ligure placherà la sete dei campi e delle colture solo per 14 giorni; arrivare a fine stagione estiva con così poca acqua non sarà affatto facile.

All’apertura della diga del Brugneto erano presenti funzionari del Servizio tecnico di bacino della Regione Emilia Romagna sede di Piacenza, della Mediterranea Acque (gruppo Iren), il gestore della Centrale idroelettrica di Brugneto e della distribuzione idro potabile a Genova, e per il Consorzio di Bonifica di Piacenza il tecnico Fabio Rogledi.

«Alle 12 sono state fermate le macchine per procedere alle operazioni necessarie al rilascio di 2mila e 067 litri al secondo di acqua nel torrente Brugneto, che è affluente del Trebbia – ha spiegato il geometra Rogledi -. Il rilascio, per un totale di due milioni e mezzo di metri cubi di acqua, continuerà per i prossimi 14 giorni». La data del rilascio dell’acqua in Trebbia è stata decisa dal Consorzio di Bonifica insieme a rappresentanti del mondo agricolo della Bassa Valtrebbia, i quali avevano manifestato la necessità di acqua per irrigare le colture, stante la mancanza di piogge significative dell’ultimo periodo e l’innalzamento delle temperature sommate al caldo africano delle ultime settimane. L’acqua in arrivo dalla diga del Brugneto sarà fruibile nel giro di 48 ore, il tempo necessario per scendere fino all’altezza del comune di Rivergaro, e precisamente a Cà Buschi alle derivazioni del Trebbia dove viene prelevata per scopi irrigui a favore dei territori di entrambe le sponde del torrente.

“Finalmente l’areale irriguo e l’ambiente del Trebbia tornano a respirare, ma solo per 14 giorni – afferma Zermani – dopodiché si spera a questo punto solo in qualche temporale estivo, sempre che questi non rechino danni alle colture; ancora una volta il mondo agricolo è sotto la stretta morsa del caldo e dovrà fare i conti con una lunga stagione estiva appena iniziata. Arrivare a settembre in queste condizioni non sarà facile”.


LA POSIZIONE DEL COMITATO NO TUBE

“Il consorzio avrebbe dovuto agire molto tempo prima” commenta Marco Rancati del comitato No Tube. Rancati sostiene che il Consorzio di Bonifica non abbia rispettato per troppo tempo il Minimo Deflusso Vitale del fiume Trebbia. Secondo l’esponente ambientalista infatti, Arpa, Servizio tecnico di Bacino della Regione e Polizia Forestale dopo un controllo sollecitato dallo stesso comitato No Tube, avevano richiamato all’ordine lo stesso Consorzio.

L’ANALISI DEL COMITATO

Anche quest’anno il fiume Trebbia a valle delle derivazioni di Case Buschi è andato in completa secca per i rilevanti prelievi effettuati dal consorzio di Bonifica.

Da lunedì 15 giugno il corso d’acqua ha incominciato ad impoverirsi fino ad interrompersi nella giornata di mercoledì 20. Contemporaneamente i canali del Rio Comune di destra e di sinistra portavano gran parte dell’acqua nella rete irrigua.

Venerdì 22 abbiamo effettuato una misura a valle della derivazione misurando una portata di 680 l/sec. Allo stesso tempo abbiamo inviato a tutte le amministrazioni competenti e alla stampa una nota in cui chiedevamo di accertare immediatamente la portata dei rilasci a valle di Case Buschi.

Il Consorzio di Bonifica rispondeva alla nostra nota con l’accusa di falso, preannunciando querela  nei nostri confronti e ribadendo, contro tutte le evidenze, l’evidenza che stava rilasciando un quantitativo d’acqua superiore ai 1500 l/sec corrispondente al DMV.

Mercoledì 27 il servizio tecnico di bacino. L’ARPA regionale e locale e la Polizia Forestale hanno effettuato misure a monte e a valle delle derivazioni, e nei canali adduttori. Con queste misure ufficiali hanno rilevato una portata a valle pari a circa 720 l/sec, meno della metà del DMV imposto. Ciò che noi abbiamo affermato, e che tutti i cittadini hanno potuto verificare, è stato quindi confermato dagli enti preposti al controllo: il Consorzio di Bonifica è ancora una volta inadempiente nel rilascio del Deflusso Minimo Vitale, e questa inadempienza devasta l’ecosistema fluviale a valle delle derivazioni di Mirafiori.

La Polizia Forestale ha immediatamente emesso una diffida in data 28\6\12 a rispettare immediatamente il DMV come stabilito nei 1500 l/sec ed è stata approntata una sanzione specifica che dovrebbe essere commissionata al consorzio.

Nonostante tutto ciò il consorzio non si è ancora adeguato e fino a giovedì la portata a valle di case buschi era ancora molto ridotta. Giovedì 5 Abbiamo effettuato una nuova misura rilevando una portata di poco superiore ai 1000 l/sec.

Ovviamente le nostre misure non hanno nessun valore legale, ma ben rappresentano la reale situazione del Trebbia. In mancanza del DMV il suo corso si interrompe ben prima della foce lasciando a secco un tratto importante di alveo che, ribadiamo per l’ennesima volta, in assenza dei prelievi sarebbe invece ricco di acqua fino alla foce.

Vogliamo ricordare che da anni la zona e qualificata come Sito di Importanza Comunitaria e Zona di Protezione Speciale per la fauna e l’ambiente. Ricordiamo inoltre che proprio per il mancato rispetto del DMV del Trebbia, la Commissione Europea ha aperto una procedura d’ìnfrazione contro lo Stato Italiano e che nel 2012 la Regione si è impegnata di fronte all’Unione Europea a garantire in ogni modo il rispetto del DMV nel fiume. Se l’impegno non verrà mantenuto (e a oggi purtroppo non lo è), la procedura di infrazione prevede sanzioni per migliaia di euro per ogni giorno di mancato rilascio. Questo significa un doppio danno alla collettività: il danno a un bene pubblico come il nostro fiume, e in più una multa salatissima pagata da tutti i cittadini per le inadempienze dell’ente che gestisce le derivazioni.

ANCHE IL NURE

Allo stesso tempo Giovedì 28 giugno abbiamo fatto una misura di portata a nche sul torrente Nure a valle della derivazione di Riva di Pontedellolio. Abbiamo misurato un rilascio di circa 200 l/sec, circa la metà di quello che dovrebbe essere.

Anche di questo abbiamo avvisato le amministrazioni e le autorità competenti, ma a differenza del Trebbia non abbiamo ancora avuto notizia di verifiche sulla reale portata del Nure. D’altronde chiunque passa a Pontedellolio può valutare concretamente il rigagnolo d’acqua che scorre sotto il ponte perdendosi dopo pochi metri.

Vogliamo solo ricordare che sia la 152/2776, che il Piano di tutela delle acque della Regione recitano:

Le derivazioni devono essere esercitate regolando le portate in modo di avere a valle delle stesse un deflusso pari al DMV con le modalità ed i quantitativi stabiliti falla Regione.

E’ dal 2006 che a tutti i concessionari di derivazione è stato notificato il quantitativo di acqua da rilasciare.

Solo il consorzio di bonifica di Piacenza si ostina a considere il dmv non come la quantità d’acqua da rilasciare a valle delle derivazioni, ma come il risultato della sottrazione della portata a monte con quella derivata dai canali. Questo ovviamente non può funzionare con una derivazione che tra il primo punto di prelievo a Rivergaro e l’ultimo a Case Buschi ha una distanza di diversi Chilometri. In ogni caso, se le parole hanno un senso, quando si parla di minimo deflusso vitale, ovviamente si intende quella portata d’acqua che mantiene vitale il fiume. Quando non c’è più l’acqua è molto semplice realizzare che il dmv non viene rispettato.