Piacenza non sarà toccata dai tagli alla giustizia, se non per quanto riguarda i giudici di Pace. Ma, anche se la nostra città non sarà penalizzata più di tanto dalla tanto temuta spending review, la Cisl ha comunque deciso di aderire alla giornata di mobilitazione indetta a livello regionale. “Dal ministro Severino nessuna corretta informazione sulle reali intenzioni rispetto alla revisione della geografia giudiziaria” hanno spiegato dal sindacato, preoccupato che nel prossimo giro di mannaia possano essere compresi anche il Tribunale e la Procura cittadini.
“L’ultima trovata è ‘la regola del 3’ (mantenere 3 Tribunali e 3 Procure per ogni circoscrizione di Corte d’Appello) indipendentemente dalle reali necessità del territorio, dai livelli di criminalità, dal numero dei processi pendenti” recita il volantino diffuso, sul quale però ci si chiede: “Quale futuro è previsto per i lavoratori?”.
Ma non solo, perché Ernesto Catino, di Cisl giustizia ha chiarito come “sono sempre più in pericolo i presidio di legalità, unità e sicurezza del territorio”. Anche perchè, se da un lato Tribunale e Procura, per ora, non hanno subito ulteriori tagli, saranno i giudici di Pace ad essere fortemenete ridimensionati: “Si, eccetto quello con sede in via Roma a Piacenza, gli altri verranno eliminati” ha chiosato Catino.
Marco Orlandi (Segretario Cisl Fp Piacenza): “Inaccettabili i tagli al personale. Poco coraggio su sprechi, appalti e disorganizzazioni. Scenderemo in piazza per avere un confronto vero con il governo: si rispetti l’intesa
del 3 maggio”.
IL COMUNICATO
“Il decreto sulla spending review così com’è proprio non va”. Il segretario della Cisl Fp Piacenza Marco Orlandi preannuncia la mobilitazione del sindacato per chiedere modifiche sostanziali al provvedimento messo a punto dal Governo definendo “Inaccettabili” i tagli al personale.”Soprattutto perché si fanno dei tagli per fare tornare i conti, mentre manca ogni scelta strategica che possa indicare una prospettiva di miglioramento dei servizi per il cittadino e le aziende”. Già dalla prossima settimana partiranno sit‐in, presidi e manifestazioni davanti alla Prefettura: “I lavoratori pubblici saranno in piazza per protestare contro i tagli lineari previsti dal governo e per chiedere una riorganizzazione concertata degli enti e dei servizi pubblici, come definito nell’Intesa del 3 maggio scorso”. Per Marco Orlandi è infatti inaccettabile il taglio del 10% agli organici delle amministrazioni: “ancora una volta si impongono misure indiscriminate e inefficaci che creano grave danno a lavoratori e cittadini. Non c’è selettività nel taglio, non si tengono in considerazione le specificità delle diverse amministrazioni, di quelle che hanno già subito riduzioni di personale o di quelle che sono sottoposte ai patti di stabilità o alle norme del patto per la salute. In molti enti, come le agenzie, gli enti previdenziali o le autonomie locali, si rischia la paralisi organizzativa. In molti altri, come ministeri e aziende sanitarie, una riduzione secca dei servizi”. A creare allarme tra i lavoratori pubblici, la questione degli esuberi che apre un enorme problema di equità: “la mobilità, anche quella fra enti, così come i relativi criteri e condizioni devono essere contrattate e decise insieme ai lavoratori”.
“E poi con questo decreto si tagliano indistintamente tutti i profili professionali: senza fare
attenzione alle competenze che servono a rendere più moderni e veloci i servizi. Non c’è ombra di riorganizzazione. Ma solo il rischio di una voragine nel sistema di welfare”. In sanità per esempio, “dove una sforbiciata di 3 mld alla spesa, a livello nazionale, non farà altro che scaricare gli effetti negativi sui cittadini costretti a pagarsi privatamente le prestazioni che il ssn non riuscirà più a coprire (ticket, diagnostica, visite specialistiche solo per fare alcuni esempi). “Vogliamo che il decreto venga cambiato nei passaggi parlamentari. I tagli agli organici devono essere dirottati sulle consulenze, sulle esternalizzazioni e sugli appalti poco trasparenti che costituiscono la vera zavorra della spesa pubblica. Come si è iniziato a fare con la norma sulla centralizzazione degli acquisti attraverso la Consip, con la razionalizzazione degli immobili (affitti, nuovi criteri per il dimensionamento delle sedi, valorizzazione del patrimonio degli enti disciolti) o con la stretta sulle società in house”. Misure su cui però “il governo ha dimostrato troppo poco coraggio”. “Per questo metteremo in atto una grande mobilitazione, per far modificare come sempre in questi anni norme e provvedimenti ingiusti. Una mobilitazione dura, per cambiare la Pa e non per lasciare a casa i lavoratori”