“Se parli ti denuncio”. I primi racconti delle studentesse del Romagnosi

“I cittadini sono obbligati a dichiarare la verità dei fatti”, l’ammonimento del dirigente della Squadra Mobile Stefano Vernelli che esorta chiunque fosse a conoscenza di ulteriori dettagli riguardo l’arresto di un docente del Romagnosi a farsi avanti. “Stiamo riscontrando serie difficoltà nel reperire informazioni – ha proseguito Vernelli – invitiamo i testimoni a recarsi spontaneamente in questura a rilasciare le proprie deposizioni, anche da altri istituti nei quali il detenuto ha svolto la propria attività di insegnante”.

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Sono intanto venti le testimonianze raccolte nel corso delle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Piacenza, tutte allieve del Romagnosi tra i 14 e 15 anni che avrebbero raccontato i tentati approcci avvenuti nell’ultimo anno scolastico nei loro confronti da parte del docente.

Il presunto “mostro” è ora in carcere con le accuse di violenza e tentata violenza su minori. Tutte con meno di 16 anni le prede, adescate in aula con frasi ammiccanti e poi “invitate” a incontri intimi nei laboratori dell’istituto Romagnosi.

Già dai primi giorni di cattedra, assegnata nel 2011, il docente di informatica ha iniziato a tessere la sua rete di relazioni. Giovani carine e con il seno più prosperoso messe puntualmente in prima fila. Frasi come “Per un buon voto, tu sai cosa puoi fare per me”, “Ci vediamo in laboratorio durante l’intervallo così discutiamo della tua pagella”, fatte davanti all’intera classe. E per chi non gli dava retta e ribatteva ai suoi approcci, l’uomo passava alla minacce, dall’abbassamento dei voti in informatica alle ben più gravi promesse di denuncia per le accuse rivolte nei suoi confronti: “Mi stai diffamando, se continui mi rivolgo al mio avvocato e ti denuncio”, arrivava a dichiarare il professore.

Fuori dalla scuola, le chattate su Facebook. “Sei bellissima, ma sei fidanzata?”, “Quando sei a casa da sola?”, “Hai già scopato?”, le domande più frequenti rivolte alle ragazzine al di là dello schermo del computer. Un modo per stringere con loro un rapporto confidenziale e di amicizia che secondo l’uomo le avrebbe trasformate in complici silenziose.

Ma qualcosa sembra essere andato storto. Le voci di strani incontri e di miracolose sufficienze in pagella hanno cominciato a circolare nei corridoi dell’istituto.

Poi la segnalazione di una madre che aveva notato strani comportamenti da parte della figlia 14enne, che a tutt’oggi si dichiara innamorata dell’uomo.

Da lì sono iniziati gli accertamenti da parte degli uomini della Squadra mobile all’interno e all’esterno dell’istituto. Gli investigatori diretti dal commissario Stefano Vernelli hanno appurato che in orario extrascolastico il professore, sposato con due figli e candidato alle ultime elezioni comunali, si appartava nelle campagne di Cadeo, ma anche in un appartamento della città che gli cedeva un’ex studentessa, dove consumava con la ragazza 14enne rapporti sessuali completi e orali. E’ quindi stata disposta dalla procura l’intercettazione ambientale all’interno dell’autovettura il cui risultato audio lascia poco spazio ai dubbi.

Ora l’insegnante rischia dai 5 ai 10 anni di reclusione. Intanto il rinnovato appello dalla Questura: “Denunciate”.