Sono stati rinviati a giudizio cinque imputati su tredici nell’ambito del procedimento penale che riguarda il crollo del ponte sul Po del 30 aprile 2009. Si tratta di dirigenti o ex dirigenti dell’Anas che ora dovranno rispondere di disastro colposo e lesioni colpose nel processo che si aprirà il prossimo 8 febbraio. Si è conclusa così l’udienza preliminare di questa mattina al Tribunale di Lodi; il gup Andrea Pirola ha dunque ridimensionato la richiesta del pm Giampaolo Melchionna che voleva il processo per tutti e 13 gli indagati.
“Insufficienti e inefficaci” gli interventi che hanno riguardato la struttura che collegava Piacenza a San Rocco al Porto, secondo il pubblico ministero della procura lodigiana, che aveva anche parlato di “negligenza, imperizia e imprudenza da parte di coloro che dovevano garantire la sicurezza strutturale del ponte”. La colpa del crollo, dunque, sarebbe quindi da attribuire alla mancanza di manutenzione.
Alla sua tesi nella scorsa udienza si erano associate le parti civili, ammesse al procedimento. Si tratta di Antonio Rinaldi, il piacentino ferito nell’incidente, il Comune di Piacenza (la richiesta di risarcimento è di 300mila euro di spese “vive” e un milione di euro per i danni indiretti e quelli di immagine subiti dall’amministrazione e dall’intera comunità), il Comune San Rocco al Porto e una società che fu costretta a chiudere un negozio nel centro commerciale appena al di là del ponte a causa dell’improvviso calo degli affari.
I cinque rinviati a giudizio sono Claudio De Lorenzo, Eutimio Muccilli, Matteo Castiglioni , Angelo Adamo e Salvatore La Rosa. Non luogo a procedere, invece, per Luigi Pietro Pagliano, Nerio Chioini, Maurizio Maurizi, Carlo Bartoli, Dario De Cesare, Giacinto Mazzucca, Ennio Paolucci e Angelo Landolfa.