“Il settore agricolo, insieme a quello edìle è il più a rischio, proprio perché si tratta di un mondo formato da piccolo o piccolissime imprese a conduzione familiare e non sempre le ovvie e necessarie misure di sicurezza vengono adottate”. E’ il commento di Bruno Galvani, presidente provinciale di Anmil, ai dati resi noti dall’Osservatorio indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro
I dati mettono in luce l’incidenza sulle morti bianche, che anche per il nostro territorio si concentrano in questi due settori: agricoltura e edilizia. Le due morti avvenute negli ultimi sei mesi del 2012, infatti, sono avvenuti proprio in questi due comparti del mondo del lavoro.
E’ anche vero, però, che i numeri fanno emergere, sia a livello nazionale che locale, una diminuzione dei morti rispetto allo scorso anno: “Quando si parla di decessi son sempre troppi anche due. I dati sono migliori e quindi siamo contenti del miglioramento” ha chiosato Galvani.
I DATI DELL’OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA
Nei primi 6 medi del 2012 sono morti SUI LUOGHI DI LAVORO 307 lavoratori ( tutti documentati) di cui 62 a giugno, oltre 600 dall’inizio dell’anno se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere o sulle strade. Erano 326 sui luoghi di lavoro nei primi 6 mesi del 2011. Nei primi 6 mesi del 2010 i morti furono 254, nel 2009 274 e nel 2008 290. Occorre ricordare che tra questi morti sulle cartine mancano i lavoratori morti sulle autostrade, in mare, sulle strade, all’estero e in itinere. Complessivamente si arriva a superare i 600 morti. I morti sui luoghi di lavoro in questi primi sei mesi sono per il 30,8% in agricoltura, di questi, la metà schiacciati dal trattore (già 53 dall’inizio dell’anno di cui 24 a gugno). Edilizia 26% di morti sul totale, in questa categoria il 28% sono causate da cadute dal’alto. Industria 16,1%, quasi la metà di queste morti sono state provocate dal terremoto in Emilia. Servizi 5,8%. Autrasporto 5,1%, Il 3% Esercito Italiano (Afghanistan). Il 2,65 nella Polizia di Stato ( tutte le morte in servizio sulle strade). Il 13,3% dei morti sui luoghi di lavoro sono stranieri. Eta’ delle vittime: il 4,9% hanno meno di 29 anni, dai 30 ai 39 anni il 14,1%, dai 40 ai 49 anni il 24,48%, dai 50 ai 59 anni il 15,7%, dai 60 ai 69 anni il 9,5%, il 12,8% ha oltre 70 anni. Del 16,5% non siamo a conoscenza del’età.
La provincia di Brescia con 12 morti risulta seconda per numero di morti se si esclude la provincia di Modena che ha tantissimi lavoratori morti per il terremoto, come negli ultimi anni Brescia è sempre ai vertici in questa triste classifica delle province con più morti sui luoghi di lavoro, con la regione Lombardia che ha già 35 morti. L’Emilia Romagna ha 37 lavoratori morti di cui 18 deceduti sotto le macerie dei capannoni industriali del terremoto del 20 e 29 maggio, province di Ferrara 6 morti e di Modena 16 morti , Reggio Emilia 3 morti, Bologna, Piacenza e Parma 2 morti. La Toscana registra 22 morti (30 con i morti in mare sulla Costa Concordia affondata sulle coste dell’isola del Giglio) , dei due fratelli del peschereccio affondato al largo di Livorno e di un sub), la provincia di Livorno ha 5 morti. Il Piemonte registra 25 morti , la provincia di Torino risulta in questo momento con 13 vittime la prima in Italia per numero di morti. La Sicilia 16 morti con le province , Messina 4 morti, Palermo e Agrigento 3. Campania 19 morti, provincia di Salerno 9 morti, provincia di Avellino 6 morti. Calabria 14 morti con la provincia di Reggio Calabria con 5 morti. Veneto 18 morti con la province di Verona 5 morti e Vicenza con 3 morti, Lazio 15 morti con la province di Roma con 5 morti e Frosinone con 4 morti . Trentino Alto Adige 13 morti, provincia di Bolzano 8 morti. Puglia 14 morti, province di Bari 8 morti e di Brindisi 3 morti.
Abruzzo 11 morti con la province di Chieti con 6 morti e di Pescara con 5 morti. Liguria 7 morti, con la provincia di Genova con 4 morti. Marche 6 morti con la provincia di Ancona con 4 morti. Friuli Venezia Giulia 8 morti, Basilicata 5 morti, 3 nella provincia di Matera e 2 in quella di Potenza. Umbria 6 morti, tutti nella provincia di Perugia. Sardegna 5 morti, Molise 3 morti. Non vengono segnalati a carico delle province i lavoratori che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori morti in autostrada: agenti di commercio, autisti, camionisti, e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro/lavoro-casa.
La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali, che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa.
Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade e non solo.
Tutte queste morti sono genericamente classificate come “morti per incidenti stradali” Nel 2011 ci sono stati più di 1170 morti, di cui 663 sui luoghi di lavoro + 11,6% sul 2010.