A Piacenza verranno tagliati 31 portalettere. Non solo il taglio di quasi 500 in tutta la regione: Poste italiane si prepara a dire addio anche a 120 uffici postali in Emilia-Romagna, soprattutto nelle zone di montagna o di pianura. E i sindacati sono pronti allo sciopero.
“Tagliare un servizio fondamentale in un territorio già in difficoltà per il terremoto è una decisione doppiamente sbagliata”, attaccano le segreterie regionali di Slc – Cgil, Slp – Cisl e Uilposte, questa mattina in conferenza stampa a Bologna. Dai primi di luglio dovrebbero essere esecutivi i tagli di Poste italiane: 429 zone di consegna in meno in regione, che significano 470 postini in esubero. Cosi’ nelle varie province: 140 a Bologna; 34 a Ferrara; 21 a Forli’-Cesena; 87 a Modena; 53 a Parma; 31 a Piacenza; 33 a Ravenna; 41 a Reggio Emilia; 29 a Rimini.
A questo taglio, fanno sapere i sindacati, si aggiunge appunto la chiusura di 120 uffici postali e la riduzione dell’orario di apertura per altri 39, su un totale di 849 uffici attivi in Emilia-Romagna. In questo caso, il dettaglio sulle chiusure nelle singole province ancora non c’è, anche se i sindacati si dicono sicuri che il taglio degli uffici si scaricherà soprattutto sulle zone di pianura e di montagna. Una riorganizzazione che fa male, sostengono Cgil, Cisl e Uil, anche perché arriva a poche settimane dal terremoto. “Poste italiane è un’azienda pubblica- afferma il segretario regionale della Slp – Cisl, Valerio Grillini- e tagliare un servizio fondamentale in un territorio in cui tutti operano per risollevarlo è una scelta molto inopportuna”. E pensare che Poste italiane, dopo il sisma del 29 maggio, aveva messo a disposizione una ventina tra container e uffici mobili per riaprire gli sportelli nelle città colpite dal terremoto.
UFFICIO STAMPA LEGA NORD REGIONE EMILIA ROMAGNA
TAGLI POSTE ITALIANE, CAVALLI (LN): “GRANDE PREOCCUPAZIONE. LA REGIONE SI ATTIVI PER SALVAGUARDARE I POSTI DI LAVORO E IL SERVIZIO”.
“E’ grande la preoccupazione per i tagli, divenuti esecutivi, di Poste Italiane. Spiace che la risoluzione presentata dal gruppo regionale della Lega Nord il 23 aprile scorso per l’istituzione di un tavolo tra azienda e parti sociali non sia ancora stata calendarizzata. In conferenza dei capigruppo torneremo a chiedere, con forza, la convocazione del tavolo, con l’obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro e il servizio. Simili tagli penalizzano in maniera inaccettabile le aree montane e, in generale, i territori più disagiati che, come hanno sottolineato i sindacati, sono abitati per lo più da soggetti deboli e persone anziane”. Lo annuncia il consigliere regionale leghista Stefano Cavalli, primo firmatario della risoluzione dell’aprile scorso, sottoscritta anche dai colleghi del gruppo del Carroccio: Manes Bernardini, Roberto Corradi e Mauro Manfredini.
“La perdita di 31 posti a Piacenza e di 500 sull’intero territorio regionale – spiega Cavalli -, oltre a rappresentare un durissimo colpo sul versante occupazionale, penalizza gravemente la qualità del servizio. I comuni più isolati e, ahinoi, anche quelli terremotati, saranno chiamati a nuovi sacrifici. Confidiamo nella riapertura delle trattative. Da parte nostra sarà massimo l’impegno a richiedere, con pressante urgenza, la convocazione del tavolo tra la direzione di Poste Italiane Spa e le parti sociali che, se convocato per tempo, avrebbe potuto portare a esiti meno disastrosi di quelli attuali”.