AGGIORNAMENTO ore 12 – Se non proprio la guerra, la prima battaglia è stata vinta dai facchini dell’Ikea di Piacenza. Dopo il blocco dei cancelli e il tavolo istituzionale di ieri e lo sgombero da parte delle forze dell’ordine in mattinata, la trattativa che era stata riavviata subito dopo ha portato a un accordo che ha soddisfatto tutti. Almeno per ora e in vista dei prossimi incontri.
Due ore di incontro, tra Si Cobas, lavoratori e rappresentanti delle cooperative e del Consorzio ha portato istituti previdenziali verranno raggiunti al 100 per cento al primo gennaio (come recita il contratto) mentre per gli altri aspetti verranno verificati nei prossimi quindici giorni, con il prossimo incontro previsto per la prima settimana di luglio.
Giampiero Gortanutti, presidente del Consorzio Cgs (Global contractor di Ikea) e della cooperativa Cristal, a margine della discussione ha dichiarato: “Una trattativa che si è conclusa nel migliore dei modi. Anche perché, dopo sette anni di lavoro in questi stabilimenti, se le cose si risolvono così velocemente è merito nostro ma anche degli stessi lavoratori”.
Agenti e polizia in tenuta antisommossa hanno rimosso intorno alle 8 di questa mattina il blocco ai cancelli Ikea delle Mose, dove da ieri era stato allestito il presidio dei facchini supportati dai delegati Si.Cobas. Non sono mancati momenti di tensione tra gli agenti e i manifestanti in sciopero contro le condizioni lavorative imposte dal consorzio delle cooperative subappaltatrici del polo logistico. Da questa mattina hanno quindi ripreso a circolare i camion in entrata e uscita dalla sede di smistamento merci del colosso svedese. Intanto i manifestanti hanno mantenuto il presidio, sorvegliato dalle forze dell’ordine. Si attende ora la ripresa del negoziato, di cui la Provincia si è proposta ieri come mediatore.
14 GIUGNO
“Linea dura dei facchini Ikea, domani ancora chiusi i cancelli dei magazzini”
AGGIORNAMENTO ore 21 – Alla fine di una lunghissima giornata, iniziata con la protesta, continuata con i blocchi dei cancelli e passata attraverso un tavolo istituzionale i facchini dello stabilimento Ikea hanno deciso che bloccheranno la produzione anche domani. Come anticipato nel pomeriggio, durante la riunione si era registrata la rigidità delle cooperative verso le richieste dei lavoratori, portate al tavolo dal sindacato Si Cobas (al quale sono iscritti la maggior parte dei lavoratori).
Così, in seguito all’assemblea svoltasi davanti ai cancelli di Le Mose, gli operai hanno deciso per la linea dura.
Ora sono già stati già approntati i turni notturni di presidio da parte dei dipendenti, che si daranno il cambio per bloccare i cancelli e di riflesso la spedizione del materiale che entrava e usciva dal magazzino piacentino.
AGGIORNAMENTO ore 18 – Si è concluso l’incontro istituzionale per discutere della situazione dell’Ikea (e il blocco dell’attività da parte dei lavoratori). Sono state prese in esame le richieste dei lavoratori, presentate dal sindacato Si Cobas (che rappresenta la maggior parte dei facchini) e si è registrata la disponibilità da parte di Comune e Provincia – rappresentati dagli assessori Luigi Rabuffi e Andrea Paparo – a risolvere la questione.
Il blocco ai cancelli non è ancora stato tolto anche perché è rimasto sul piatto un punto dolente: la rappresentatività dei lavoratori all’interno dell’azienda.
In pratica le cooperative, che gestiscono il personale, sembrano intenzionate a legittimare solo Cgil, Cisl e Uil come intermediari, mentre il 90 per cento dei facchini è iscritto ai Si Cobas, sindacato che non viene riconosciuto per trattare.
Ora la sospensione o meno dello sciopero dipenderà dall’assemblea dei lavoratori, che si terrà in serata davanti ai cancelli dello stabilimento di Le Mose.
Alla fine dell’incontro è intervenuto anche Franco Zaffignani, della cooperativa Euroservizi che ha precisato come le buste paga pubblicate siano regolari e impugnabili, se uno dei lavoratori ne sentisse la necessità, davanti all’Ufficio provinciale del lavoro o in Procura.
Anche per quanto riguarda le lettere di richiamo, Zaffignani ha precisato le modalità con le quali vengono inviate ai lavoratori nel pieno rispetto, ha spiegato, delle normative vigenti. (I dettagli esposti dal rappresentante della cooperativa sono ascoltabili nell’audio pubblicato a fondo pagina).
AGGIORNAMENTO ore 16 – Sembrano molto distanti le parti per quanto riguarda la protesta dei facchini dell’Ikea. E’ quanto emerge dal tavolo istituzionale in via Mazzini, negli uffici della Provincia. Da una parte la rappresentanza dei lavoratori, cioè i Si Cobas, dall’altra i responsabili delle cooperative che gestiscono il personale nei due stabilimenti di Le Mose. Sono state respinte con forza, secondo indiscrezioni, le accuse dei Cobas, che parlavano di buste paga fasulle, straordinari non pagati e minaccia di licenziamento a chi prendeva le ferie. Ma il dato che sembra emerge, a parte la condizione dei lavoratori, è quello riguardante i metodi che le cooperative, spronate dalle aziende, sarebbero portate a mettere in atto. Che per far fronte a un calo di vendite di Ikea del 10% nello stabilimento piacentino (30% a livello nazionale) l’unico modo per rimanere competitivi è la flessibilità del lavoro. Ad ora la riunione in corso e le due parti si stanno ancora confrontando, anche se sembra difficile che si arriverà a un accordo vista la distanza.
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Dopo la Tnt e la Gls, solo per citare i casi più famosi in zona, da questa mattina è scoppiata anche la protesta dei facchini dello stabilimento Ikea di Le Mose di Piacenza. Sono circa 200, per il 90 per cento iscritti al sindacato Si Cobas, che hanno bloccato la produzione, cioè l’imballaggio e la spedizione, dei famosi arredamenti della multinazionale svedese.
Due grandi magazzini alle porte della città, gestiti da tre cooperative, con condizioni di lavoro che i sindacati hanno definito “gravose e pesanti, peggiorate da stipendi che non arrivano ai mille euro nonostante le numerose ore di lavoro”. Ma non solo.
Le cooperative sono la Cristal, la San Martino e la Euroservice e gestiscono il personale che ogni giorno permette che gli arredamenti Ikea arrivino con celerità nelle nostre case.
Ma la qualità del servizio al cliente non è la stessa che sono costretti a sopportare i facchini che operano all’interno degli stabilimenti.
“Queste cooperative utilizzano lavoratori anche fuori dagli orari del contratto e con lavoro a chiamata, che sarebbe in contraddizione con il rapporto sociale della stessa cooperativa” ha spiegato Fulvio Di Giorgio dei Si Cobas, il quale ha poi aggiunto: “Sono false cooperative, come quasi tutte quelle che operano al Polo logistico”.
Una manifestazione nata non per caso, visto che nel Polo logistico di Piacenza sono in molti in questi anni ad aver fatto emergere il “sistema” malato con il quale viene gestito il personale dalle cooperative. “Buste paga non regolari, straordinari non pagati, lavoro a chiamata e, addirittura, utilizzo delle ferie come minaccia di licenziamento” ha descritto uno dei tanti facchini che dalle prime luci dell’alba sta bloccando i cancelli (e come testimoniato dalle foto in allegato).
E se nei primi due casi, cioè le ore non pagate o il lavoro a chiamata, si tratta di pratiche tristemente famose, in vista dell’estate all’interno di certi stabilimenti, tra i quali oggi l’Ikea, sta prendendo sempre più piede un’altra pratica per negare agli operai il diritto alle ferie, in particolare verso quelli stranieri.
Questo è testimoniato dalle numerose lettere di richiamo che, come bandiere, vengono sventolate da coloro che avevano, prima chiesto di poter tornare nel proprio paese d’origine per rivedere i familiari e nel frattempo si sono visti recapitare la comunicazione di aver violato norme interne.
In pratica, dopo aver concesso i giorni chiesti dal lavoratore, la cooperativa gli spedirebbe queste lettere che però difficilmente trovano risposta, visto che la persona si trova solitamente all’estero. Così, una volta tornati e accumulate molti di questi avvisi, gli viene semplicemente spiegato che hanno perso il proprio posto di lavoro.
La protesta, che sta bloccando le spedizioni verso Spagna, Portogallo, Polonia e Romania, continuerà a oltranza, hanno assicurato i sindacati, anche se oggi pomeriggio, dalle 15 in via Garibaldi è previsto un tavolo istituzionale in Provincia per discutere della vicenda.
La richiesta da parte del Si Cobas è sempre la solita, ha confermato Di Giorgio: “Il rispetto e l’applicazione del contratto nazionale. Anche perché una cooperativa come la San Martino applica un contratto multiservizi, così costano meno i lavoratori. Oppure la Crystal un istituto contrattuale al 60 per cento. Questo grazie agli accordi in deroga dei ‘tre porcellini’ Cgil, Cisl e Uil”.