Uniti nel nome di Balwinder Kaur e del rifiuto della violenza contro le donne. Il lungo corteo silenzioso si è snodato ieri sera per le vie di Fiorenzuola, organizzato dall’Associazione degli indiani, nel nome di Balwinder. A illuminarlo le candele dei partecipanti e la voglia di ricordare la povera indiana di 27 anni uccisa dal marito Kulbir Singh, nel nome di una presunta gelosia. I motivi che hanno portato gli indiani in strada sono stati il rispetto della memoria di Balwinder, il no alla violenza (“i problemi si risolvono parlando”) e la difesa dell’immagine della pacifica e laboriosa comunità indiana.
Una manifestazione a cui hanno partecipato in tanti, cittadini italiani, ma anche di altre etnie. A fare da collante, la dignità della comunità indiana e diverse associazioni di immigrati. A partire da Fiorenzuola oltre i confini con il presidente Luigi Danesi. Il Comune di Fiorenzuola era presente con quattro assessori. Le condoglianze e la vicinanza alla famiglia di Balwinder sono arrivate anche dal deputato Daniela Santanchè (Pdl), attraverso l’avvocato Gianmarco Lupi, che assiste i genitori e la sorella della 27enne uccisa. Intanto, potrebbe arrivare presto la decisione del Tribunale per i minorenni di Bologna, a cui Lupi ha avanzato la richiesta di affidamento del bimbo di 5 anni, a nome dei famigliari della madre.
L’assassinio ha sconvolto i tanti indiani – e non solo loro – che vivono nel Piacentino. Il momento toccante è stato quando Harjeet, un cugino di Balwinder, ha parlato, raccontando chi fosse la 27enne, i suoi sogni e cosa significhi la sua perdita. “Per tenere unita la sua famiglia, ci ha rimesso la vita”. Un racconto interrotto dalla commozione e dalle lacrime.
E’ seguito poi un momento di preghiera, guidato da un responsabile religioso Sikh, religione a cui apparteneva Balwinder e la sua famiglia. In piazza anche il responsabile della comunità indiana in Italia, Harvant Singh e quello provinciale Talwinder Singh. Harvant ha ringraziato tutti per la vicinanza, affermando che chiunque si trovasse in uno stato di difficoltà può contattare la comunità indiana, che mette a disposizione avvocati e anche aiuti finanziari.
Dalla Collegiata, verso le 20, si è mosso il serpentone di partecipanti. Davanti a tutti Kulwinder, la sorella di Balwinder, e un’altra parente tenevano una grande e bella foto della giovane mamma ammazzata. Dietro, tante donne tra cui la mamma di Balwinder, di tutte le etnie con in mano una candela e una bandierina nera.