Omicidio Baselicaduce, Kulbir tradito dalla retromarcia e dal roseto

Ha gettato il corpo di Balwinder nelle acque del Po, all’altezza di Roncarolo. Nessun rito funebre di stampo indiano. Kulbir aveva fretta di disfarsi il cadavere. Davanti agli investigatori che lo interrogavano, l’uomo ha ceduto, si è liberato. Piangendo e chiedendo perdono alla moglie. “Non volevo che si arrivasse a tanto” ha detto. A quel punto tutte le contraddizioni sono venute a galla, in particolare quelle della retromarcia della vettura, fatta per caricare il cadavere, quella dell’irrigatore e l’indizio del roseto calpestato che ha dato via ai sospetti degli inquirenti. Quella mattina, poi, la lite scaturì sui beni, le proprietà e i diritti da mantenere in caso di separazione. Kulbir li voleva mantenere solo per sè.

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Emergono nuovi dettagli sull’omicidio di Baselicaduce, costata la vita a Balwinder Kaur (soprannominata Gindé) e l’arresto al marito Kulbir. In una conferenza stampa i carabinieri del Nucleo Operativo, coordinati dal capitano Rocco Papaleo, e della compagnia di Fiorenzuola hanno chiarito la ricostruzione di questa prima fase di indagini, a partire dalle contraddizioni presenti nei resoconti dell’uomo prima della confessione dell’omicidio.

I FATTI

Quella mattina Balwinder e Kulbir si alzano presto. Alle 7, dopo aver munto le vacche, il marito torna in abitazione per portare il bimbo all’asilo. Poi, una volta tornato a casa, nasce una discussione legata alla visita ginecologica del pomeriggio (per verificare se fosse incinta) e su chi potesse essere il padre del bambino, visti i sospetti nutriti dal marito che Kaur potesse avere più amanti. Tra i due scaturisce uno scambio violento di battute, gli animi si surriscaldano più del solito fino ad arrivare alle mani. Kulbir, preso da raptus, prende i lembi del foulard e strangola Balwinder. Un soffocamento vero e proprio, fatto per lungo tempo. Come già riferito Balwinder non oppone alcun tipo di resistenza, era stata percossa e buttata nel letto in posizione di inferiorità. L’uomo si rende conto che la moglie è morta. Primo obiettivo, portarla fuori dall’abitazione. Esce dalla casa, fa un’ispezione e carica il corpo sull’auto, una Ford Focus, facendo retromarcia fino all’ingresso dell’abitazione.I segni sulla terra non sono sfuggiti agli attenti inquirenti che si accorgono così delle falle nel racconto dell’uomo. Kulbir arriva in auto fino all’incrocio con San Pietro in Cerro. Sono circa le 9,30. Kulbir si dirige verso Caorso, zone che egli conosce bene poiché in passato andava a prendere la moglie quando raccoglieva le cipolle. Ai carabinieri Kulbir ha fatto un disegno in cui ha mostrato il punto dove ha scaricato il cadavere, già avvolto in un lenzuolo, nel fiume a Roncarolo. Nessun rito religioso. Kulbir aveva fretta di nascondere tutto. Quindi risale in auto e torna a casa a Cremona dai suoi famigliari.

La scusa dell’irrigatore e della canna di gomma. L’alibi dell’uomo era incentrato sul fatto di aver caricato una canna di gomma nel baule per supportare la circostanza dell’apertura del cofano. Ed effettivamente egli l’ha portata a Cremona, a Gadesco, dai suoi, così come era d’accordo con i famigliari per l’irrigazione dell’orto. Questo era l’alibi studiato fin da subito, poi fatto crollare dai carabinieri. I carabinieri hanno poi posizionato l’attenzione sul roseto visibilmente schiacciato a terra, forse calpestato da ruote di un’auto in retromarcia. Così gli investigatori hanno capito che non doveva caricare la grossa canna, posizionata all’esterno, ma qualcosa dall’interno della casa (il cadavere appunto).

I diverbi. Da mesi i due stavano parlando di separarsi, una decisione che tuttavia non poteva essere presa senza i consigli dei parenti delle rispettive famiglie. A un incontro per una cerimonia a cui dovevano partecipare entrambe le famiglie (ma a cui ha partecipato solo quella di lei), ricevono l’invito a provare a far funzionare la relazione. Secondo tradizione indiana fino alla risposta definitiva di lui, la donna non può stare a casa con il coniuge e quindi Balwinder va a stare con i suoi. Poi Kulbir sembra ripensarci e la fa ritornare a casa.

Balwinder il 10 maggio disse ai carabinieri che il marito si voleva separare in India. Invece lei voleva mantenere il matrimonio, anche per la gravidanza di cui era convinta (smentita poi dalla autopsia). È sui diritti sul bambino e sulle proprietà che scattano le liti e i ricatti più pesanti. Così è successo quella mattina.