“Lui era molto geloso e non aveva nessun interesse per i figli. Gli aveva detto: ‘Per me li puoi portare via tutti e due’ considerando quello che aspettava già vivo”. Queste le parole di Kalwinder e di Harjeet, sorella e cugino di Balwinder Kaur, la giovane mamma indiana di 27 anni uccisa dal marito Kulbir. I parenti della vittima si sono ritrovati oggi dall’avvocato Gianmarco Lupi, che li assiste come parte civile. Erano presenti la sorella, il cugino, il padre e lo zio. Il ragazzo, in particolare, ha ricostruito quanto accaduto la mattina del 14 maggio, poco prima del delitto. Il cugino ha detto che Kulbir telefonò a un’altra cugina, dicendogli di andare a prendere il bambino a scuola perché lui e la moglie non avrebbero potuto.
Allarmati i parenti cercarono di contattare Balwinder Kaur ma il telefono era irraggiungibile. A questo punto la cugina, che abita a Fiorenzuola, si reca a casa dei coniugi a Baselicaduce ma non trova traccia della coppia. Il ricordo è nitido, nel raccontare che quando arrivò le chiavi erano ancora nella toppa della porta e la televisione all’interno a volume molto alto. La cugina, allora, chiamò il fratello dicendogli che c’era qualcosa di strano e lui decise subito di andare dai carabinieri a denunciare scomparsa. Comunque, il parere condiviso da tutta la famiglia di Balwinder Kaur, è che tutti dal principio avevano pensato al peggio, anche se nessuno avrebbe mai immaginato in un gesto del genere da parte di un uomo considerato “un fanfarone” come Kulbir.
Per i parenti, comunque, il marito non sarebbe stato colto da raptus ma avrebbe studiato il tremendo gesto. Certo è che, hanno poi precisato:“Se avessimo saputo che quell’uomo sarebbe arrivato a tanto, non avremmo mai permesso a Balwinder di vivere ancora con lui. La nostra prima reazione di fronte al pentimento e al pianto di Kulbir è stata quella di non credergli”.
La famiglia, infine, ha chiesto con forza giustizia: "Deve marcire in galera".