Retrocessione matematica. E’ questo l’amaro verdetto per la Canottieri Ongina, che sabato ha ceduto 3-1 al già condannato Mirandola e che segue i modenesi in B2, complice la contemporanea vittoria di Iglesias contro Biella. Alla luce del risultato del campo sardo, anche un’eventuale successo monticellese non sarebbe servito, ma ciò non toglie l’amarezza per una brutta partita, che complica anche la rincorsa al quartultimo posto, da tenere in considerazione nell’ottica di un’eventuale ripescaggio. Mirandola, dunque, si conferma bestia nera per la squadra piacentina, già al tappeto all’andata al tie break. Bravi i modenesi a onorare l’impegno giocando un buon match, ma Tencati e soci non hanno certo giocato la loro miglior partita, come conferma anche il tecnico della Canottieri Ongina Gabriele Bruni.
“E’ stata – afferma Bruni – una bruttissima partita da parte nostra, non siamo mai stati nel vivo del match e non abbiamo mai avuto uno spiraglio per poterla vincere. E’ vero che c’è stata una reazione nel secondo set, ma già in precedenza nel primo abbiamo sbagliato l’inverosimile, perdendo ai vantaggi con un attacco che viaggiava al 50 per cento. Non siamo stati capaci di soffrire e di mettere in campo spirito di sacrificio e quando è così il risultato è scontato. Alle prime difficoltà ci siamo innervositi e nessuno si è preso in campo le responsabilità del caso”.
Quindi tira le somme della stagione. “Prendiamo atto della retrocessione e del penultimo posto; ora l’obiettivo è cercare di vivere tre settimane facendo pallavolo e non pensando ad altro: non voglio che ci si trascini fino alla fine. Il quartultimo posto? Può essere un obiettivo, ma ora come ora è molto difficile, anche perché Mantova ha un calendario migliore del nostro”.
Cos’ha insegnato il primo campionato di B1 della storia giallonera? “La stagione ci ha fatto capire che bisogna avere tanto spirito di sacrificio, che noi però, da provinciali che si confrontano con realtà più grandi, non abbiamo avuto. Dovevamo essere più umili nel cercare di costruire il nostro cammino, perché giustamente nessuno ti regala nulla. Non penso, però, che ci sia stata supponenza da parte nostra nel pensare di essere più forti. Non sono riuscito a inculcare lo spirito di sacrificio e ovviamente le responsabilità maggiori sono le mie in quanto allenatore”.