Operazione \”Drago Emiliano\”
latitante cinese arrestato a Barcellona

I carabinieri del nucleo investigativo hanno arrestato un cinese di 33 anni che era latitante dal 2005, da quando cioè era passata in giudicato la sentenza di condanna per sequestro di persona ed estorsione. Si tratta di Ling Dong Shneg, che è stato individuato dal capitano Rocco Papaleo e dai suoi uomini dopo anni di dure indagini. Il cinese infatti era scappato dall’Italia con uno stratagemma: aveva lasciato a Piacenza, sua città di residenza all’epoca, un suo connazionale che si era sostituito a lui puntando sulla somiglianza dei tratti che accomuna tutti gli asiatici, e i cinesi in particolare.
Il vero latitante, nel frattempo, si era trasferito a Barcellona dove, con alcuni suoi parenti, aveva già avviato alcune attività commerciali nella captale spagnola.
La sua famiglia però era residente ancora a Piacenza, e proprio partendo da i pedinamenti dei suoi famigliari, i carabinieri lo hanno individuato nella penisola iberica mentre si nascondeva sotto falso nome. I militari lo considerano un esponente di spicco della malavita cinese, in grado di ripulire grandi quantità di denaro di provenienza illecita attraverso l’apertura di attività commerciali cinesi.

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OPERAZIONE “DRAGO EMILIANO”

LIN Dong Sheng, nato a Zhejiang (CINA) cl. 1979 già residente a Piacenza in via Manfredi. –  CATTURANDO IN CAMPO INTERNAZIONALE ED AMBITO SCHENGHEN ART. 95 – CITTADINO CINESE
LIN Dong Sheng alias “SIGNORE – DRAGO”, NATO IN CINA IL 09-01-1979, COLPITO DA ORDINE DI ESECUZIONE PER LA CARCERAZIONE  IL 07-02-2007 DA PROCURA GENERALE DI VENEZIA PER ESPIAZIONE PENA DI ANNI 8 DI RECLUSIONE – RESIDUA DA SCONTARE  AL NETTO DEL PRE SOFFERTO E DI TRE ANNI CONCESSI D’ABBUONO PER L’INDULTO:  ANNI 5, MESI 9 E GIORNI 29 DI RECLUSIONE PER PER CONCORSO IN SEQUESTRO PERSONA A SCOPO ESTORSIONE ED ALTRO (PROVV. IN CARICO A CC PROVINCIALE RONINV – PIACENZA).

LIN Dong Sheng nel corso del 2005 mentre si trovava sottoposto alla misura degli arresti domiciliari presso la propria abitazione di via Manfredi a Piacenza, in attesa di essere giudicato in Cassazione per gravi reati per cui era stato precedentemente indagato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, aiutato da alcuni parenti evadeva rendendosi irreperibile. Lo stesso si trovava a Piacenza, in quanto in città vi risiede tutta la sua famiglia e da anni era stata scelta quale centro dei suoi interessi economici. L’evasione veniva scoperta qualche mese dopo, agli inizi del 2006, in quanto il cinese, aiutato da alcuni conoscenti riusciva ad eludere i controlli facendosi sostituire da un sosia suo connazionale. In particolare questi si faceva trovare presente in casa o comunque reperibile presso il negozio di abbigliamento ove era autorizzato a lavorare ogni qualvolta i controlli venivano effettuati. Nel mese di aprile 2006  i Carabinieri del Nucleo Investigativo, che appunto lo sorvegliavano in attesa che la Cassazione emettesse la condanna definitiva nei suoi confronti, scopriva il trucco messo in atto dal cinese, attivandosi immediatamente con le autorità competenti per le ricerche dello stesso.
LIN Dong Sheng nel frattempo veniva condannato alla pena residua (al netto quindi del presofferto) detentiva di anni 5, mesi 9 e gg 29 di reclusione e stante il suo stato di irreperibilità veniva dichiarato latitante.
Gli accertamenti del Nucleo Investigativo, svolti in ambiente difficile, chiuso ed omertoso come quello della locale comunità cinese, permettevano in breve tempo di accertare che il latitante avvalendosi di una fitta rete di parenti e conoscenti presenti in tutta l’Europa, per evitare la cattura aveva lasciato il nostro paese per andarsi a rifugiare in un paese straniero. In considerazione di queste risultanze investigative, il Nucleo Investigativo otteneva che il latitante fosse ricercato in ambito internazionale e ambito Schenghen, attivando i canali Interpol per la cooperazione internazionale.         

LE INDAGINI

Negli anni successivi alla fuga dall’Italia di LIN Dong Sheng, gli investigatori del Comando provinciale Carabinieri di Piacenza si impegnavano in prolungati e difficili servizi di osservazione e pedinamento nei confronti dei famigliari “piacentini” del latitante anche al sol fine di comprendere il contesto in cui dover lavorare. Nel 2009 l’attività d’indagine localizzava la presenza del ricercato in Spagna senza, però, riuscire ad individuare con precisione il nascondiglio. La presenza in Spagna veniva comprovata dai frequenti viaggi che l’anziana madre e la moglie del latitante risultavano effettuare anche in compagnia dei figli del ricercato. Inoltre, monitorando gli investimenti e gli spostamenti di capitale da parte del nucleo famigliare del ricercato, si scopriva che lo stesso stava investendo in alcuni centri del paese iberico, ingenti somme di denaro. A questo punto, tramite Interpol, veniva attivata anche la Polizia Spagnola che iniziava a collaborare con il personale del Nucleo Investigativo che più volte raggiungeva quel paese per scambi informativi.   

LA CATTURA

“La leggenda dice che non si sono mai visti funerali di cinesi in Italia, i Carabinieri di Piacenza, però, sono riusciti a documentare che almeno i matrimoni, i cinesi li fanno”.

Nel mese di febbraio di quest’anno il Nucleo Investigativo nel corso di alcuni pedinamenti effettuati nei confronti dei cittadini cinesi “piacentini” legati al latitante notava un particolare affluenza (per tempi e destinazioni dei voli) degli stessi presso l’aeroporto di Bologna. Un militare fingendosi turista in attesa di un volo riusciva ad avvicinare alcuni dei parenti pedinati, in particolare una giovane ragazza (seppur cinese di nascita, piacentina di adozione) che entrava con lui in confidenza. Da questa apprendeva che era in procinto assieme a suoi parenti, di partire per la città di Barcellona per andare a partecipare ad un matrimonio di un parente.
Da questa notizia scaturivano immediatamente approfonditi accertamenti che evidenziavano come da tutta l’Emilia Romagna e dalla Lombardia quasi tutti i parenti del latitante stavano per raggiungere dagli aeroporti italiani la città di Barcellona. I militari del Nucleo investigativo, unici in grado di identificare il latitante, immaginando che anche questi potesse partecipare a tale cerimonia, raggiungevano il centro catalano; pedinando i famigliari scoprivano che di a pochi giorni si sarebbe svolto effettivamente un matrimonio tra due cittadini cinesi a Barcellona con conseguente pranzo in un ristorante di Girona che risultava essere di proprietà di alcuni famigliari di LIN Dong Sheng. Nel corso dell’afflusso al ristorante dopo la cerimonia, i militari notavano la presenza di un soggetto per cui tutti i cinesi dimostravano particolare riverenza e che veniva da loro chiamato “SIGNORE – DRAGO”, in questo veniva immediatamente riconosciuto LIN Dong Sheng. Veniva effettuata la segnalazione alla polizia spagnola che così lo poteva fermare e controllare. Grazie alla documentazione italiana e al riconoscimento effettuato dai Carabinieri di Piacenza, seppur il latitante era munito di documenti spagnoli che attestavano un’altra identità ed inoltre si dichiarava completamente estraneo ai fatti, lo stesso veniva scoperto e pertanto arrestato in attesa di essere estradato in Italia per scontare la prevista pena detentiva.

L’ESTRADIZIONE

Nei giorni scorsi scortato da personale dell’Interpol e dai Carabinieri di Piacenza il latitante Cinese veniva consegnato presso l’aeroporto di Milano Linate al personale della Polaria che a sua volta lo consegnava alla Polizia Penitenziaria che lo traduceva presso il carcere di Opera dove lo stesso attualmente si trova recluso.   

L’operazione ha ricevuto i complimenti sia delle autorità Spagnole che dall’Interpol, in particolare per la sagacia e la bravura dei militari del Nucleo investigativo a muoversi in ambienti ostili e comunque chiusi come quelli in cui si sono visti impegnati per addivenire alla cattura del latitante. Il funzionario responsabile della cattura dei latitanti della Polizia Spagnola, nel porgere ai Carabinieri di Piacenza i più sinceri complementi ha usato parole che da sole avrebbero potuto essere un ottimo titolo per un articolo di giornale: “I MASTINI DI PIACENZA, HANNO AZZANNATO IL DRAGO CINESE”.     

IL SIGNIFICATO PIACENTINO DELL’OPERAZIONE

LIN Dong Sheng, condannato per gravi reati come sequestro di persona in concorso, sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali aggravate in concorso, dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Venezia è risultato essere a capo di una famiglia cinese che dalla propria nazione, con la sospetta collaborazione di elementi di quella criminalità organizzata recluterebbe connazionali ed invierebbe in Italia e Spagna, per la collocazione di manodopera a basso costo nelle varie attività commerciali di loro proprietà, giungendo a segregarli e costringerli a pagare ingenti somme per ottenere la libertà.  

Seppur le indagini che hanno portato alla condotta di LIN Dong Sheng  tra il 2002 ed il 2003 furono condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia in quanto le vittime sequestrate furono liberate in alcuni opifici clandestini di Peschiera del Garda (VR), immediatamente fu chiaro il ruolo, nella vicenda, della città di Piacenza e di altri centri dell’Emilia Romagna dove risultava venissero impiegati e sfruttati molti dei lavoratori clandestini cinesi. La cattura del latitante  cinese “piacentino”, che aveva appunto scelto la nostra città quale luogo per risiedere, investire capitali e controllare i propri interessi, è la prova inconfutabile che alcune delle attività commerciali gestite da cinesi in città sono state costituite con il denaro riciclato di attività illecite gestite da gruppi criminali di quella nazione. L’arresto in ogni caso, sottolinea che la problematica non viene sottovalutata dalle Forze dell’ordine  e la guardia viene mantenuta alta per raccogliere qualunque segnale di allarme.      

Agli occhi degli investigatori piacentini è risultato impressionante la parte di patrimonio commerciale ed immobiliare che si è riusciti ad accertare, riconducibile al latitante ed al suo nucleo famigliare presente a Piacenza ed in altri centri dell’Emilia Romagna, della Lombardia, delle Marche ed in Spagna. Nel complessivo sono stati accertati interessi economici in almeno 10 bar/ristoranti, 4 negozi di abbigliamento e confezionamento abiti, 4 tra lavanderie e sale giochi, circa 15 appartamenti e varie licenze per la vendita ambulante presso mercati rionali e feste patronali.    

DICHIARAZIONE DEL CAPITANO ROCCO PAPALEO

“Questa operazione, conclusa in sinergia con le forse dell’ordine spagnole si inserisce in una precisa strategia fortemente voluta a suo tempo dal Procuratore Capo Dr. Lucio Bardi ed ribadita dall’attuale Procuratore f.f. Dr. Antonio Colonna, tesa a scovare e arrestare alcuni pericolosi latitanti che si sono resi protagonisti nel passato più o meno recente di gravi episodi di criminalità. Strategia che come avete potuto vedere, a seguito di altre brillanti operazioni condotte dal Nucleo Investigativo, sta permettendo di raccogliere i frutti di un lavoro impegnativo e complicato. Per questo motivo  l’Arma di Piacenza e la squadra catturandi del Nucleo Investigativo stanno consolidando proficui rapporti di collaborazione con le polizie europee. Per noi è un risultato significativo che è arrivato al termine di un lavoro puntuale ed articolato. Avevamo chiamato LIN Dong Sheng “IL DRAGO ” oltre perché così conosciuto dai suoi connazionali perché, è sicuramente uno dei più importanti latitanti la cui cattura era in carico alle Forze di Polizia di Piacenza. Nel nostro mirino ci sono anche altri latitanti, alcuni dei quali dello spessore criminale ancora maggiore che hanno conti in sospeso con la giustizia. Non è facile individuarli in Paesi lontani, preparando per tempo tutta la documentazione necessaria. Per fortuna abbiamo potuto contare sulla grande collaborazione degli uffici della Procura competente. Diversi sono i riscontri che ci inducono a ritenere LIN Dong Sheng persona “dalla pericolosità sociale elevata”. Al cinese, infatti nel suo arco di permanenza in Italia, sono stati attribuiti numerosi reati. Inoltre lo riteniamo collegato anche alla criminalità comune e a quella organizzata cinese. Alla sua cattura hanno concorso anche l’interpol, il servizio Sirene del Ministero dell’Interno. Continueremo su questa strada dando ulteriore impulso alla ricerca dei latitanti perché le sentenze dei tribunali vanno eseguite. La giustizia deve essere effettiva. I carabinieri del Nucleo Investigativo da alcuni anni hanno messo in piedi una bella squadra catturandi che ora si sta concentrando su alcuni individui che cercano di fare i furbi e di far perdere le proprie tracce”.