Coldiretti: \”La burocrazia mina l\’esistenza dei vini doc piacentini\”

A causa della burocrazia scompaiono ogni giorno 200mila bottiglie di vino Doc, con le aziende costrette a rinunciare a produrre vini a denominazione d’origine per l’impossibilità di far fronte ad adempimenti spesso inutili che sottraggono ben 100 giornate di lavoro all’anno al tempo passato in vigna e in cantina. E’ la denuncia venuta dalla Coldiretti nel corso dell’incontro promosso al Vinitaly sul tema della semplificazione in vigna, con la prima analisi sul peso insostenibile di pratiche e documenti a cui sono costretti a far fronte i viticoltori italiani e la presentazione del piano “salva Doc”. “Un peso, sottolinea Carlo Bassanini, presidente della Cantina Vicobarone, intervenuto al convegno di Coldiretti, che ha portato alla riduzione dei nostri tesori enologici e alla diminuzione dei terreni destinati a Doc anche nel nostro territorio. Ricordiamo che solo negli ultimi 4 anni, senza considerare il passato, la superficie a doc a Piacenza è passata da circa 4.500 a 4.350 ettari, quindi una diminuzione di circa il 4%. Una situazione insostenibile, nata per difendere le denominazioni e che ora rischia di danneggiarle. Per questo chiediamo la semplificazione, che non vuole dire togliere i controlli. Anzi, deve essere chiaro che chi chiede di semplificare i controlli è proprio perché vuole la massima trasparenza e condizioni accettabili per rimanere in regola».

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“Della stessa opinione Marco Lusignani, titolare di un’azienda vitivinicola a Vigoleno, il quale condividendo la proposta di Coldiretti sostiene che “la semplificazione burocratica dovrebbe partire dalla chiara e univoca comunicazione dei vari organismi di controllo tra loro, mettendo in conto una formazione ed informazione unica tra tutti gli attori della produzione del vino, viti-vinicoltori-addetti-controllori. Questa mancanza di sinergia tra le parti ha portato ad esempio, nello scorso anno, ad avere diversi controlli da parte di più enti con esiti differenti sia positivi che negativi a secondo dell’ente controllore. Servirebbe una documentazione completa e unica per tutti i controllori della filiera, che ci porterebbe un minor dispendio di energie che potrebbero essere dedicate alla commercializzazione e pubblicità dei nostri prodotti, come simbolo del nostro territorio e del made in Italy”.

“Siamo molto d’accordo con la proposta sulla semplificazione lanciata da Coldiretti al Vinitaly, sostengono Ferri Andrea, Rocca Alberto, Loschi Enrico e Roberto Gregori della Val d’Arda, speriamo, affermano i vitivinicoltori che il documento della nostra Organizzazione venga accolto perché sarebbe davvero un grande vantaggio per l’intero sistema. Il nostro mercato nazionale sta attraversando un periodo difficile, perciò riteniamo sia indispensabile rivolgersi all’estero; ma se la burocrazia non diminuisce anche questa strada diventerà impercorribile. Noi siamo favorevoli ai controlli, ma se finalizzati a migliorare la qualità dei prodotti. In questa situazione purtroppo, spesso ci tocca sacrificare il lavoro in vigna per dedicarci alla carta. Crediamo profondamente nel valore delle Doc, ma rischiamo di perderla se la burocrazia non verrà semplificata”.

“Dalla produzione di uva, sottolinea il direttore di Coldiretti Piacenza Massimo Albano, fino all’imbottigliamento e vendita, le imprese devono assolvere a oltre 70 attività burocratiche e relazionarsi con ben 20 diversi soggetti, (Ministero delle Politiche agricole, Regioni, Province, Comuni, Agea, Organismi pagatori regionali, Agenzia delle Dogane, Asl, Forestale, Ispettorato Centrale qualità e repressione frodi, Nac, Guardia di Finanza, Nas, Camere di Commercio, organismi di controllo, consorzi di tutela, laboratori di analisi). Ma il peso della burocrazia, prosegue Albano, è anche nella impressionante quantità di norme di settore. Proprio per valorizzare maggiormente le nostre produzioni enologiche Coldiretti ha presentato il piano “salva vino” che prevede una serie di misure per semplificare il carico burocratico senza ridurre l’efficacia delle attività di controllo.

“Appesantire inutilmente i carichi burocratici per i riconoscimenti dei vini a denominazione di origine, conclude il direttore, significa indebolire il legame del vino con il proprio territorio, ridurre la competitività del Made in Italy e favorire la delocalizzazioni verso l’estero anche per effetto dall’annunciata liberalizzazione dei diritti di impianto, dello zuccheraggio e della nuova categoria dei vini varietali senza legame con il territorio di produzione”