“Le lotte in Comune”. E’ lo slogan con cui Carlo Pallavicini presenta la sua personale candidatura a consigliere comunale in quota a Rifondazione comunista nell’ambito di Sinistra per Piacenza, la lista che unisce oltre a Rifondazione anche Sinistra ecologia e libertà e il Partito socialista italiano. Uno slogan che vuole racchiudere l’impegno attivo su alcuni temi caldi che oggi lo stesso Pallavicini ha posto all’attenzione dei giornalisti nel corso di una conferenza stampa nella sala Cattivelli di Palazzo Mercanti. Temi caldi come il caso della Tnt e l’attualissimo caso della Gls che hanno portato e stanno portando alla ribalta la delicata questione dei lavoratori della logistica e delle “lotte per il rispetto dei loro diritti”. “E’ assolutamente prioritario che la prossima amministrazione attivi uno strumento di controllo ‘ad hoc’ – sostiene Pallavicini – in modo che vi sia un costante monitoraggio di un settore sempre più cruciale per Piacenza”. Una sorta di “commissione straordinaria per il lavoro nel polo logistico”, dice il consigliere.
Poi ci sono le “lotte No-Gelmini”, ovvero le proteste studentesche seguìte alla riforma della scuola e dell’università voluta dal ministro Mariastella Gelmini del governo Berlusconi. E ancora, ci sono temi come la “necessità di difendere la cultura, rispetto alla quale già è stato fatto tanto dalle due amministrazioni Reggi – sottolinea Pallavicini – ma ancora tanto può e deve essere fatto”. Temi sui quali il 25enne di Rifondazione ha puntato molto nella sua attività di consigliere comunale e sui quali intende ora farsi affiancare in questa campagna elettorale da alcuni protagonisti del mondo del lavoro nel Polo logistico, del mondo della cultura e del mondo studentesco. Con lui oggi c’erano Abdallah Larbas che insieme a Mohamed Arafat rappresenta i lavoratori della logistica, c’era Elisa Sacchetti in rappresentanza degli universitari, e c’erano Francesco Barbieri e Federico Maccagni in qualità di “operatori” della cultura, come loro stessi si sono definiti. “Vorrei che la stessa energia e le stessa carica che vediamo su altri fronti – dice il regista e documentarista Barbieri – venissero impiegate anche sulla cultura in modo che sia sempre più vicina alla gente”