Cassini, emblema della protesta: \”Sono sceso per abbracciare mia figlia\”

“Sono sceso per riabbracciare mia figlia”. E se non fosse stato per lei, Oliviero Casssini non lo avrebbe fatto, dopo 80 giorni di protesta sulla torre – faro della stazione centrale di Milano. Una storia di lotta per i propri diritti che, almeno per il piacentino, si è dovuta interrompere per l’amore della figlia ma che, ha precisato Cassini ai nostri microfoni “viene portata avanti da Stanislao Focarelli. Infatti sono sceso solo quando, come si dice, ero sicuro che la nave era uscita dalla tempesta. Quando mi son reso conto che la nave poteva andare tranquillamente ho lasciato le consegne e sono tornato a casa”.

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Oliviero Cassini, l’emblema della protesta della Wagon Lits contro i licenziamenti decisi a seguito della soppressione dei treni di notte, nell’intervista rilasciata ha commentato anche la citazione di Adriano Celentano a San Remo, il quale aveva preso la sua protesta a simbolo della lotta per il lavoro nel nostro paese: “E’ stata inaspettata. Ci ha molto confortato e aiutato a continuare questa lotta civile dell’occupazione, che poi è diventata una vertenza di unità nazionale”. Non solo il ritorno al diritto al lavoro di coloro che sono stati licenziati, per il piacentino, ma anche per il diritto alla mobilità di circa due milioni di persone: “La clientela era particolare, anziane e malate che si spostavano da sud a nord e questo metteva in condizione chi non aveva grosse possibilità economiche di spostarsi per curarsi. Dall’11 dicembre questo non è stato più possibile. Un attacco agli ultimi, come li ha chiamati Celentano nel suo discorso”.

IL RICATTO DIETRO ALLE NOVITA’ SULLA TRATTATIVA – Per quanto riguarda la trattativa, la novità è la revoca della gara d’appalto da parte di Trenitalia che ha apeto un nuovo scenario, che non appare per ora rose e fiori. Ha infatti chiarito Cassini:  “Nell’accordo non c’è riferimento normativo ad assunzioni, a caratteristiche familiari, ad anzianità,  e a profili tecnico produttivi”. Questo però nasconderebbe un ricatto: “Trenord chiede infatti ai colleghi di sottoscrivere a impegnarsi ad interrompere qualsiasi contenzioso con Trenitalia (ad oggi quasi 600) per interposizione di manodopera. Cioè, se vuoi lavorare per un anno per Trenord devi sottoscrivere una carta all’Assolombarda e rinunciare a contenziosi e al tuo futuro. Un bel caporalato, per non dire altro”.