C’è grande attesa per il titolo verdiano che la stagione lirica della Fondazione Teatri propone al Municipale. Quest’anno la scelta è caduta sulla popolare e molto amata “Traviata”, in un allestimento che il nostro teatro ha coprodotto insieme al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena ed il teatro comunale di Bolzano.
Le recite di Traviata che a Piacenza dal 1856 è stata rappresentata ben 32 volte (l’ultima volta nel 2005), sono programmate per venerdì 23 e sabato 24 marzo ore 20.30 e domenica 25 marzo alle 15.30. Regista è Rosetta Cucchi, già apprezzata per la regia di “Sweeney Todd” nel 2009 e “La Cenerentola” dell’anno scorso
Protagonisti saranno l’Orchestra regionale dell’Emilia Romagna e il coro lirico Amadeus – Fondazione Teatro Comunale di Modena, diretti dal maestro Pietro Rizzo, accompagnati dalla compagnia Artemis Danza. Tra gli interpreti Irina Lungu (nel ruolo di Violetta il 24 marzo ci sarà Monica Tarone); Giuseppe Varano (nel ruolo di Alfredo Germont il 24 marzo ci sarà Alejandro Roy), Simone Piazzola (nel ruolo di Giorgio Germont il 24 e 25 marzo sarà Carlos Bergasa), quindi Milena Josipovic (Flora Bervoix) e Paola Santucci nei panni di Annina.
L’impianto registico, partendo dalle pagine di Dumas, sarà concentrato sull’universo interiore dei personaggi, raccontati nella loro dimensione psicologica, sentimentale e sociale, riconoscendo in questa visione la novità con cui la musica e il teatro romantico di Verdi si imponeva a metà Ottocento con bruciante attualità. “Personaggi intrappolati in eleganti gabbie”, racconta la regista Rosetta Cucchi, “Che sono le loro esistenze, fatte di solitudini infinite, convenienze sociali e fragili compromessi con il destino. Nella mia Traviata ho voluto inasprire il sentimento della solitudine di una donna che, come una bambola tirata dai fili di un destino da lei stessa scelto, sfiora continuamente nella vita una moltitudine di anime senza mai incontrarle veramente, fino a quando un uomo riesce a toccarla, a entrare nella sua scatola, a insinuare in lei il sospetto che da quel luogo dell’anima si possa uscire, con le proprie forze, beffando il destino, che tranquillo la attende mimetizzato tra le tante ombre”.
Com’è noto Verdi con quest’opera – che ha debuttato con esito negativo alla Fenice di Venezia il 6 marzo 1853 – compie il passo decisivo verso la sua nuova drammaturgia, dove a tessere i legami fra i personaggi non è più l’immancabile storia d’amore, ma anche una variegata rete di rapporti intrisa di sottili valenze psicologiche. In questo senso la figura di Violetta è più complessa di tutte le eroine che la precedono e una delle più “moderne” dell’intera drammaturgia verdiana. Tenendo in gran conto tali peculiarità si muove la regia di Rosetta Cucchi. “Questa Traviata non sarà certo opulenta ma essenziale, minimale – commenta la regista che è anche direttore artistico della Fondazione Toscanini -, per mettere maggiormente in risalto la solitudine di questa donna che, pur vivendo in società, non viene scalfita da essa. Desidero dare un segno forte a tale tematica”. La Cucchi dunque è partita dal concetto di estrema solitudine di questa donna, Violetta, che pur essendo attorniata da una Parigi in continua festa, vive una profonda solitudine, una donna che non identifichiamo in nessun luogo e tempo, sfiorata da ombre. Una donna sola in mezzo al mondo le cui ombre la sfiorano, senza toccarla.