Mobilitazione della Conferenza delle Donne del Pd per l\’8 marzo

Violenza sulle donne, “dimissioni in bianco” e l’insediamento di una Breast Unit a Piacenza. Queste sono le tematiche per le quali la Conferenza delle donne, organo del Pd raccoglierà firme nel corso dei tre banchetti che verranno allestiti il 17, 21 e 24 marzo.

Radio Sound

Programma banchetti per raccolta firme contro la pratica delle ‘dimissioni in bianco’
Con il termine di “dimissioni in bianco” ci si riferisce alla pratica, illegale, tesa ad obbligare i neoassunti a firmare una lettera di dimissioni priva di data, contestualmente alla sottoscrizione del contratto di lavoro.
Scopo della lettera, di palese intento ricattatorio, è quello di poter escludere dall’organico in qualsiasi momento il dipendente, senza corrispondere alcuna indennità e per qualsiasi motivo.
Per porre fine a tale pratica, il Parlamento, su disegno di legge del Governo Prodi II, aveva approvato la Legge del 17 ottobre 2007, n. 188, recante Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie della lavoratrice, del lavoratore, nonché del prestatore d’opera e della prestatrice d’opera, che imponeva l’obbligo di redigere le dimissioni su apposito modello informatico, predisposto e reso disponibile da uffici autorizzati.
Dal 5 marzo 2008 secondo quanto disposto dalla legge predetta e dal relativo Decreto attuativo del 21 gennaio 2008, del Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica Amministrazione (pubblicato sulla G.U. n. 42 del 19 febbraio 2008), la procedura per le dimissioni andava eseguita obbligatoriamente on-line sul sito del Ministero del Lavoro, pena la nullità delle dimissioni.
Il codice progressivo, la data validata telematicamente, limitata a soli 15 giorni, assicuravano che non si trattasse di atti sottoscritti tempo prima e utilizzati a discrezione del datore di lavoro. Per comunicare le dimissioni, il lavoratore doveva recarsi personalmente presso un intermediario abilitato dal Ministero del Lavoro, che aveva cura di compilare il modulo on line, vidimarlo con marca temporale tale da renderlo non falsificabile o alterabile, che doveva essere quindi consegnato al datore di lavoro. Nel giugno del 2008 il Governo Berlusconi IV, con Maurizio Sacconi ministro del Welfare, ha abrogato con decreto legge n. 112 del 25 giugno 2008, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria, all’art. 39, comma 10, lettera l), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 147 del 25 giugno 2008, (conv. nella legge n. 133/2008) la legge n. 188/2007, e quindi l’intera disciplina delle dimissioni on-line, con un regresso alla situazione precedente. Pertanto, dal 26 giugno 2008, non è più necessario compilare alcun modulo informatico, ma basteranno le “vecchie” dimissioni, predisposte su qualunque foglio.
Da indagini promosse da associazioni femminili e Sindacati risulta che il fenomeno interessa circa 2 milioni di lavoratrici e lavoratori italiani, ma colpisce soprattutto le donne in età fertile in una percentuale del 60% ed è diffuso su tutto il territorio nazionale. Secondo quanto risulta dal Rapporto annuale 2011 dell’Istat “Sono circa 800 mila, quasi il 9 per cento delle lavoratrici, le donne che, nel corso della loro vita, sono state licenziate attraverso le dimissioni in bianco o perché in gravidanza. A subire più spesso questo trattamento sono le più giovani (il 13,1 per cento delle madri nate dopo il 1973), le residenti nel Mezzogiorno (10,5 per cento) e le donne con un titolo di studio basso (10,4 per cento), le donne che lavorano o lavoravano come operaie (11,8 per cento), quelle impiegate nell’industria (11,4 per cento).” C’è da aggiungere come, data anche la congiuntura critica in cui ci si trova dal punto di vista dell’occupazione, “tra le lavoratrici costrette a lasciare il lavoro in occasione o a seguito di una gravidanza, solo 4 su 10 hanno poi ripreso l’attività, solo 23 su 100 al Sud”. Poiché il Ministro Fornero ha più volte dichiarato di voler intervenire su questa grave situazione e da tempo sono stati assegnati alla Commissione Lavoro del Senato i ddl dei senatori Ichino e Nerozzi, appunto sul contrasto del fenomeno delle dimissioni in bianco, la Conferenza delle Donne del PD di Piacenza ha deciso di supportare queste istanze con una raccolta di firme da consegnare ai senatori del PD promotori di questa istanza. La materia diventa quindi oggetto di iniziativa della Conferenza Donne per il prossimo 8 marzo che prevede un piano banchetti per la raccolta di firme a Piacenza, nelle date: Sabato 17 marzo, Mercoledì 21 marzo, Sabato 24 marzo. Le Consigliere Calciati, Piroli e Rocchi hanno presentato una Risoluzione su questo tema alla seduta del Consiglio Comunale di Piacenza di lunedì 5 marzo u.s. Si intende ora estendere la presentazione anche gli altri Comuni della provincia.

Violenza sulle donne
E’ un bollettino di guerra, una fenomeno di tragica attualità: , come dimostrano i dati raccolti da numerose indagini e ricerche fatte da associazioni femminili e dall’ISTAT, si rivela fenomeno in costante crescita e che ha già raggiunto dimensioni gravi ed inquietanti.
Il femicidio si deve ormai considerare un evento consueto che si verifica con una grande ripetitività: non passano tre giorni da un episodio al successivo; anche gli schemi che segue si ripetono, i luoghi in cui esso si verifica, la mano degli autori, le vicende della vita della donna o della coppia che dovrebbero rappresentare fattori di rischio, allertare la rete delle istituzioni, ma di cui troppo spesso non ci si fa carico.
Un dato significativo riguarda il luogo in cui la donna viene uccisa: nel 2010 nel 70% dei casi la donna viene uccisa in casa, sia essa la propria o quella del partner o della persona, comunque conosciuta, che commette il delitto.
Si confermano i dati sul rapporto di profonda, spesso intima conoscenza tra uccisore e donna uccisa: 54% dei casi la donna trova la morte all’interno della relazione di coppia, o a causa della sua interruzione mentre soltanto nel 4% dei casi l’autore è uno sconosciuto. Quest’ultimo dato, che varia negli anni per quanto riguarda il tipo di legame che la vittima ha con l’uccisore, conferma che è sempre una persona molto vicina a uccidere la donna.
Occorre anche qui ribadire come sia fuorviante e mistificatorio presentare la strada e gli sconosciuti, tanto più se stranieri, quali potenziali luoghi e soggetti più pericolosi per l’incolumità della donna.
I dati ci confermano che è l’ambiente domestico il luogo dove la donna rischia maggiormente la sua vita, ed è il rapporto più intimo come quello di coppia che può esserle fatale. E’ pertanto sbagliato l’altrettanto diffuso convincimento, che guida spesso i mass media, che si debba dare un peso del tutto particolare all’uccisione di una donna commessa da uno straniero.
Nella stragrande maggioranza dei casi le donne, anch’esse per lo più italiane, vengono uccise da uomini italiani. Tanto che si può dedurne che la diversità culturale resta un fattore assolutamente marginale nel fenomeno del femicidio in Italia.
Un dato importante che ci preme segnalare è come spesso, oltre alla donna, altri soggetti restano coinvolti in queste drammatiche uccisioni: per lo più i figli e le figlie della vittima e dell’autore, amiche, conoscenti, spesso una parente, di frequente un’altra donna. In contrasto a questo angosciante fenomeno, la Conferenza Donne regionale ha deciso di esprimersi a favore dell’approvazione di una Legge regionale interamente costruita sulla violenza di genere ritenendo che il suo inserimento in un capitolo possa sminuire la sua importanza e ne farà quindi la propria battaglia per l’8 marzo.
A tal proposito è stato chiesto, per quella data, un incontro con la regione nelle persone del Presidente Va-
sco Errani, la presidente della commissione pari opportunità Roberta Mori e l’assessore alle Pari Opportu-
tà Donatella Bortolazzi.
La nostra Conferenza provinciale intende sostenere con forza questa e qualsiasi altra iniziativa che, in questo senso, verranno intraprese dalla regionale.

Patologia del Carcinoma Mammario e costituzione Breast Unit certificata a Piacenza
Il tumore del seno colpisce, ogni anno, 1 donna su 10; è il tumore più frequente nel sesso femminile e rappresenta il 25% di tutti i tumori che colpiscono le donne; é, nel nostro Paese, la prima causa di morte per le donne nella fascia di età tra i 35 ed i 50 anni; é la causa del 17% di tutti i decessi femminili dovuti a malattie oncologiche;
Il tema dell’incidenza del cancro della mammella (carcinoma mammario – di seguito indicato C.M. -) nelle donne al di sotto dei 45 anni rappresenta una problematica di grande rilevanza socio-economico ed una sfida sanitaria non più dilazionabile.
Il trattamento clinico annuo di carcinoma mammario (cancro al seno) nella nostra provincia è di oltre 300 nuovi casi all’anno.
Esiste una Risoluzione del Parlamento Europeo del 25/10/06 che invita gli Stati membri a dotarsi, entro il 2016, di Breast Unit al fine di garantire a tutte le donne della U.E. uguale accesso alle migliori cure possibili in tema di C.M.
In data 8 marzo 2011, la 12° commissione (Igiene e sanità) del Senato della Repubblica Italiana – accogliendo la raccomandazione del Parlamento Europeo – ha votato una mozione sulle ‘malattie ad andamento degenerativo di particolare rilevanza sociale, con specifico riguardo al tumore della mammella’ riconoscendo che il nuovo obiettivo, finalizzato al contrasto del costante aumento di incidenza del C.M. e la garanzia delle migliori strategie per ridurne la mortalità, passa attraverso una razionalizzazione all’interno di specifici modelli assistenziali denominati Centri di Senologia Breast Unit.
L’argomento su cui poggia tale ragione è che nelle BU si riduce la mortalità da cancro al seno (fino del 15-20%) e si migliora la qualità della vita grazie a un percorso interdisciplinare e a figure professionali dedicate con altissimi livelli di competenza e specializzazione; inoltre si riduce la spesa globale delle cure. Affinché una BU sia tale e certificata occorre che soddisfi requisiti fondamentali fissati da EUSOMA (European Society of Breast Cancer Specialists).
Nei criteri stabiliti dalle suddette normative, per attivare una B.U. si fissa a 150 il numero minimo di nuovi casi/ anno: a Piacenza tale limite viene ampiamente superato. Nell’ambito delle iniziative per l’8 marzo il Comune di Piacenza organizza il Convegno
“8 marzo in salute – Verso la Breast Unit in sostegno della medicina di genere. La gestione coordinata degli interventi sanitari di prevenzione, diagnosi, cura del tumore al seno”
che si terrà il giorno sabato 10 marzo, alle ore 16.00, presso l’Auditorium S. Ilario di Via Garibaldi a Piacenza.

La Conferenza sostiene e promuove la partecipazione a questo evento (in cui anche alcune nostre iscritte interverranno come relatrici).
Ma oltre a questo, si ritiene importante anche impegnarsi in prima persona per un più specifico orientamento delle scelte di Istituzioni e ASL che fissi l’obiettivo finale al più alto grado di qualità : ottenere che l’Azienda U.S.L. di Piacenza, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, punti alla costituzione di una Breast Unit certificata.
Nella seduta di Consiglio Comunale di lunedì 5 marzo le Consigliere (Calciati, Girometta, Piroli, Rocchi) hanno presentato una mozione per impegnare Sindaco e Giunta ad attivarsi in tutte le sedi istituzionali opportune per ottenere che l’Azienda U.S.L. di Piacenza, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna e candidandosi ad accedere ai finanziamenti europei citati in premessa, costituisca a Piacenza un’Unità Specializzata di Senologia con certificazione di qualità EUSOMA (Breast Unit certificata sulla base di quanto previsto e disposto dalla normativa europea).