Scrivere senza parole: la musica come testo. Ne parlerà il regista e responsabile artistico della compagnia d’ombre di Teatro Gioco Vita Fabrizio Montecchi mercoledì 7 marzo alle ore 17 nel Ridotto del Teatro Comunale Filodrammatici di Piacenza. L’incontro, rivolto in modo specifico agli insegnanti ma aperto anche a tutto il pubblico, è il secondo del ciclo “La scrittura scenica – Scrivere per il teatro”, proposto dal Teatro Stabile di Innovazione diretto da Diego Maj e da Associazione Amici del Teatro Gioco Vita nell’ambito del programma “InFormazione Teatrale”, organizzato con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Un progetto che analizza diversi argomenti legati allo scrivere per la scena attraverso l’esempio di altrettanti spettacoli di Teatro Gioco Vita
Il tema della scrittura drammaturgica a partire da una musica sarà affrontato da Fabrizio Montecchi esaminando l’esperienza del “Sogno di una notte di mezza estate”, tratto da “A midsummer night’s dream” di Félix Mendelssohn-Bartholdy, coproduzione con Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Imperfect Dancers, andato in scena al Teatro Municipale domenica 4 marzo nella Stagione di Danza della Fondazione Teatri e replicato con successo per le scuole lunedì 5 marzo.
Il “Sogno” sarà quindi l’occasione per parlare di come sia possibile assumere e trasformare una musica in testo teatrale.
Il ciclo “La scrittura scenica” ha preso il via il 15 febbraio scorso con un incontro su “Scrivere con le parole: la letteratura come testo. L’esempio di Asmodeo” e si concluderà mercoledì 21 marzo 2012, quando Montecchi parlerà di “Scrivere con le figure: il libro illustrato come testo. L’esempio di Ranocchio”.
«Un percorso – spiega il curatore Fabrizio Montecchi – che più che la drammaturgia tradizionale vuole indagare una forma di scrittura drammaturgica che favorisca la sintesi di tutti i linguaggi della scena, una scrittura che permetta la messa in atto simultanea di tutti gli aspetti legati alla progettazione di uno spettacolo: il testo, la scenografia, il lavoro dell’attore, la musica, le luci, per citare solo i principali. Perché questo strumento, che qui chiamiamo scrittura scenica, fatto di testi, appunti, disegni, foto, ecc., non è semplicemente da intendersi come la stesura finale, il risultato, di un processo, ma come il processo stesso. Utile dunque in tutte le fasi di creazione di uno spettacolo: dall’elaborazione del testo alla concezione della scena, dal ruolo della musica alla recitazione».
Nato a Reggio Emilia nel 1960, Fabrizio Montecchi ha compiuto studi d’Arte e di Architettura. Dal 1978 è collaboratore stabile di Teatro Gioco Vita, con il quale ha lavorato alla crescita e allo sviluppo dell’espererienza, unica nel suo genere, di teatro d’ombre. Ha partecipato all’allestimento di tutti gli spettacoli della Compagnia ricoprendo vari ruoli, dall’animazione all’ideazione e alla regia. Sempre per conto di Teatro Gioco Vita, ha lavorato a collaborazioni con Enti lirici, di prosa e di balletto. Ha curato stage e seminari in Italia, Belgio, Brasile, Canada, Cuba, Francia, Germania, Polonia, Portogallo, Scozia, Spagna, Svezia e diverse pubblicazioni sul teatro d’ombre. Insegna all’École Nationale Supérieure des Arts de la Marionnette di Charleville-Mézières (Francia) e ha avuto incarichi di docenza alla Turku Arts Academy di Turku (Finlandia), all’Akademia Teatralna di Bialystok (Polonia) e alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano.
Collabora dal 1994, in qualità di regista e scenografo, con il Dockteatern Tittut di Stoccolma. Come scenografo ha lavorato con il coreografo Mauro Bigonzetti alla realizzazione di “Serata Stravinskij” (Aterballetto, 2002) e “I Fratelli” (Stuttgart Ballet di Stoccarda, 2006). Come scenografo e creatore d’ombre ha realizzato “La barca dei comici”, regia di Stefano De Luca (Piccolo Teatro di Milano e Teatro Gioco Vita, 2007), e “Peter Pan”, regia di Dougie Irvine (Children’s Theatre Company di Minneapolis e Visibile Fictions di Glasgow, 2008).
Ha curato regia e scene nel 2009 dell’opera lirica “De l’ombre eterne”, rappresentazione per voci, corpi e ombre da “L’Orfeo” di Claudio Monteverdi (Teatro Gioco Vita, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Scuola dell’opera italiana Teatro Comunale di Bologna, nell’ambito di “Operafutura – Laboratori per un nuovo teatro musicale”), e nel 2011 dello spettacolo “Widmo Antygony”, da Sofocle (BTL, Teatr Lalek di Bialystok, Polonia).