Costerà di più, a partire forse da maggio, la tanto amata tazzina di caffè. Da 1 euro passerà ad 1.20 euro. La data dell’aumento non è ancora certa, ma Confesercenti ha deciso di rivedere il listino-prezzi dopo una sofferta assemblea che si è svolta ieri pomeriggio. Non tutti hanno da subito sposato l’idea dell’aumento in una stagione che sta già penalizzando il commercio e i consumatori, ma al termine dell’incontro si è deciso l’aumento dell’intero listino.
Oltre al caffè, rincarano il cappuccino (da 1.30 euro a 1.50) e la brioche che passa da 80/1 euro ad almeno 1 euro. Il caffè corretto passa da 1.50 a 1.70 euro, il tè idem. Per amari o liquori che oggi oscillano mediamente sui 2/3 euro, si sale a 3/4.
La Confesercenti si è data un mese di tempo per mettere a punto i nuovi prezzi e ripresentarli all’assemblea e alla cittadinanza.
Tra le motivazioni alla base dei rincari, dieci anni di listino prezzi fermo, nonostante l’aumento delle utenze (gas e luce) del 6 per cento, degli affitti del 3 per cento (indice Istat), e da giugno dell’Iva dal 21 al 23 per cento per le merci acquistate.
L’aumento è comunque facoltativo e ciascuno potrà decidere anche di mantenersi sotto i valori decisi. “Siamo convinti che se l’operatore che applicherà gli aumenti saprà comunicare con il proprio consumatore spiegando che la serietà della propria impresa passa anche attraverso un prezzo equo sarà vincente” commenta Fausto Arzani, presidente di Confersercenti Piacenza “Se invece si applicherà la politica del prezzo più basso per fare concorrenza al proprio vicino, certamente la categoria ne risentirà in modo preoccupante”.