Prosegue la rassegna Cineclub – Grandi film su grande schermo,questa sera all’ Iris 2000 multisala. Alle 21 è in programma la proiezione di Samsara, di Pan Nalin. E’ la storia di un monaco buddista che riemerge da anni di meditazione solitaria e che si innamora di una donna bellissima che risveglia i suoi desideri sessuali sopiti; una storia girata sullo sfondo magnifico e aspro del Ladak, a 4500 metri di altitudine, nella regione del Kashmir.
Pan Nalin è un regista, sceneggiatore e documentarista indiano. Oltre a “Samsara”, i suoi film più importanti sono “Samsara” (2002) e “La valle dei fiori” (2006) e “Ayurveda” (2001).Tutti i suoi film evocano una ricerca spirituale, con particolare attenzione per la sensualità, l’erotico, la fede, la religione e la società.
Pan Nalin ha lottato sette lunghi anni per realizzare questo progetto, per convincere i produttori che il film si poteva girare e soprattutto che si poteva girare nel Ladakh.
Oltre all’entusiamo della troupe per la sceneggiatura, c’era l’atteggiamento Zen di Nalin nei confronti della sua cinematografia, da lui ribattezzata “zenematografia”. Tutto questo si rifletteva anche nello stile di vita quotidiano della troupe alla quale venivano offerte lezioni di yoga, e trattamenti olistici Ayurvedici erano disponibili per chi avesse bisogno di una cura o di ritrovare la calma. L’idea era quella di costruire un’atmosfera spirituale per portare a buon fine la realizzazione di questa storia d’amore spirituale.
SAMSARA
R.: Pan Nalin. Sc.: Tim Baker, P. Nalin. Int.: Shawn Ku, Christy Chung, Neelesha Bavora, Sherab Sangey, Jamayang Junpa. India/Germania, 2001, col., 138′.
Una carovana di lama, condotta da Apo, vecchio e saggio monaco buddista, va a prendere Tashi che per tre anni è rimasto in meditazione solitaria in un luogo inaccessibile. Il giovane Tashi è alla ricerca dell’illuminazione spirituale ma l’incontro con la bellissima Pema risveglia i suoi più intimi desideri sessuali. Tashi capisce per rinunciare all’esistenza terrena, bisogna prima provarla. Perciò abbandona il monastero dove ha vissuto dall’età di cinque anni, sposa Pema, che ha le qualità di un saggio pur vivendo nel mondo, e da lei ha un figlio, Karma. Ma Tashi non è pronto ad affrontare tutti gli aspetti della vita quotidiana.
Pan Nalin
Pan Nalin, regista autodidatta, è nato in uno sperduto villaggio nella regione di Adatala, India. La vera ricchezza che ha ricevuto dalla sua famiglia è stata la sua educazione spirituale. Da bambino, Nalin non amava la scuola; preferiva disegnare e dipingere. Spesso metteva in scena spettacoli con bambini, o prendeva parte a drammi mitologici. Ha visto il suo primo film soltanto all’età di nove anni circa, ma da quel momento ha desiderato realizzare film.
Più tardi, da adolescente, ha lasciato la sua famiglia e il suo villaggio inseguendo il cinema. Dopo aver studiato Belle Arti e Disegno, e dopo aver girato 4 film d’animazione e 20 cortometraggi muti, Nalin è giunto alla conclusione che la miglior scuola sia sempre la vita. Perciò fece ritorno a Bombay dove iniziò a lavorare come ‘runner’ in un film. Ci vollero soltanto pochi mesi perché i produttori capissero il talento di Nalin, e gli offrissero la possibilità di dirigere delle pubblicità e dei filmati industriali. Dall’immediato successo che riscosse nel mondo commerciale, imparò nuove preziose lezioni.
Tornato in India dopo un’esistenza nomade durata sei mesi in viaggio per l’Europa, girovagò per i monti Himalaya alla ricerca di un solido fondamento spirituale, e sviluppò nuove idee per diversi film. Insieme alla scrittura, decise di sperimentare un formato per lui nuovo, il cortometraggio. Nalin ha realizzato diversi documentari in collaborazione con Canal Plus, BBC, Discovery, National Geographic, France 3 e altri ancora.. Nel 1993 sentì che il momento era giusto per realizzare il suo primo lungometraggio
Note
Le riprese iniziarono in mezzo a una situazione politica molto tesa e a un coprifuoco. I militanti del Kashmir avevano sparato a tre monaci, e si sapeva che esistevano altri problemi che potevano esplodere da un momento all’altro. L’ambasciata tedesca chiese al gruppo di lasciare il Ladakh prima possibile, ma tutti credevano così fortemente nel film che decisero di restare ed aspettare che la situazione si fosse calmata.
Quando le riprese ricominciarono, arrivarono nuove catastrofi: l’accampamento fu totalmente allagato e il film fu interrotto per una settimana per evacuare la troupe; un gruppo elettrogeno si sfracellò in fondo a una vallata; il cane Kala fuggì e fu impossibile trovarne uno uguale; le voci di una guerra fra l’India e il Pakistan crescevano, e un turista tedesco rimase ucciso. Oltre a tutto questo, molti componenti della troupe soffrivano gravemente per via dell’altitudine.
L’inverno era alle porte e le riprese dovevano terminare prima che le abbondanti nevicate bloccassero i passi di montagna rendendo impraticabile qualsiasi via d’uscita. Ma la fede nel progetto della troupe e del cast permise al film di proseguire.