Dopo aver incantato il pubblico del teatro Verdi con lo spettacolo “Senza confini. Ebrei e zingari”, sabato 28 gennaio Moni Ovadia, insieme all’assessore alla Cultura Augusto Bottioni, all’assessore alle Politiche scolastiche Luigi Orrù, a una rappresentanza dell’Anpi guidata dal presidente Danilo Frati e al dirigente scolastico dell’istituto Mattei Mauro Monti, è intervenuto all’inaugurazione della mostra “Piacenza 1938-1945. Le leggi razziali”, promossa dall’Istituto storico della resistenza, rappresentato dal presidente Fabrizio Achilli e dalla direttrice Carla Antonini.
“Oggi, in occasione della Giornata della Memoria, il nostro Comune – ha osservato l’assessore Bottioni – ha esposto la bandiera a mezz’asta per testimoniare il nostro dolore nei confronti di tutti coloro che hanno perso la vita o qualche caro in seguito al genocidio avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi, purtroppo, c’è ancora qualcuno che nega l’olocausto. Questo mostra dedicata alle leggi razziali intende invece spiegare che cosa ci fu all’origine delle persecuzioni del popolo ebraico e di tante altre minoranze”.
La mostra presenta i documenti archivistici e gli articoli della stampa piacentina, accompagnati dalla narrazione degli elementi di contesto storico generale e dalle immagini della propaganda antiebraica, riprodotta in particolare sul periodico “La Difesa della razza”.
“Questa mostra – ha sottolineato Fabrizio Achilli – vuole aiutare i ragazzi a comprendere le ragioni che hanno spinto milioni di persone ad essere private di ogni bene, deportate nei campi di sterminio e uccise senza un briciolo di pietà”.
Carla Antonini ha evidenziato il ruolo fondamentale della stampa, anche quella piacentina, nella diffusione dell’ideologia alla base delle leggi razziali: “Mussolini era attentissimo alla comunicazione: era lo stesso duce che nominava i direttori dei giornali. E anche a Piacenza il quotidiano La Scure si distinse per la propaganda delle leggi razziali”.
Poi è salito in cattedra Moni Ovadia, che ha incantato il pubblico presente e i ragazzi delle scuole medie presentando “Binario 21. Il canto del popolo ebraico massacrato”, il libro (con allegato dvd), liberamente tratto dal poema di Yitzhak Katzenelson: “Il binario 21 – ha raccontato Moni Ovadia – è ancora presente alla stazione centrale di Milano. E’ un binario sotterraneo da cui partivano i treni diretti nei campi di sterminio. Su uno di questi treni salì anche la mia amica Liliana Segre, allora tredicenne, oggi nonna. Liliana era una bella ragazzina, benestante, e venne imprigionata e poi deportata da un giorno all’altro solo perché era ebrea. Liliana venne spogliata di ogni bene e deportata ad Auschwitz, dove rimase un anno e sei mesi e da dove tornò irriconoscibile. Tutto questo non deve più accadere e a voi ragazzi dico di non accettare mai un’ingiustizia nei confronti di un altro essere umano”.