“Quel giorno Antonio era la voce di tutti noi, le sue mani erano le nostre attaccate insieme alla corda di quella campana”. Con queste parole è stato salutato il partigiano Antonio Papamarenghi nella parrocchia del Preziosissimo Sangue. L’ultimo eroe della Resistenza piacentina, il Moro – chiamato così da amici e compagni -, si è spento all’età di 85 anni lasciando dietro di sé il ricordo di un’avventura segnata dalla ribellione e dal desiderio di libertà.
“È difficile per me parlare davanti all’amico di sempre e congedarsi. Il ricordo più bello del nostro Moro è quello di lui ragazzino. Un giovane di 17 anni, come ce ne erano tanti nella provincia di Piacenza. Un giovane che riuscì a ribellarsi, rompendo con gli schemi imposti dalla società fascista degli anni ’40”. Nella piccola chiesa gremita di parenti e piacentini, le parole di congedo sono quelle di Mario Cravedi, Presidente dell’Anpi ma prim’ancora amico e compagno di viaggio del Moro.
“Fu lui ad arrampicarsi per suonare la campana del Palazzo Gotico, il giorno della Liberazione. Il 28 aprile del 1945. Fu come uno squarcio. Atteso e desiderato da troppo tempo. E la piazza esplose in un boato incontrollabile di gioia. Quella stessa campana che cinque anni prima ci aveva annunciato l’entrata in guerra, suonava per la libertà. Per un mondo nuovo”.
Tra la commozione e il ricordo emerge nitido il ritratto di un uomo, di un combattente, di un partigiano capace di calcare le orme della grande storia in un tempo che sembra ormai troppo lontano, distante anni luce da qui. “Antonio – chiosa Cravedi – deve essere portato da esempio. Ai giovani, soprattutto. Fu un uomo capace di sentimenti profondi, veri, leali. Un partigiano prima, un gran lavoratore poi, dedito essenzialmente a due valori: la libertà e la famiglia”. Un’altra epoca, forse. Un’epoca in cui si combatteva ancora per valori e ideali.
“In pochi minuti mi arrampicai sulla scala a pioli e arrivai alla campana, a s’era un gatt, alura. La suonai reggendo con la mano il batacchio e tutta la piazza esplose nei festeggiamenti”. Antonio Papamarenghi, detto il Moro.