“Non siamo una casta”. E’ questa la convinzione dei tassisti piacentini, che condividono l’atteggiamento con i colleghi di tutta Italia, in risposta alle liberalizzazioni annunciate dal governo.
Sono 31 i tassisti a Piacenza “e anche se diventassimo 60 le tariffe non diminuirebbero”. Sembra essere il leit motiv che circola nell’ambiente, di questi lavoratori che, almeno nella nostra città dicono di aspettare oltre un’ora per ogni corsa per poi guadagnare, si e no, dai 6 ai 12 euro.
Ma andiamo a conoscere i motivi che portano i tassinari a reagire con fermezza, tramite i loro sindacati, ad ogni proposta di apertura del mercato.
“Le tariffe sono ferme da 2 anni e con il sistema attuale vengono stabilite dal comune, non da noi, mentre invece se si liberalizzerà verranno decise dai singoli operatori. E’ questo uno dei vantaggi del sistema attuale” ha affermato uno dei tassisti intervistati ai nostri microfoni, che hanno poi preso ad esempio i sistemi vigenti in altri paesi: “In Germania e Francia fanno nello stesso modo. Se loro sono i primi della classe in Europa non si capisce perché noi dovremmo fare diversamente?”.
Le liberalizzazioni in sostanza, secondo chi ogni giorno macina chilometri sulle nostre strade, porterebbero al raddoppio delle licenze, con un successivo abbassamento del loro valore ma soprattutto ad una maggiorazione delle tariffe. “Si è verificato in Olanda e Svezia. Hanno aumentato i lavoratori nel settore e loro, per poter sopravvivere, hanno dovuto rincarare sui costi delle corse. C’è anche uno studio della Banca D’Italia che conferma questa tesi”.
TASSISTI A PIACENZA – Per quanto riguarda il lavoro del tassista a Piacenza, oltre ai problemi che graverebbero sulla categoria con le liberalizzazioni, sembra permanere il disagio dal punto di vista della viabilità. “E’ certo che uno scorrimento del traffico più fluido consentirebbe di abbassare le tariffe, a vantaggio dei consumatori” ha precisato un lavoratore che opera davanti alla stazione ferroviaria. E per avvalorare la sua denuncia ha portato un esempio: “Il tratto di via Giordani, che va da via 4 Novembre allo Stradone Farnese è affollato da auto private che li non potrebbero circolare. Se il taxi ci mette 4-5 minuti per fare 200 metri il costo della corsa aumenta. Ma quella è una responsabilità del comune”.
I tassisti, quasi all’unanimità, hanno comunque ammesso che con l’amministrazione di Piacenza dei passi avanti sono stati fatti, in particolare nel centro cittadino: “Con il comune c’è dialogo per superare i blocchi del traffico. Avevamo chiesto un miglioramento della viabilità in centro storico. Era pronto il progetto per rimettere via Verdi a senso unico per tutti ma l’idea l’abbiamo stoppata. Nel centro storico, se c’è un problema su via Sant’Antonino e devo andare un piazza Sant’Antonino, se non ho via Verdi a disposizione come ci arrivo? devo fare il giro dell’oca, con costi che ricadono sui clienti”.
Quel che salta all’occhio, comunque, a prescindere dai dati o dalle polemiche è che i tassisti piacentini, come testimoniano anche le foto, non sono certo in frenetica attività, nonostante il periodo festivo appena trascorso.
In questi giorni, infine, ai tavoli di confronto tra sindacati e governo, si affianca la circolazione di numerosi volantini con studi di settore o anche semplici confronti con i dati dei riguardanti i taxi nei vari paesi dell’Unione Europea. (In allegato a fondo pagina).
Fermo nazionale dei taxi il 23 gennaio prossimo. Lo hanno deciso i sindacati nazionali dei tassisti, riuniti oggi a Bologna, nel quadro delle «azioni di lotta da intraprendere a fronte della mancata convocazione del Governo, nei prossimi giorni, per contrastare i provvedimenti annunciati in tema di liberalizzazione del settore».