Una vera e propria faida tra famiglie egiziane è finita con una persona all’ospedale e una gamba rotta. Ma poteva andare peggio, visto il tenore delle minacce e l’escalation di violenza. Dopo aver avuto paura a denunciare quanto accaduto il giovane, Khalil Abdelrahman di 23 anni, si è deciso a parlare e a rendere nota la sua triste storia, anche per cercare di avere giustizia del danno subìto. Il primo contatto con gli aguzzini, Khalil, lo ebbe circa tre mesi fa quando venne raggiunto da alcuni suoi coetanei nei pressi di via Roma. Poche parole, soprattutto ingiurie alla famiglia di appartenenza, a suo dire senza un particolare motivo e tante botte finite, fortunatamente, con qualche graffio. Da qui l’entrata in campo dei parenti che, per chiedere spiegazioni, raggiunsero l’altra fazione e riuscirono a calmare le acque. “Motivi di gelosia” ma non legati a una donna, semmai, secondo chi da giorni lo accudisce in ospedale, riguardanti vecchi dissapori che si potrebbero definire “tribali”. Quanto successo venne archiviato, almeno per Khalil e i suoi parenti, come una scazzottata tra ragazzi, delle tante che possono nascere da futili motivi. Ma forse i dissapori, per la parte avversa, non sono stati così facili da digerire. Il 29 dicembre, all’incirca verso le 21.30 di sera, il ragazzo si trovava in Piazzale Marconi nei pressi della stazione, all’angolo con il kebabbaro adiacente alle banchine per la sosta dei pullman, quando viene di nuovo avvicinato da due connazionali, sempre coetanei, che questa volta sono sembrati avere le idee ancora più chiare della precedente. “Dobbiamo ucciderti” oppure “Fai silenzio o ti facciamo più male” il tenore delle minacce che si è sentito rivolgere e poi giù botte. Tante da portarlo all’ospedale, con una gamba rotta, tre chiodi nel piede (per la frattura del malleolo) una prognosi di 60 giorni (solo per poter tornare a camminare con le stampelle) e tanta paura. Anche in questo caso però, come purtroppo accade spesso tra le comunità straniere, Khalil decide di non denunciare quanto avvenuto. Così, sia alla polizia che ai sanitari del 118, dice di essere caduto da solo. Ma ora, anche grazie alle sollecitazioni della famiglia, il ragazzo ha deciso di parlare. “Ha 5 persone da mantenere in Egitto, 4 sorelle e la madre e già aveva perso il lavoro. Proprio adesso che sembrava averlo ritrovato gli è capitata questa disgrazia” ci ha riferito uno dei parenti presenti nella stanza al Guglielmo da Saliceto. Vicende che in Italia e soprattutto a Piacenza non si vedevano da tempo, le quali risultano ancor più strane vista la nazionalità egiziana dei protagonisti. Ora però un altro problema è sorto per la denuncia. I parenti, infatti, cercando di fare le veci del ragazzo, erano andati nei giorni scorsi in questura per sporgere denuncia, con tanto di nomi di coloro che credevano responsabili del pestaggio ma si sono sentiti rispondere: “Deve venire lui. Quando potrà camminare verrà a denunciare” quando invece per prognosi sopra i 20 giorni la pratica dovrebbe partire d’uffricio. Vedremo come andrà a finire e se, oltre a poter chiedere un risarcimento per la gamba rotta, Khalil Abdelrahman potrà tornare ad avere una vita normale senza andarsene da Piacenza.