Sono «fortemente preoccupati». Per un percorso partecipato «che è stato disatteso», spiegano; e per dei «contenuti che sono allarmanti per il futuro urbanistico di questa città». Tanto da chiedere all’amministrazione comunale «di congelare l’iter del Piano Strutturare comunale». «I cittadini devono avere più tempo per esaminare le pratiche. Ne va della loro vita e dell’ambiente in cui vivono». E’ un coro unanime quello che si leva da Italia Nostra (Francesco Valenzano), Fai (Domenico Ferrari), Legambiente (Laura Chiappa, Marco Natali e Giuseppe Castelnuovo), Lipu e Associazione Pendolari (Ettore Fittavolini) decise, tutte insieme, a dare battaglia a questo Psc «con tutte le armi democratiche che abbiamo a disposizione». Critiche che spaziano su vari versanti. Ma prima ancora che sui contenuti, al Comune viene sferrato un attacco sulla partecipazione. «Si ribadisce – si legge nella nota – la necessità di modi e tempi dell’informazione e consultazione, in linea con quanto previsto nel documento preliminare approvato dalla Giunta Comunale, e che non si sta attuando, sia per quanto riguarda le modalità che i tempi (Agenda 21 e tempi non contingentati)». Ad avviso dei movimenti e delle associazioni «indicazioni completamente disattese». Lungo e articolato, invece, il capitolo dei contenuti. Uno dei capisaldi del nuovo Psc, che l’amministrazione conta di adottare entro la fine del mandato, è quello di non consumare più territorio agricolo. «Una balla» replicano i movimenti. «Il dimensionamento del Piano rischia di creare nuovi e preoccupanti carichi urbanistici alla città che si traducono in pericoloso occupazione di suolo, in maggior inquinamento ed in una peggiore qualità della vita. I dati sul patrimonio abitativo inutilizzato(oltre 8.000 alloggi) e sulla residua capacità insediativa del Prg vigente (oltre 156.000 mq di superficie utile da costruire, pari a 1.500 alloggi) evidenziano che non c’è carenza di alloggi liberi e di aree edificabili per i prossimi anni. Per questo, crediamo, vada ridimensionato il PRG vigente al fine di limitare l’ulteriore previsione di edificato, rivedendo il concetto dei “diritti acquisiti”, vada ripensato il Polo industriale previsto in località Roncaglia-Borghetto nonché l’utilizzo edificatorio intensivo delle aree militari che emerge dal masterplan del Politecnico». Poi c’è l’aspetto delle infrastrutture: «Per quanto riguarda le infrastrutture, il D.P. affronta soltanto questioni di grande scala, per lo più previste a livello nazionale, e alcuni “sogni”, mentre manca una concreta interrelazione con la mobilità urbana e, specificatamente, il piano urbano della mobilità, mentre è pure assente un concreto impegno in favore dello spostamento del traffico dalla “gomma” al ” ferro”. In questo Psc la gomma batte il ferro 1-0» spiega Chiappa. La filippica continua sul centro storico, «dove manca un approccio sistemico ad alcune parti del territorio bisognose di riqualificazione (dal centro storico ai quartieri periferici, alle frazioni, alla campagna circostante) e per le varie funzioni e attività economiche e sociali». Non viene risparmiato nemmeno l verde pubblico. «Verde pubblico e parchi che rappresentano il vero antidoto, sia per combattere l’inquinamento, che per evitare future catastrofi naturali, che per contribuire ad una migliore qualità della vita. Il verde deve rappresentare una priorità e, prima fra tutte, la realizzazione del Parco della Pertite, che è supportata dall’adesione plebiscitaria dei cittadini espressa nel referendum di giugno». Una bocciatura a 360 gradi su cui pende ancora la spada di Damocle delle aree militari.