È un vero e proprio “Sos” quello lanciato oggi dalle colonne del Sole 24 Ore – inserto Centro Nord – da parte degli assessori alla difesa del suolo di Emilia Romagna, Marche, Umbria e Toscana. Il Decreto Milleproroghe dello scorso settembre, infatti, ha congelato i 200 milioni di euro che lo Stato si era impegnato ad erogare per la sicurezza di questi territori, in base ad appositi Accordi di programma (90 milioni solo per la nostra regione). “Con i budget praticamente dimezzati, le Regioni sono costrette a rivedere i piani di investimento: vengono così messe a repentaglio opere considerate prioritarie”, spiega il Sole. Ad illustrare la situazione dell’Emilia Romagna, dalle pagine del quotidiano, è l’assessore Paola Gazzolo. “Stiamo portando avanti gli interventi sulla base di una pianificazione triennale legata all’immediata cantierabilità delle opere”, afferma. “Ritengo comunque necessario un ulteriore momento di confronto tra Stato e Regioni per definire una nuova strategia di intervento”. Un dialogo che l’assessore auspica di avviare con il neo ministro dell’Ambiente Corrado Clini, come a lui richiesto nel messaggio di congratulazioni inviatogli nei giorni scorsi. Al tempo stesso, l’assessore ricorda come, tra il 2009 ed il 2011, il 70% delle risorse investite da Piacenza a Rimini per la sicurezza del territorio siano state di provenienza regionale, a fronte del 30% statale. “Ciò a dimostrazione che l’Emilia Romagna ha mantenuto costante il proprio impegno contro il rischio idrogeologico, nonostante la diminuzione dei finanziamenti nazionali e l’azzeramento, da parte del Governo, del Fondo regionale di Protezione civile”. Sul territorio della Provincia di Piacenza, in particolare, nell’ultimo triennio sono stati attuati 147 interventi di difesa del suolo, per un totale di 6,5 milioni di euro. A cui vanno aggiunti circa 7,5 milioni relativi ad interventi urgenti e di messa in sicurezza legati ad ordinanze di protezione civile. “Per evitare tragedie come quelle dei giorni scorsi – conclude la Gazzolo – occorre rimettere al centro dell’agenda politica l’attività di prevenzione dal rischio idrogeologico attraverso un grande Piano nazionale a cui tutti i livelli istituzionali devono concorrere, dallo Stato alle Regioni agli enti locali. Le scelte del Governo precedente, di cui ora stiamo subendo le conseguenze, sono andate purtroppo nella direzione opposta”.