“Liberiamoci dalla violenza”. Non è uno slogan, ma il nome del nuovo programma sperimentale dell’Ausl di Modena – il primo nel suo genere in Italia in un servizio pubblico – che aiuterà uomini a porre fine ai comportamenti violenti nei confronti delle donne e all’interno della famiglia, guidandoli verso cambiamenti positivi. Un programma che può contare su un contributo di 35mila euro della Regione Emilia-Romagna, e che verrà presentato ufficialmente a Modena venerdì 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Dall’indagine Istat 2006 “La violenza e i maltrattamenti contro le donne” è emerso come fra gli uomini autori di violenze verso la propria compagna il 30% abbia assistito nell’infanzia a violenze familiari, il 34,8% le abbia subite dal padre e il 42,4% dalla madre. “Oltre a tutte le attività che facciamo con la rete territoriale già esistente, questo programma sperimentale vuole porre l’attenzione soprattutto su chi esercita la violenza – ha spiegato Teresa Marzocchi, assessore alle Politiche sociali, illustrando le iniziative della Regione per la Giornata internazionale – . Chi compie questi atti ha bisogno di aiuto; l’obiettivo dunque è aiutare le vittime, ma anche gli artefici. Anche perché sappiamo che chi agisce violenza, in genere, a sua volta ha sofferto violenza. Occorre rompere questa catena”.
“Aumentare la consapevolezza è il primo elemento di prevenzione per contrastare la violenza di genere – ha sottolineato Roberta Mori, presidente della Commissione per la Parità tra donne e uomini dell’Assemblea legislativa – . Per questo, in occasione del seminario del 24 novembre sulla violenza alle donne, diffonderemo dati e proposte di azioni positive. Come Commissione, infatti, vogliamo esercitare una funzione propositiva per rafforzare tutti gli strumenti necessari per prevenire e combattere questo fenomeno”. La presidente ha ricordato inoltre la visita, il 25 novembre, di una delegazione della Commissione – “di cui fanno parte, caso unico in Italia, consiglieri uomini e donne” – ai Centri antiviolenza di Bologna e Parma, per approfondire la conoscenza di queste importanti realtà.
Alla conferenza stampa oggi è intervenuta in rappresentanza del Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna Angela Romanin (Casa delle donne per non subire violenza di Bologna), che ha ricordato i motivi principali per cui una donna che subisce violenza fa fatica a chiedere aiuto e a denunciare: “Vergogna, senso di completa responsabilizzazione rispetto all’eventuale rottura della relazione con il partner e, in primo luogo, la paura, che è assolutamente giustificata”.
Il programma “Liberiamoci dalla violenza”
Se in Emilia-Romagna esistono associazioni e servizi competenti nella presa in carico le donne che hanno subito violenza, quasi nulla esiste riguardo al trattamento degli uomini che maltrattano. La situazione nel resto d’Italia non è molto diversa, mentre negli Stati Uniti e in altre parti d’Europa, a partire dagli anni ’80, si sono sviluppati programmi di trattamento per gli uomini, per aiutarli a “disimparare” comportamenti violenti e a sostituirli con capacità relazionali basate sull’uguaglianza di genere e sul rispetto dell’integrità e dell’autonomia delle donne. In particolare il “Centre Aternative til Vold” di Oslo, inaugurato nel 1987, ha già ospitato più di 4800 uomini. Negli ultimi anni gli operatori del centro, che sono essenzialmente psicologi, hanno iniziato a lavorare anche con i bambini, figli di uomini autori di violenze domestiche, poiché la violenza incide profondamente sulle relazioni familiari e sulla relazione padre-figlio. Analogamente al “Mens Counselling Center” di Vienna, dove si lavora in stretto contatto con la rete di accoglienza per le donne, periodicamente un équipe integrata valuta il procedere dell’intervento sull’uomo, tenendo quale punto di riferimento la stato di sicurezza e il benessere della donna accolta e dei suoi figli. In Emilia-Romagna l’Azienda Usl di Modena è stata individuata come istituzione capofila a livello regionale per la realizzazione del programma sperimentale “Liberiamoci dalla violenza” (Ldv) rivolto a uomini che compiono violenza di genere e intrafamiliare.
Quando la violenza è di genere: presentazione del volume “Femicidio”
L’elenco dei 14 femicidi – e dunque di uccisioni di donne in quanto donne – consumati in Emilia-Romagna nell’arco di undici mesi del 2011, da gennaio al 20 novembre, si apre con quello di Emilia (23 gennaio) e si chiude il 19 novembre con quelli di Augusta e Rachida. Tutte le vittime conoscevano il loro assassino e, per 12 di loro, si trattava del fidanzato, convivente, marito o di un ex. Tutto ciò conferma dati di indagini precedenti, nazionali e regionali: l’autore della violenza nei confronti delle donne è per la maggior parte dei casi una figura nota, e non uno sconosciuto incrociato per strada. Emilia, Ilham, Elena, Camilla, Beatrice, Gaetana: nomi, cognomi, storie e vite perse, raccolte in “Femicidio. Dati e riflessioni intorno ai delitti per violenza di genere”, volume promosso dal Gruppo Femicidio dell’associazione Casa delle donne per non subire violenza onlus di Bologna, realizzato con il sostegno della Regione, che viene presentato oggi pomeriggio nell’Aula magna di viale Aldo Moro 30. E’ dal 2005 che le autrici del libro e il gruppo di ricerca bolognese raccolgono e registrano, analizzando le pagine di cronaca nazionale e locale, le morti di donne che hanno trovato origine in una violenza perpetrata da uomini. In Italia sono 651, dal 2005 al 2010, e sono in crescita: 84 nel 2005, 101 nel 2006, 107 nel 2007, 113 nel 2008, 119 nel 2009, 127 nel 2010. Il delitto è compiuto perlopiù da un uomo che ha – o ha avuto – una relazioni di affetto o conoscenza con la vittima. Nel 2006 infatti il 63,4% erano mariti o compagni e il 10% ex; nel 2007 il 43,7% apparteneva alla prima categoria e il 14,2% alla seconda; nel 2008 le morti delle donne sono avvenute per mano del coniuge o convivente nel 38,1% dei casi e dell’ex nel 15,9%. Nel 2009 il 54% degli uccisori era il partner e nel 9% l’ex, mentre nel 2010 nel 22% dei casi era il marito (o compagno) e nel 22,8% l’ex. Sul totale dei femicidi raccolti dalla ricercatrici, in Emilia-Romagna risultano essere 7 le donne uccise nel 2005, 8 nel 2006, 10 nel 2007, 9 nel 2008, 12 nel 2009, 8 nel 2010. Per il 2011, l’elenco pubblicato in “Femicidio” arriva a quota 12, con Gaetana, assassinata il 4 ottobre, prima della chiusura del libro. Un elenco che purtroppo s’è allungato proprio nel corso dell’ultimo fine settimana con Augusta Alvelo, uccisa a Bologna dal compagno a coltellate, e Rachida Rida, originaria del Marocco, ammazzata a colpi di martello dal marito a Sorbolo Levante, frazione di Brescello, nel Reggiano. /CV
In allegato: i dati dell’accoglienza delle Case e dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna nel 2011 (al 31/10); le iniziative del Coordinamento dei Centri antiviolenza per il 25, il seminario dell’Assemblea legislativa del 24 e il convegno dell’Ausl di Modena del 25. In foto: Angela Romanin, l’assessore Marzocchi e la presidente Mori