Si sta concludendo l’annata agraria 2011 con luci ed ombre per quanto riguarda le produzioni. Ercole Parizzi, Presidente della Sezione di Prodotto Colture Industriali di Confagricoltura Piacenza, non nasconde le proprie perplessità per l’andamento anomalo delle quotazioni del frumento, in costante calo da un po’ di tempo a questa parte, dopo che avevano raggiunto i massimi storici e nel contempo, traccia un bilancio di fine campagna. “I cereali a paglia hanno avuto rese inferiori alle attese – spiega Parizzi – frumento ed orzo hanno risentito di una primavera molto siccitosa: indicativamente le rese medie si sono attestate, per il frumento, dai 40 ai 65 quintali/ettaro, mentre per il mais è stata certamente un’annata migliore con rese dai 90 ai 130 quintali/ettaro”. Una stima di Confagricoltura Piacenza evidenzia come soia ed olaginose abbiano rispettato gli standard con rese dai 25 ai 40 quintali/ettaro. Nessuna sorpresa neppure per la bietola che ha registrato una buona annata con rese dai 450 ai 550 quintali/ettaro ed un parametro di polarizzazione media di 15.50 gradi. Venendo al mais dolce, coltura molto importante per la nostra provincia, l’Associazione degli Imprenditori Agricoli ha registrato rese dai 150 ai 180 quintali/ettaro. Ciò che preoccupa è, ancora una volta la volatilità dei mercati e l’andamento anomalo delle quotazioni. “Sino a qualche anno fa era più facile stabilire il momento giusto per vendere – rileva Parizzi – immediatamente dopo la trebbiatura si registrava un prezzo più basso rispetto ai mesi successivi, ora non è più così. Le quotazioni del mais, che erano arrivate ai 26 euro al quintale, sono scese al di sotto dei 20: un calo così pesante non era prevedibile, ma vengono alla mente le considerazioni del Presidente Enrico Chiesa – ricorda Parizzi – quando quest’estate aveva sottolineato come un calo pesante sul mais poteva verificarsi in una situazione di permanenza della crisi economica. Allora, Chiesa aveva anche sottolineato come un calo delle quotazioni del frumento, destinato per il 70% all’alimentazione, si sarebbe potuto leggere come il campanello d’allarme di una recessione”. Le semine del frumento sono ormai al 90% con un aumento di superfici del 10% rispetto alla campagna terminata in cui erano scese ai minimi storici. Anche le semine de grano duro sono a buon punto stimando, pure su questo fronte, un aumento delle superfici. Nei mesi scorsi abbiamo assistito a momenti in cui il grano duro aveva la stessa quotazione del frumento: una situazione anomala. “Ora il gap tra grano duro e grano tenero è ristabilito, purtroppo, a discapito delle quotazioni del frumento – sottolinea Parizzi – ma credo che per il grano duro l’andamento delle quotazioni sia più controllabile: grazie alla presenza, nel nostro, Paese di un mercato ben definito. Mi sento di porre attenzione – conclude Parizzi – alla coltura della bietola, la cui remunerazione può essere interessante grazie alla politica di valorizzazione delle polpe”.