“Nonostante i conflitti tra i nostri popoli, conoscersi è stato bellissimo. L’ideologia? Preferiamo l’amicizia”. In un momento di forti tensioni tra Israele e Palestina, i giovani della Mondialità non smettono di sperare nella pace e, a quattro mesi dalla settimana passata insieme a Pontenure, con ragazzi di nove Paesi e quattro continenti, 15 ragazzi israeliani e altri 30 piacentini hanno condiviso questo pomeriggio in Provincia le esperienze vissute dal 18 al 25 luglio scorso. Il progetto di quest’anno era dedicato al tema “Accogliere la differenza, temere l’indifferenza”. L’iniziativa nasce per volontà dell’associazione pontenurese “A gonfie vele” (presidente Giuliana Rapacioli) e, da due anni, è sostenuta dall’amministrazione provinciale che ne ha fatto un suo “progetto bandiera”. Sono coinvolti nell’organizzazione anche: la parrocchia di Roveleto di Cadeo e quella di Pontenure, il servizio per la Pastorale della diocesi di Piacenza e l’Ufficio educazione Mondialità del Pime, che ha formato gli educatori. Patrocinano l’iniziativa, oltre alla Provincia, la Regione, i Comuni di Pontenure, Cadeo e la Fondazione di Piacenza e Vigevano. Tanti gli sponsor privati. La Mondialità è riuscita ad accendere su di sé anche i riflettori dei media nazionali. Quest’estate il direttore di Rai International Giancarlo Gioielli ha girato interi servizi sulle esperienze dei ragazzi. Un documentario è già ultimato, sarà presto in onda in tutte le lingue e a disposizione degli organizzatori, come testimonianza del percorso d’amicizia. Non solo, “work in progress”, il regista Gualtiero Peirce, all’ultima Mondialità ha lanciato il progetto “Otherness”: i ragazzi sono stati dotati di una telecamera per girare, una volta tornati nei Paesi d’origine, filmati sul tema dell’accoglienza. Ne uscirà un film che si vuole proiettare anche nelle sale cinematografiche. La stampa italiana ha dedicato a queste iniziative intere pagine, l’ultima è del Riformista. “Il tema – ‘accogliere la differenza, temere l’indifferenza’ – ci è piaciuto fin da subito – ha detto il presidente della Provincia Massimo Trespidi dando il benvenuto questo pomeriggio ai ragazzi – perché è un modo per presentare al meglio quel grande desiderio di accoglienza che ogni persona, di qualsiasi parte del mondo, possiede. E la prima grande accoglienza – ha rimarcato il presidente – è nei confronti di noi stessi. Se sappiamo accettare noi stessi, siamo infatti in grado di accogliere gli altri. Solo così il prossimo, nella misura in cui è ‘altro da noi’, rappresenta una risorsa. La Provincia ha creduto in questo progetto perché ha una forte valenza educativa: è cioè capace di tirare fuori dalle persone talenti e potenzialità che – senza un adeguato sostegno educativo – rischiano di rimanere inespressi”. Ai ragazzi anche i saluti dei sindaci Angela Fagnoni (Pontenure), Marco Bricconi (Cadeo), di Mirella Orlandi, del settore “Cooperazione internazionale e aiuti umanitari” della Regione e del presidente del Coni Stefano Teragni che quest’estate ha guidato i giovani nel percorso delle Olimpiadi della Mondialità alla Biffi di San Rocco. “Al Coni – ha ricordato – abbiamo esposto, l’una vicina all’altra, le bandiere di Israele e Palestina firmate dai ragazzi. Lo sport non conosce diversità ed è un veicolo di pace. Quella passata con questi ragazzi è stata una giornata che non dimenticherò mai”. Alcuni ragazzi presenti questo pomeriggio in sala consiliare sono ancora “nuovi” alla Mondialità, ma hanno scelto di seguire Angelica Edna Calò Livnè – fondatrice dell’Associazione di volontariato Amici di Beresheet LaShalom – in un percorso annuale di condivisione di vita e di esperienze artistiche, con coetanei di tutto il mondo. “Cosa mi aspetto dalla Mondialità 2012? Di imparare tante cose, attraverso l’ascolto dell’altro. Per farlo ci servirà tempo, ma credo che non mancherà” ha detto una di loro. Del resto il primo impatto – ha spiegato il marito di Angelica, Yehuda Calò Livne –, soprattutto tra palestinesi e israeliani, è spesso freddo e distaccato, ma quando i ragazzi imparano a conoscersi rimangono in contatto e, tramite i social network o anche con lo scambio di lettere, continuano a scriversi”. Lo conferma Itamar, da mesi in contatto epistolare con un amico palestinese. Oggi il giovane israeliano ammette: “La Mondialità è stata l’esperienza più bella della mia vita”. Marco, piacentino che la Mondialità l’ha già vissuta, chiede agli organizzatori, per l’edizione 2012, di continuare a “mettere la stessa passione”, mentre Francesca Giampietri, affiancata da Luca Serena – entrambi studenti di medicina in Romania – pensa che per la pace ci sia bisogno innanzitutto della “voglia di perdonare se stessi, i propri pregiudizi e, poi, quelli degli altri”. “La differenza, però, la facciamo nel piccolo. L’auspicio è, quindi, che vengano spese meno energie per litigare e più per perdonare, e che i nostri figli possano avere questo coraggio, senza paura di rimanere ‘nudi’ davanti a sé e agli altri”.