Condannato il padre – padrone ma è ancora latitante

E’ stato condannato lunedì il padre-padrone che per anni ha reso un incubo la vita delle due proprie figlie. Il giudice Adele Savastano lo ha condannato a un anno e 4 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e lesioni. La pena è stata sospesa, anche se l’uomo è irreperibile e non si sa dove sia. La vicenda risale al 2003 e offre uno spaccato di sottocultura e malinteso senso di potere da parte del capofamiglia che pretendeva dalle figlie la sottomissione totale, come quella che aveva imposto alla moglie, rimasta in Marocco. L’immigrato, difeso dall’avvocato Paola Battisti (sostituita in aula dal collega Francesco Macrì), avrebbe messo in atto comportamenti attenti e molto esigenti, ma non riprovevoli. Secondo la difesa, l’uomo aveva ereditato questi modelli dalla sua cultura. Oltre ai maltrattamenti, infatti, il marocchino doveva rispondere anche di lesioni. Nel 2003, decise di portare in Italia le due figlie, all’epoca di 10 e 17 anni. Botte al minimo “affronto”, ma anche botte per futili motivi – ad esempio se non era pronto il pranzo – e botte, soprattutto quando tornava a casa ubriaco, come ha testimoniato una delle figlie.

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Oltre alla soddisfazione del proprio ego di “uomo”, il marocchino se la prendeva con le figlie se lui riteneva che fossero state “corrotte” dai decadenti costumi occidentali. E la corruzione era rappresentata dall’abbigliamento. Una camicetta lasciata un po’ aperta era un “peccato” da mondare con calci e pugni. Le ragazze riuscirono ad allontanarsi da casa. Prima la maggiorenne, poi anche la minorenne che finì in un luogo protetto.