Cerimonia quasi a porte chiuse questa mattina sotto il Palazzo Gotico dove si sono radunate le forze militari della provincia di Piacenza per commemorare la giornata delle Forze armate e dell’Unità Nazionale. La celebrazione si è aperta con l’entrata dei gonfaloni dei vari corpi militari al cospetto del colonnello Claudio Totteri direttore del Polo di Mantenimento Pesante, i sindaci della provincia, del Prefetto Antonino Puglisi, del vicepresidente della Provincia Maurizio Parma, del vicesindaco Francesco Cacciatore. Dopo la presentazione delle varie sezioni gli interventi sono stati aperti dal messaggio di Giorgio Napolitano e dal messaggio del Ministro della Difesa Ignazio La Russa. Da sottolineare il contributo del vicesindaco Cacciatore che ha sottolineato l’importanza del Polo di Mantenimento Pesante che in cento anni di presenza nella nostra città ha dato lavoro a migliaia di piacentini, ha promosso corsi di apprendistato per iniziare i giovani a un futuro professionale e ha permesso la formazione di competenze meccaniche da cui hanno preso le mosse tante iniziative imprenditoriale nel settore, salutando inoltre il conferimento della cittadinanza onoraria alla struttura. Il Prefetto Puglisi ha voluto sottolineare il ruolo cardinale delle Forze Armate in un momento così critico a livello internazionale: le Forze militari all’estero, spiega Puglisi, rischiano la vita lontani dalle loro famiglie per garantire un’esistenza dignitosa a popolazioni vittime della guerra, delle tirannie e dei terroristi.
IL DISCORSO DEL VICESINDACO FRANCESCO CACCIATORE
Autorità, rappresentanti delle associazioni combattentistiche, cittadini di Piacenza.
Ci incontriamo qui oggi, come tradizione, nel cuore della città per celebrare le Forze Armate e tributare tutta la nostra gratitudine a quegli uomini e donne che nell’impegno quotidiano a servizio del Paese e degli altri, racchiudono in loro speranza, determinazione e volontà di cambiamento.
Esiste un inscindibile rapporto tra la città di Piacenza e i militari, un rapporto che supera la doverosa e naturale correttezza istituzionale per trasformarsi in una collaborazione proficua che arriva da lontano. Penso ad esempio ai tanti interventi del Genio Pontieri in Italia e all’estero, durante le tragiche alluvioni degli ultimi anni, oppure per le opere di bonifica dagli ordigni bellici. Particolari sentimenti di ringraziamento vanno anche al Polo di Mantenimento Pesante nord: in cento anni di presenza nella nostra città questa importante struttura ha dato lavoro a migliaia di piacentini, ha promosso corsi di apprendistato per iniziare i giovani a un futuro professionale, ha permesso la formazione di competenze meccaniche da cui hanno preso le mosse tante iniziative imprenditoriali nel settore, ha reso possibile il restauro di opere di pregio come i monumenti simbolo per eccellenza della municipalità, le due statue equestri di piazza Cavalli. Le Forze armate sono e saranno anche in futuro una forza viva sul nostro territorio, e proprio per riaffermare questo legame, l’Amministrazione comunale concederà lunedì prossimo la cittadinanza onoraria al Polo di mantenimento pesante, che l’11 luglio scorso ha festeggiato i cento anni dall’insediamento a Piacenza.
Il momento di festa di oggi non è disgiunto però dal commosso pensiero che tutti noi serbiamo ai militari – portatori di libertà nel segno della dignità – che, sposando la causa della sicurezza e della pace internazionale, hanno sacrificato il bene più grande, la vita, in difesa di quei valori posti a fondamento delle moderne società democratiche.
Questa cerimonia va al di là della ritualità e nel 93° anniversario dell’armistizio di Villa Giusti – che pose fine al drammatico conflitto del 1915-18 – ci offre l’occasione per riflettere sulla storia del nostro Paese, sugli eventi che l’hanno tristemente segnata e dai quali l’Italia ne è uscita rafforzata nell’ideale unitario e democratico.
La Giornata delle Forze Armate ci da’ modo di riflettere su un tema che da molti mesi domina l’agenda politica, economica e sociale del Paese e cioè la posizione dell’Italia nella comunità Internazionale. L’articolo 11 della nostra Costituzione infatti, non contiene solo il solenne ripudio della guerra come “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, ma è qualcosa di più. Come scriveva Piero Calamandrei in un commento del 1950, quell’articolo è una sorta di “finestra dalla quale si riesce a intravedere, laggiù, quando il cielo non è nuvoloso qualcosa che potrebb’essere gli Stati Uniti d’Europa”. Nell’articolo 11 infatti, l’Italia “consente, in condizione di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Una norma che, come l’ha definita il costituzionalista Valerio Onida, guarda avanti e rende la vita costituzionale dello Stato italiano aperta e permeabile ai poteri sovranazionali, rappresentando un’espressione avanzata dell’ispirazione universalistica del costituzionalismo contemporaneo.
Oggi rendiamo onore alla professionalità, al senso di responsabilità, allo spirito di abnegazione delle forze dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dell’Arma dei Carabinieri. La memoria collettiva va ai dieci militari italiani che dall’inizio dell’anno hanno perso la vita nel conflitto in Afghanistan dove le nostre truppe sono impegnate quotidianamente per portare la Pace in territori dilaniati dalla forza bruta, dalla violenza e dalla sopraffazione. Ragazzi che con coraggio e straordinaria umanità non si sono arresi all’idea che il futuro di quei popoli sia ostaggio dei signori della Guerra. Accanto a loro il pensiero va al maresciallo capo Daniele Paladini, vittima nel 2007 di un vile attentato mentre era impegnato in un’importante opera di ricostruzione con il II Reggimento del Genio Pontieri. Onorare quei ragazzi – come ha sottolineato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – significa attribuire la più alta riconoscenza al loro sacrificio raccogliendone i frutti, sottolineando allo stesso tempo il dovere delle autorità politiche di garantire la massima protezione ai contingenti impiegati e alle popolazioni civili coinvolte.
La festa del 4 novembre rappresenta dunque per il nostro Paese l’occasione di prendere nuova consapevolezza di sé, della proprie origini e della propria unità coltivando nelle generazioni future la cultura della Pace come unico antidoto alla nuove, spesso striscianti e sotterranee, forme di violenza.
Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l’Italia.
Grazie.