Questa mattina, 3 novembre, nella Sala delle Colonne del Palazzo Vescovile, l’undicesimo Consiglio Presbiterale Diocesano, alla sua seconda assemblea, ha affrontato il tema degli “organismi di partecipazione” e lo ha fatto ascoltando e discutendo la relazione di don Giuseppe Grampa, parroco di San Giovanni in Laterano a Milano, docente di filosofia delle religioni all’Università di Padova e alla Cattolica di Milano.
Il relatore, per analizzare la partecipazione all’interno della Chiesa e soprattutto il ruolo degli organismi di partecipazione nati con il Concilio, si è rifatto essenzialmente al testo evangelico di Giovanni (il pastore conosce le sue pecore) e al Vaticano II i cui insegnamenti attendono ancora di essere realizzati in profondità.
Don Grampa si è soffermato sullo stile del pastore (conosce le sue pecore), su quello del gregge (ascolta ed è disposto a seguire secondo l’insegnamento del Vangelo) e sulla qualità del rapporto (un legame di appartenenza). Importante il riferimento al ruolo della Chiesa locale che non è una filiale della Chiesa universale, ma una comunità in cui è presente Cristo. La Chiesa di Dio che è a Piacenza non vive nell’isolamento, ma in comunione con tutte le altre. Oggi il prevalere di organismi nazionali, come le Conferenze Episcopali, rischiano di mettere in pericolo il progetto di fede delle comunità locali.
Occorre tornare al Concilio per capire il ruolo delle Chiese particolari e questo richiama il ruolo del Vescovo che ha al proprio fianco il presbiterio. In questa impostazione l’evento della salvezza prevede un progetto pastorale diocesano e in questo il Vescovo non è il notaio, ma è colui che indica con autorevolezza il cammino di santità per il popolo.
D’altra parte il piano pastorale non è un’invenzione del Vescovo, ma una determinazione che nasce con l’apporto del Consiglio Presbiterale e degli altri organismi di partecipazione. La parola comunione è tornata più volte durante la mattinata.
Il relatore non ha mancato di dare consigli pratici come quello di scegliere gli argomenti da discutere non sotto la pressione dell’emergenza, ma con prospettive più ampie; lavorare con un documento preliminare opportunamente preparato; valorizzare le competenze della comunità, anche al di fuori degli organismi; dare spazio alla corresponsabilità e incentivare il dialogo.
Anche durante gli interventi, che hanno fatto seguito alla relazione principale, sono emerse diverse preoccupazioni: che venga meno la comunione; che prevalga la burocrazia (si è parlato di dare spazio all’autocertificazione); non è mancato un richiamo ad una maggiore conoscenza del Concilio (prima di invocarne un terzo portare a compimento il secondo); incentivare il senso di appartenenza.
In apertura il vicario generale mons. Giuseppe Illica ha confermato che il 17 – 18 novembre si tiene la riunione dei moderatori e dei vicari con l’invito a partecipare; ha pure confermato le indicazioni che ha già inviato ai sacerdoti sulla nuova organizzazione della Curia (orari al pubblico e, dal 1° dicembre, invito ad utilizzare il parcheggio del seminario di via Scalabrini dopo aver comunicato il numero di targa dell’auto per i necessari permessi).
Anche mons. Busani, per la Missione popolare diocesana , ha confermato il programma già annunciato informando che sono pronti tre sussidi per i prossimi appuntamenti.
NUOVE NOMINE. Da parte sua il Vescovo, che ha presieduto e che ha introdotto i lavori richiamando i temi già trattati nella seduta precedente (comunione, missionarietà e stile di vita personale dei presbiteri), in chiusura, dopo aver commentato la relazione di don Grampa, ha comunicato di aver nominato, tre nuovi membri del Consiglio Presbiterale: don Giorgio Bosini, don Pietro Cesena e don Paolo Mascilongo.
Ha, pure, comunicato il nome dei membri del nuovo Collegio dei consultori: mons. Giuseppe Busani, mons. Luigi Chiesa, mons. Mario Da Crema, don Gianrico Fornasari, don Stefano Garilli, mons. Giuseppe Illica, mons. Aldo Maggi, don Giuseppe Rigolli, don Stefano Segalini e mons. Gianni Vincini.
La seduta odierna del Consiglio Presbiterale era aperta a tutti i presbiteri (per la verità le sedute di questo Consiglio sono sempre aperte ai sacerdoti esterni, che però non hanno diritto né di parola né di voto).