In Emilia-Romagna aumenta l’incidenza dei residenti stranieri (11,3%)

544mila, pari al 12,3% della popolazione residente. E’ la stima della Caritas sui soggiornanti in Emilia-Romagna (al 31 dicembre 2010), dove il fenomeno migratorio conferma le sue caratteristiche di stabilità. Infatti, se si considerano i 164.597 permessi di lungo periodo (ex carte di soggiorno), emerge un andamento di continuo incremento negli anni (+343% dal 2004 al 2010). Anche dal dato delle residenze è evidente un progressivo aumento dell’incidenza percentuale, che va dal 9,7% del 2009 al 10,5% del 2010 fino all’11,3% del 2011. Rallentata la crescita (dell’8,2%) della popolazione straniera residente rispetto agli anni precedenti: 10% nel 2006, 15% nel 2007 e 2008, 9,8% nel 2009.

Radio Sound

I Comuni emiliano-romagnoli che superano il 10% dei residenti stranieri passano dai 22 del 2004 ai 161 sui complessivi 348 del 2010, con Galeata (Fc) al 21,7%, Luzzara (Re) e Castel San Giovanni (Pc) al 20,3% e Rolo (Re) al 18,1%. I principali Paesi di provenienza degli stranieri residenti sono il Marocco (14,1%, in decremento di mezzo punto percentuale), la Romania (13,2%, pressoché stabile), l’Albania al 12,1% (a sua volta in diminuzione di mezzo punto). Parallelamente, risultano in marcata crescita alcuni Paesi dell’Est europeo, quali l’Ucraina (che passa dal 5,1% al 5,5%) e, soprattutto, la Moldova (dal 4,6% al 5,6%). Presentano percentuali fra il 4 e il 5% la Cina e la Tunisia.

Scuola

L’Emilia-Romagna rimane al primo posto in Italia per incidenza percentuale di alunni stranieri. Nell’anno scolastico 2010/2011 gli alunni con cittadinanza non italiana sono 82.535, pari al 14% dei 589.152 iscritti totali. L’incidenza è salita pertanto rispetto al 13,5% dell’anno scolastico 2009/2010 e al 12,8% del 2008/2009. In particolare, rispetto a questo dato medio complessivo, emergono valori più elevati nella scuola primaria (15,2%) e secondaria di primo grado (15,7%). Quasi la metà (44,7%) degli alunni stranieri è nata in Italia. Anche nei nidi la presenza è in crescita: nell’anno scolastico 2010/2011 la percentuale di stranieri è del 9,2% (8,2% nell’anno precedente). Va ricordato che quasi un cittadino straniero residente su quattro (22,8%) è minorenne.

Lavoro

Nel corso del 2010 la banca dati Inail indica 311.238 lavoratori dipendenti stranieri occupati in Emilia-Romagna. Si tratta del 19,8% dei lavoratori complessivi, che confermano una crescita costante registrata negli ultimi anni: nel 2007 i lavoratori stranieri rappresentavano il 17,8%, il 18,8% nel 2008, il 19,3% nel 2009. I lavoratori stranieri si concentrano prevalentemente nei settori dell’industria (25,2%), nel settore alberghiero-ristorativo (14%), delle costruzioni (11,7%), servizi alle imprese (10,7%) e agricoltura (10%). I Paesi più rappresentati fra i lavoratori dipendenti sono, nell’ordine, Romania, Marocco, Albania, Cina. La banca dati Inail contiene anche i dati relativi ai lavoratori parasubordinati: risultano 9.826 occupati stranieri, pari al 9,6% del totale.

Non solo lavoratori dipendenti, però: secondo i dati Infocamere – Camera di Commercio (al 31 dicembre 2010) i titolari stranieri di impresa individuale sono 32.196 e rappresentano il 7,5% di tutte le imprese attive. Ai primi posti si collocano il settore delle costruzioni, del commercio e le attività manifatturiere. Le provenienze più rappresentate sono nell’ordine Albania, Marocco e Cina.

Fisco e previdenza

L’apporto dei lavoratori stranieri è importante non solo sul versante produttivo, ma anche su quello fiscale, contributivo e dei consumi. In particolare, nel 2009, dai 216.000 lavoratori stranieri stimati in Emilia-Romagna sono stati versati oltre 800 milioni di euro di contributi previdenziali e 452 milioni di gettito fiscale (tra Irpef, Iva sui consumi, imposte sui fabbricati, e così via), per un totale di 1,25 miliardi di euro.

Il basso livello dei redditi, che si traduce in un minor gettito fiscale, viene tuttavia “compensato” da una struttura del welfare italiano orientata prevalentemente verso le prestazioni previdenziali e i servizi socio-sanitari per gli anziani. Prestazioni e servizi di cui gli stranieri possono essere beneficiari in parte molto ridotta, anche perché la normativa in vigore permette loro il pensionamento solo al compimento del sessantacinquesimo anno di età. La percezione che gli immigrati rappresentino un onere per i conti pubblici non è dunque suffragata dai dati: gli stranieri sono l’11,3% dei residenti, ma il solo 1% delle spese di welfare da loro assorbite e i contributi previdenziali da loro versati sono un indubbio vantaggio per il bilancio Inps, almeno nel breve periodo.