In Emilia-Romagna il 45,3% degli Enti locali intervistati ha fatto almeno un bando ‘verde’ negli ultimi tre anni, mentre il volume stimato degli acquisti ‘green’ sul totale della spesa pubblica è pari al 21,2%. Nella spesa ‘verde’ degli Enti, i prodotti hanno un peso maggiore rispetto ai servizi che implicano aspetti tecnici più complessi nei contratti d’appalto. Sono questi alcuni dei dati che emergono nello studio ‘Green Public Procurement – Una ricerca sui processi di acquisti sostenibili negli Enti Locali dell’Emilia-Romagna’, realizzato da Ervet nell’ambito delle attività regolate dalla convenzione 2010-2012 con la Regione. La ricerca ha analizzato la situazione degli enti pubblici in Emilia-Romagna, attraverso un campione rappresentativo di Comuni e Province. In particolare, la ricerca indaga il grado di penetrazione, lo stato di attuazione e le modalità di introduzione del Green Public Procurement sul territorio regionale cercando, nel contempo, di comprenderne le dinamiche che sottendono le scelte di prodotti e/o servizi ecosostenibili nelle pubbliche amministrazioni locali.
I volumi di spesa per l’acquisto di beni e servizi effettuati dalla Pa a livello nazionale sono mediamente pari al 7% del Pil (corrispondenti a 104 miliardi di euro) e rappresentano il 14% della spesa totale. È evidente che il Green Public Procurement sia un efficace strumento di politica ambientale, in grado di favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica.
«Il Green Public Procurement – sottolinea Gian Carlo Muzzarelli, assessore regionale alle attività produttive – ha in sé le potenzialità per divenire uno strumento di ‘competizione economica’ e giocare un ruolo fondamentale nella Green economy e servire da modello di buon comportamento per le imprese e i cittadini, dando quindi un significativo contributo al mercato e all’ambiente. Nell’attuale situazione economica, in cui le amministrazioni versano in gravi restrizioni di bilancio e di difficoltà economiche, è strategico ottenere risultati ottimali in materia di appalti. Nel libro verde si pone l’accento proprio sulla convenienza economica che alcuni obblighi dettati da una maggiore protezione dell’ambiente potrebbero generare nel medio o lungo termine, come ad esempio, nel settore dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e non solo».
Tra le tipologie di acquisto spiccano alcune categorie merceologiche di prodotti (cancelleria 27%, apparecchiature informatiche 14%, alimenti biologici 13%, arredi 13%) privilegiate per prezzo; disponibilità dei criteri ecologici; maggiore offerta sul mercato.
Le tipologie di acquisti variano in base alle modalità di acquisto: la cancelleria viene acquistata attraverso il sistema centralizzato (segnalato nel 74% dei casi); lo stesso se gli acquisti sono affidati a soggetti esterni (45%); mentre gli arredi, le apparecchiature informatiche e gli alimenti biologici vengono acquistati attraverso il sistema decentralizzato, affidato ai singoli servizi (74%). I supporti informativi più utilizzati sono le banche dati (51%) e reti e network con altri enti (38%).
La metà degli enti che dichiara di fare bandi verdi utilizza criteri premianti, mentre l’altra metà criteri obbligatori avvalendosi dell’offerta più bassa; a testimonianza del fatto che ci sono ancora incertezze dettate dalla paura di eventuali inadempienze normative.
«La Regione Emilia–Romagna, nell’ambito degli obiettivi delle politiche comunitarie mira – aggiunge Muzzarelli – ad attuare le strategie elaborate dalla Commissione europea e contenute nel recente ‘Libro verde’ sulla modernizzazione della politica dell’Ue in materia di appalti pubblici, per una maggiore efficienza del mercato europeo». Infatti il tema degli appalti ha un ruolo fondamentale nella strategia Europa 2020. In particolare: per migliorare il contesto generale per l’innovazione nelle imprese, utilizzando integralmente le politiche incentrate sulla domanda; per favorire la transizione verso un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio, ad esempio promuovendo un più ampio ricorso agli appalti pubblici ‘verdi; per migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le Pmi innovative.
Gli impatti ambientali, ritenuti prioritari dagli enti nelle scelte dei prodotti/servizi acquistati/erogati spaziano dalla produzione di rifiuti (32%) associata alla cancelleria, arredi e prodotti alimentari; al consumo di acqua ed energia (25%) associata ai prodotti informatici, all’inquinamento atmosferico (24%) fino ai cambiamenti climatici (19%) associato ai trasporti.