Impresa_Cultura. Adriano Olivetti 1901-1960 al Filodrammatici di Piacenza

“Impresa_cultura. Adriano Olivetti 1901-1960” è un percorso in quattro serate che attraverso cinema, teatro e riflessione sociologico-letteraria vuole riprendere, a mezzo secolo di distanza, quella straordinaria esperienza industriale culturale sociale politica, a partire dalla poliedrica vicenda umana e intellettuale del suo principale ispiratore e animatore: Adriano Olivetti. Un progetto che si terrà al Teatro Comunale Filodrammatici di Piacenza dal 27 ottobre al 16 novembre, proposto da Teatro Gioco Vita e Associazione Amici del Teatro Gioco Vita in collaborazione con “cittàcomune”.

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C’è stato un momento, a metà degli anni Sessanta del XX secolo, in cui un’azienda italiana ebbe l’occasione di guidare la rivoluzione informatica mondiale, dieci anni prima dei ragazzi della Silicon Valley, Steve Jobs e Bill Gates. Una rivoluzione tecnologica che aveva le sue radici in una rivoluzione culturale e sociale, in un modello industriale pensato al di là di socialismo e capitalismo, che il suo promotore, Adriano Olivetti, aveva cominciato a sperimentare sin dagli anni Trenta a Ivrea, in provincia di Torino. La Olivetti arrivò ad essere la più grande azienda italiana, con il maggior successo commerciale internazionale, capace di coprire un terzo del mercato mondiale del suo settore. Una multinazionale atipica, con un forte radicamento territoriale, caratterizzata da politiche sociali avveniristiche, formazione permanente e attività culturali di respiro internazionale, che furono il segreto del suo successo commerciale e non la conseguenza filantropica o mecenatistica dei suoi profitti. Come nacque tale modello imprenditoriale? In che consisteva il suo stile gestionale, pensato all’insegna della socializzazione della conoscenza e della responsabilità sociale dell’impresa, che promuoveva un modello di società più giusta e più libera e che condusse alle soglie della più grande occasione industriale che l’Italia abbia mai avuto?

Sono queste riflessioni e queste domande a fare da filo conduttore del progetto “impresa_cultura”. Si inizia con il cinema giovedì 27 ottobre alle ore 21, con la proiezione della prima parte di “In me non c’è che futuro. Ritratto di Adriano Olivetti”, un film di Michele Fasano. Il titolo della prima parte della pellicola è “Alle origini di un modello”, al termine della proiezione è in programma un incontro con Laura Olivetti.

Michele Fasano, giovane regista indipendente, ha sapientemente montato immagini di repertorio, documenti storici, testimonianze d’epoca e attuali, potendo contare sul sostegno affettuoso di protagonisti di prim’ordine dell’esperienza Olivetti. Insieme alla vita del protagonista, scorre nelle immagini di Fasano “la comunità concreta” olivettiana, che prende corpo già dagli anni Trenta: le nuove officine di Ivrea piene di luce, la biblioteca e i cineforum in fabbrica, gli asili nido, le case nel verde per operai e impiegati, le colonie montane e marine per i bambini, i trasporti gratuiti per i dipendenti estesi agli studenti, l’assistenza sanitaria, la formazione interna che intreccia meccanica e storia dell’arte, economia e storia del movimento operaio. E poi, dopo la stagione della Resistenza, i progetti per la nuova Italia: nel 1946-47 la nascita di “Comunità”: rivista, casa editrice e movimento omonimo.

Il secondo appuntamento del ciclo è previsto giovedì 3 novembre 2011, sempre alle ore 21. Piergiorgio Bellocchio e Alfonso Berardinelli si confronteranno sul tema “Da Simone Weil a Charles Wright Mills. Le edizioni di Comunità nella cultura italiana del Dopoguerra”. Nell’azienda di Ivrea incontriamo il noto caso di Paolo Volponi, uno dei massimi responsabili della multinazionale Olivetti e una tra le più originali voci della narrativa italiana del Secondo dopoguerra. In Olivetti i dirigenti, a cominciare da Adriano, sono intellettuali e gli intellettuali sono chiamati a ruoli di direzione gestionale ad ogni livello: il critico letterario Geno Pampaloni, il politologo Roberto Guiducci, lo storico delle religioni Michele Ranchetti, Giancarlo Lunati, i poeti Giovanni Giudici e Franco Fortini, e ancora Ottiero Ottieri, Bruno Zevi, Ludovico Quaroni, Bobi Bazlen, Luciano Foà, Franco Ferrarotti, Tiziano Terzani, Irene Bignardi, Furio Colombo. Nell’intreccio tra impresa e cultura un ruolo particolare viene svolto dalle edizioni di Comunità, che insieme all’ancora inedito Noventa, pubblicano Emmanuel Mounier, Jacques Maritain, Kierkegaard, Simone Weil, Lewis Mumford, Charles Wright Mills, Hannah Arendt.

Ne parlano con i presenti i due saggisti e critici Piergiorgio Bellocchio e Alfonso Berardinelli, che da decenni riflettono sul rapporto politica-cultura, sull’industria culturale,  sulla sociologia della letteratura.

Tra cinema e incontri si articolerà la terza giornata di “impresa_cultura”: giovedì 10 novembre. Alle ore 18 è in programma un incontro con Luciano Gallino su “L’impresa responsabile. Attualità della fabbrica Olivetti”. Alle ore 21 sarà proiettato “Il modello comunitario concreto”, seconda parte del film di Michele Fasano “In me non c’è che futuro. Ritratto di Adriano Olivetti”. Al termine della proiezione incontro con Michele Fasano e Alberto Saibene.

Luciano Gallino (professore emerito, già ordinario di Sociologia all’Università di Torino) è oggi uno dei massimi studiosi delle trasformazioni del lavoro e dei processi produttivi nella globalizzazione. La sua formazione sociologica avviene sul campo, all’Olivetti di Ivrea, dove viene chiamato da Adriano nel 1956 all’Ufficio studi relazioni sociali. Opera parallelamente al Centro di Psicologia (con Cesare Musatti, Francesco Novara, Renato Rozzi), a stretto contatto con la direzione del Personale a lungo guidata da Paolo Volponi.

Si chiude il ciclo “impresa_cultura” mercoledì 16 novembre con il teatro. Alle ore 21 Laura Curino mette in scena “Adriano Olivetti”, scritto dall’attrice a quattro mani con Gabriele Vacis, che ne ha curato anche la regia.  Con questo spettacolo la Curino e Vacis portano a compimento la trilogia olivettiana iniziata con “Camillo Olivetti. Alle radici di un sogno” e proseguita con il monologo del 1996 “Olivetti”. Una costruzione drammaturgica ben riuscita, che poggia la sua incisività sull’alternanza tra il tono garbato dell’apologo e la forza del racconto popolare. Ne emerge un Adriano Olivetti persona – con i suoi dubbi e le sue aspirazioni, l’attenzione ai “segni”, il “lessico famigliare” col quale già Natalia Ginzburg l’aveva mirabilmente tratteggiato – e insieme il suo intersecare la grande Storia, senza iattanza ma in totale responsabilità. «Un testo sulla “dimenticanza” – ha scritto Laura Curino – che spera di essere scintilla di memoria collettiva».

 

Gli incontri e le proiezioni sono ad ingresso gratuito, per lo spettacolo “Adriano Olivetti” del 16 novembre è previsto un biglietto d’ingresso del costo di 10 euro e 5 euro (ridotto studenti), con prevednite dal 27 ottobre presso la biglietteria di Teatro Gioco Vita (via San Siro 9, tel. 0523.315578, biglietteria@teatrogiocovita.it).