Una delegazione di Confagricoltura Piacenza parteciperà ai lavori in corso per metter mano alle proposte sulla nuova PAC 2014-2020 presentate dalla Commissione Europea. Dura e negativa la reazione dell’Associazione che ricorda come ora prenda il via un lungo percorso negoziale che impegnerà tutto il 2012. “Le proposte delineano una PAC che non sostiene l’impresa agricola, sacrificandone l’efficienza economica, aggravandone gli oneri amministrativi e riducendone la possibilità di contribuire nei prossimi anni alla necessaria crescita del PIL nazionale”. – Spiega Enrico Chiesa Presidente di Confagricoltura Piacenza. – “Abbiamo ottenuto in extremis lo stralcio, chiesto da Confagricoltura, della scadenza del 2028 per la convergenza dei pagamenti diretti su un importo unico per tutti gli ettari coltivati nell’UE, ipotesi che per l’Italia si tradurrebbe in un taglio dell’attuale budget nazionale almeno del 35%, ma non è sufficiente. Il nuovo impianto prevede che gli aiuti diretti siano versati sulla base degli ettari e non della produzione. Per il nostro Paese significa una perdita se si calcola un aiuto ad ettaro medio, su base nazionale, pari a 350 euro, ma l’allineamento interno all’Italia è ulteriormente penalizzante per la nostra provincia che vanta aziende ad alto valore aggiunto e con aiuti ad ettaro importanti. In questi termini, il taglio degli aiuti diretti è insostenibile – prosegue Chiesa – e penalizza proprio le imprese maggiormente produttive e proficue che danno valore all’agricoltura: la nostra zootecnia, tutto il comparto del pomodoro ed anche le aziende a seminativo ne uscirebbero perdenti. Il negoziato è aperto e in salita, per questo, intendo farmi portavoce personalmente degli interessi delle nostre aziende.” Proprio la settimana prossima Enrico Chiesa – comunica Confagricoltura Piacenza – sarà a Bruxelles con i Vicepresidenti: Giovanna Parmigiani, Filippo Gasparini ed il Direttore, Luigi Sidoli. A Confagricoltura non piacciono neppure le indicazioni in materia di “greening”, che subordinano il pagamento di un terzo degli aiuti a maggiori impegni, e costi, di tipo ambientale, appesantendo gli obblighi già introdotti con le regole di condizionalità dei pagamenti diretti. “Il prezzo che si vorrebbe far pagare all’agricoltura con queste nuove regole – sottolinea Chiesa – appare sproporzionato rispetto all’impatto dell’attività agricola sull’ambiente e non compensato da un adeguato supporto alla produzione e alla competitività. Non ultimo – conclude Chiesa – riteniamo che la proposta sia in totale contraddizione con le esigenze di crescita produttiva e di mantenimento di scorte strategiche, indicate dal G20 come strumenti indispensabili per gestire l’aumento tendenziale della domanda di cibo e la volatilità dei prezzi”.